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FLO Dettagli #2 - Riflessioni (bag)

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SEMESTRALE | P.I. 30/03/2023 | ISSN 2785-7891 | €10,00

Riflessione

HAPPY HEARTS Fatto a mano in oro etico

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L’ E d i t o r i a l e 

La sfida degli accessori di Elisabetta Barracchia

Come possiamo interpretare oggi il concetto di tendenza? Nella complessità di messaggi e di stimoli che ci arrivano da un mosaico di realtà, non è più una priorità incanalare all’interno di rigidi cliché le scelte stilistiche delle maison. Ogni accessorio può essere visto attraverso le variegate sfaccettature che lo compongono e come tale diventa un oggetto che si plasma su personalità diverse. Per questo motivo l’intramontabile décolletée può essere compendio di uno stile rigoroso come di un mood stravagante, la più classica delle borse diventare oggetto di culto anche per chi ama il mix and match e il gioiello haute couture ispirazione per outfit legati al nostro quotidiano. La nuova tendenza risponde a un gioco di riflessi, riflessioni e analogie per interpretare la moda con un’attitude sur mesure. Gli accessori, protagonisti ormai indiscussi dei nostri guardaroba, sono gli elementi che pennellano la nostra personalità, esclusiva per sua natura, ma inclusiva perché parte di un mondo che appartiene a tutti noi.

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staff

Numero 02 | P/E 2023

Publisher Ernesto Alessandrini Associate Publisher Filippo Alessandrini Direttore Editoriale e Direttore Responsabile Edoardo Cela Direttore Elisabetta Barracchia Editorial Consultant Maristella Campi Progetto Grafico Jacopo Riva Art Director Valeria Romeo Hanno collaborato: Rossana Mazza (Fashion Editor) Massimo Bianchi, Lorenzo Bises, Alberto Calabrese, Camilla Fioravanti, Alberto Gerosa, Giulia Valentina Palermo, Benedetta Tagliabue Edito da: WorldWideExcellence of Media Place S.r.l. Via Della Moscova 6/8, 20121 Milano +39 02 29060342 Via Emilio De’ Cavalieri 11, 00198 Roma +39 06 85953965 [email protected] worldwideexcellence.com @worldwideexcellence

Sede legale: Media Place S.r.l. Via De’ Cavalieri 11, 00198 Roma – Italia Stampa: Musumeci S.p.A., Loc. Amerique 97, 11020 Quart (Ao)

@flo.conversation

Distribuito da: SO.DI.P S.p.A. Via Bettola 18, 20092 Cinisello Balsamo (Mi) Testata registrata al Tribunale di Milano. Autorizzazione no 20 del 16/02/2022 Semestrale

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in copertina

Gucci

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FOTO MASSIMO BIANCHI | STYLING ROSSANA MAZZA

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Valentino Garavani

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il sommario

L’EDITORIALE L’ATTUALITÀ L’INTERVISTA L’INTERVISTA L’INTERVISTA L’ATTUALITÀ LA SCELTA LA SCELTA LA SCELTA LA SCELTA LA SCELTA DA INSTAGRAM LA STORIA LA STORIA L’INTERVISTA LA STORIA LE ISPIRAZIONI LA PREVIEW

La sfida degli accessori pag. 016 A zonzo nel Metaverso pag. 024 Ritmo magico pag. 030 Un passo avanti pag. 032 Prendila per mano pag. 034 Con il cuore verde pag. 036 Fuori classe pag. 052 Tutti in fila pag. 054 Effetto corsetto pag. 056 A lungo raggio pag. 058 Quote rosa pag. 060 Scarpe / Borse / Gioielli / Guanti Intrecci di luce pag. 072 Racconti di donne pag. 074 Esteta vero pag. 076 Voglia di condividere pag. 078 Affinità elettive pag. 081 Stil novo pag. 104

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l’at t u a l i tà

A zonzo nel Metaverso È quello che fa ogni giorno Constantinos Panayiotou che, con il suo brand Pet Liger, esplora un nuovo modo di camminare. Connettendo il digitale con il reale attraverso calzature stravaganti, innovative, ultraterrestri. Per ora solo in 3D di Maristella Campi

Il suo obiettivo è quello di creare stupore e meraviglia per lasciare a bocca aperta chi si trova davanti a collezioni di calzature digitali – sandali, mocassini, sneakers – che non esistono nella realtà, ma che potrebbero esistere. Perché Constantinos Panayiotou, artista visionario fuori da ogni schema codificato, è pronto a entrare a gamba tesa anche nella nostra quotidianità con il suo brand Pet Liger. «Il futuro è qui e si chiama Metaverso. Un mondo in cui i confini tra il regno fisico e quello digitale si confondono e il vero potenziale della creatività finalmente viene liberato. Nei prossimi anni assisteremo a un cambiamento rivoluzionario, passeremo dalla moda tradizionale a quella digitale. Questa è l’alba di un’età dell’oro nella creatività, dove tutto è possibile e l’impossibile sarà reso reale», sottolinea con convinzione. Il suo

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viaggio nella dimensione oltre lo spazio e il tempo è un percorso a tappe che inizia quando, a soli cinque anni, si trasferisce con i genitori da Cipro, dove è nato, a Londra. Un “mondo altro” si apre davanti ai suoi occhi, un invito a disegnare come non disegna un bambino, ad ascoltare musica come farebbe un adolescente, a meditare su come colorare un ambiente metropolitano come piacerebbe a un adulto. Negli anni Novanta e Duemila la sua curiosità lo spinge verso la cultura urbana del tempo; il suo interesse è catalizzato dalla musica, hip-hop, Grime-electronic dance music, UK garage e bass music; l’attrazione per i fumetti giapponesi lo conquista, portandolo a ricopiare sui suoi taccuini le illustrazioni manga. Ormai adulto, nel 2011 fonda l’etichetta musicale Pet Liger, un nome scelto non a caso per esprimere lo

INSOLITE STRADE NARRATIVE I classici mocassini con morsetto di Gucci rivisitati in versione digitale da Pet Liger per Vault Art Space, galleria di criptoarte nata da un’iniziativa della Maison in partnership con SuperRare, marketplace per opere d’arte NFT.

slancio verso la ricerca di qualcosa che è tante cose insieme, che possa essere provocatorio, stuzzicare la fantasia, mettere insieme i contrasti per arrivare a un unicum tanto esclusivo quanto inclusivo: infatti, liger è un animale ibrido che nasce dall’incrocio tra un leone maschio e una tigre femmina, “addomesticato” grazie al prefisso pet. Musica, fotografia, videografica costituiscono il background culturale e sociale, solido e articolato, che contribuisce allo sviluppo di quella che oggi è l’attività principale del brand, l’arte digitale 3D, alimentata da una continua contaminazione tra diverse discipline che evolvono di giorno in giorno. Il passo successivo è stato quello di entrare nel mondo della moda dalla porta del Metaverso, creando collezioni di calzature digitali dalla forte connotazione creativa, ma anche materica, strutturale, architettonica, vere opere d’arte che vanno fruite proprio come un’opera d’arte fisica. Al di là del tempo e dello spazio. Mentre la rivoluzione digitale attraversa il mondo della moda, Pet Liger continua a essere all’avanguardia, precorrendola. È recente la collaborazione con Vault Art Space di Gucci, uno spazio sperimentale sul marketplace di opere d’arte digitali SupeRare, particolarmen-

te determinante per l’integrazione della moda digitale nel quale diversi artisti sono stati invitati a reinterpretare i codici del passato e del presente di Gucci, immaginando il futuro della Maison attraverso opere d’arte NFT. Rimodellando il classico mocassino con il morsetto Gucci, grazie a una forte dose del dna del design di Pet Liger, è nato un ibrido che è stato catapultato in un tempo atemporale. Per Constantinos Panayiotou navigare in questo spazio senza confini è quanto di più normale ci possa essere, e lo fa con determinazione, con una positività contagiosa, aprendo la strada anche alla democratizzazione. Infatti, il rapido sviluppo nel Metaverso del suo brand, inizialmente non così semplice da comprendere soprattutto nelle finalità, ma molto accattivante nella grafica delle proposte, ha attirato l’attenzione e i consensi di un pubblico vasto e trasversale. Negli ultimi cinque/sei anni, ha creato e condiviso nuove e sorprendenti silhouette di calzature sul profilo Instagram, dove ha costruito un movimento culturale unico che può vantare, a oggi, quasi centomila followers e dove a febbraio ha toccato i 100.000 like con il modello con i cuori. Se è vero che, nonostante le recenti inversioni di rotta dei colossi

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VERE OPERE D’ARTE Sotto e pagina precedente. Primo piano sui “materiali” digitali di Pet Liger. Pagina accanto. Un sandalo digitale realizzato da Constantinos Panayiotou con il suo brand Pet Liger. (Foto courtesy of Pet Liger).

del digital, Citibank ha previsto che entro il 2030 il Metaverso potrebbe valere fino a 13 trilioni di dollari e contare miliardi di utenti al suo interno, si stima circa il 60% della popolazione mondiale, quale strada ha in programma di percorrere Constantinos Panayiotou? «Siamo felici di annunciare che stiamo lavorando a una vasta gamma di progetti entusiasmanti, che vanno dalla produzione fisica alle esperienze AR (realtà aumentata), VR (realtà virtuale) e XR (ambienti reali e virtuali) all’avanguardia. Stiamo anche esplorando di entrare nel settore dei videogiochi e studiando di

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mettere in mostra le nostre amate opere d’arte su più piattaforme», spiega Constantinos Panayiotou. «Il nostro fine ultimo rimane quello di restituire alla comunità di collezionisti, ammiratori e fruitori di Pet Liger quel valore aggiunto, sia digitale che reale, che ci contraddistingue. E lavoriamo costantemente per trovare nuovi modi per fornire un valore aggiunto a coloro che ci seguono», conclude. Il sogno rimane quello di vedere alcune silhouette trasformate in calzature reali. D’altronde, chi non vorrebbe indossare le proprie opere d’arte? Prepariamoci a un viaggio incredibile!

L’ I N T E R V I S TA

Ritmo magico È quello che posseggono i gioielli sostenibili e responsabili di So-Le Studio. Creati da Maria Sole Ferragamo recuperando scarti di pellami e trucioli di ottone di Maristella Campi

ARCHITETTURE ELOQUENTI Dall’alto. La jewel designer Maria Sole Ferragamo. Orecchini Revolve creati utilizzando scarti di pelle e trucioli di ottone. Pagina accanto. Collier “a ragnatela” che scende sul décolleté. Tutto So-Le Studio. (Foto courtesy of So-Le Studio).

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Pensati con il cuore, creati con le mani. Sono i gioielli sostenibili e responsabili di Maria Sole Ferragamo, figlia di Leonardo, quinto figlio di Salvatore e Wanda, che dopo aver ricevuto all’età di nove anni una scatola per realizzare collanine e braccialetti fai-da-te ha capito che quella passione infantile era in realtà un’inclinazione da coltivare. E così ha fatto, lasciando correre la creatività e la fantasia verso territori ben precisi. «Più che una jewel designer mi sento un’artigiana», svela, raccontando che del nonno Salvatore ha preso «tanti valori, come il grande senso del dovere, il profondo rispetto per i collaboratori, la volontà di non scendere a compromessi, la difesa della bellezza fine a se stessa. Ma anche la voglia di sperimentare». E proprio da qui parte il percorso che l’ha portata a fondare So-Le Studio, una piccola enclave nel mare magnum della gioielleria. La scelta di usare la pelle nasce sì dalla tradizione di famiglia, ma anche dalla volontà di dare una seconda vita agli scarti di pellami delle grandi aziende: «Non appena ho saputo che esistevano, ho pensato istintivamente che avrei voluto fare qualcosa per renderli di nuovo attraenti». Una scelta consapevole, motore di ogni gioiello «che sento come un organismo vivente nel quale la forma e la funzione convivono in armo-

nia. Non metto in vendita un gioiello se la sua ragion d’essere non è compiuta completamente». I filo conduttori delle collezioni sono la leggerezza, per favorire una facile portabilità, e l’estetica “vibrante”, in movimento, un riferimento al suo amore per le figure geometriche. Non essendo gioielli statici, portano con sé il gioco dell’illusione, sembrano una cosa ma ne sono un’altra e spetta a chi li guarda soffermarsi per capire ciò che li anima. «Parto sempre dall’idea del modello, il disegno viene dopo», spiega, rivelando con un sorriso che lei non sa disegnare bene. Ma conosce alla perfezione le tecniche, ha una grande manualità che le permette di realizzare il primo prototipo: «Quando il pezzo di pelle, tagliato e deformato diventa un orecchino o una collana, quello è un momento magico». Poi si affida ad abili artigiani che interpretano il suo pensiero con la maestria di una volta. Tra tanti gioielli, c’è posto anche per una piccola borsa-scrigno, nata dall’evoluzione della forma di un bracciale: «È una scatola magica dall’effetto sorpresa che diventa un gioco-provocazione grazie a un elemento metallico circolare con una sua funzionalità, essendo la chiusura, ma che attraverso una serie di magneti nascosti crea stupore e meraviglia ogni volta che la borsa si apre».

L’ I N T E R V I S TA

Un passo avanti E uno indietro. Ma solo metaforicamente. Perché Stefano Miele con Haus of Honey ha trovato il giusto equilibrio per passeggiare tra gli anni Cinquanta, Settanta e Novanta, fino al Duemila. Sempre su zeppe e plateau di Maristella Campi

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“Haus” è la traduzione in tedesco di casa, “Honey in inglese di Miele, il cognome di Stefano, eclettico shoe designer con l’amore per il teatro e la passione per le scarpe. Haus of Honey circoscrive non solo la sua comfort zone creativa abitata da calzature che sembrano uscite da una fiaba, ma definisce anche l’appartenenza culturale alla Bauhaus, dalla quale ha preso in prestito alcuni principi, come spiega: «Una scuola aperta a tutte le persone di buona o cattiva reputazione al di là di ogni genere, che prediligeva studenti che non avessero necessariamente una preparazione accademica in quanto il principio della spontaneità era legato alla novità». Parte da qui la sua esplorazione estetica con citazioni autobiografiche: «Non ho avuto un percorso accademico, ho lavorato negli showroom e durante il lockdown ho deciso di misurarmi con qualcosa di cui non avevo esperienza, ma grande consapevolezza. Ho voluto dare vita a quello che è sempre stato il sogno di un bambino cresciuto nel negozio di scarpe della mamma». La spinta necessaria per far esplodere la creatività arriva dal mai sopito amore per il teatro che, svela, «ha cambiato la mia vita, ha tirato fuori la mia personalità nascosta dalle paure e dalle tensioni che si creano nella nostra testa in base alla cultura e all’educazione che riceviamo. Ho sviluppato riflessioni sul linguaggio del corpo, la scarpa gioca un ruolo fondamentale nell’esperienza che si crea tra moda e gestualità». La zeppa, insieme al plateau, diventa la sua firma fin dalla prima collezione nel 2020. «Il mio scopo è ambientare la zeppa in un immaginario diverso da quello che abbiamo oggi, visto che non è più percepita come un elemento sexy. La rivoluzione dell’idea è l’idea stessa contestualizzata nel periodo in cui si vive e, quindi, nella possibilità d’essere accettata e condivisa. Per me zeppa e plateau richiamano il sogno della riviera italiana del secondo dopoguerra. Mi regalano l’energia di quel periodo, la voglia di corteggiarsi per innamorarsi, il desiderio di essere attraenti». Dietro alla creatività, c’è posto anche per la tecnica. «Di tradizionale ci sono la calzata, la comodità, la manodopera italiana, l’utilizzo di materiali facili da reperire sul territorio. Contemporanea è l’esasperazione del volume, una scelta cromatica vivace. Mi piacciono i contrasti: utilizzo il PVC, sintetico, con il legno o il sughero, naturali, e poi i ricami fatti a mano dai nostri artigiani indiani di estrema bravura». Benvenuti da Haus of Honey, la Casa di (Stefano) Miele.

IN VETTA Punto fermo dell’estetica di Stefano Miele, i tacchi solidi, i plateau e le zeppe sono protagonisti anche dei sandali e delle mule della collezione PE 23 di Haus of Honey: il legno, svuotato e alleggerito, o in alternativa il sughero, viene associato alla trasparenza del PVC; preziosi cristalli di dimensioni diverse, applicati a mano, creano pattern effetto cocco in 3d; la pelle verniciata e specchiata gioca la carta del contrasto cromatico. (Foto courtesy of Haus of Honey).

L’ I N T E R V I S TA

Prendila per mano E portala sempre con te. È questo il messaggio che la designer Anna Maria Mongillo vuole lanciare con la sua linea di borse āimhandmade. Una storia cominciata da una folgorazione in un mercatino delle pulci di Napoli: la scoperta di una maniglia che aveva qualcosa da raccontare di Maristella Campi

È un dialogo “intimo” quello che Anna Maria Mongillo intrattiene con la borsa, che ricambia questa spontanea empatia, tutta al femminile, interpretando il ruolo di un’amica con la quale passare il tempo, molto tempo. «Considero questo progetto come lo scopo della mia vita», un traguardo personale e professionale spiegato con entusiasmo dalla designer dal talento napoletano coltivato anche grazie a specifici studi internazionali e a significative esperienze maturate nel campo degli accessori. «Ho imparato tanto da tutti coloro con i quali ho lavorato, ma gli stilisti americani hanno contribuito in maniera importante alla mia formazione, sono diventata più organizzata e rapida nelle decisioni». Una pragmaticità che, senza scalfire creatività e sensibilità, la porta dritta al lancio «nel 2020 della linea che ho voluto chiamare āim, non solo per la musicalità del suono, ma anche perché in inglese significa scopo, obiettivo». Poi, per meglio definirne il cuore, ha aggiunto handmade. Mancava, però, la “firma” estetica: ed ecco che in un mercatino delle pulci di Napoli si imbatte in una maniglia vintage, dalla quale prende ispirazione per disegnarne una da

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trasformare in un elemento distintivo dal forte impatto visivo. Senza contare che per la forma originale permette di abbracciare, di coccolare, di prendere per mano ogni borsa. Così, mettendo insieme tutti questi elementi, Anna Maria Morgillo dà vita e corpo a un progetto che ruota attorno a un solo obiettivo basato sui concetti di condivisione e di appartenenza, di serendipità e di sostenibilità. Ogni borsa, costruita dalle mani esperte di sapienti artigiani che lavorano in piccoli pellettifici a conduzione familiare, nasce dall’utilizzo dei migliori materiali di scarto che derivano dalla sovrapproduzione, allungandone così il ciclo di vita. Per Anna Maria Mongillo lo scorrere del tempo ha il ritmo della tranquillità, della serenità, della spensieratezza. Ogni borsa è disegnata per restare ferma nella propria quotidianità, non per essere soggetta all’alternarsi delle stagioni. E anche il futuro assume una dimensione sospesa: «Non guardo mai molto lontano; ma stiamo crescendo, lentamente stiamo mettendo insieme un pezzettino alla volta e spero che questa crescita possa continuare». Senza scendere a patti con la frenesia del mondo moderno.

DOPPIO ABBRACCIO La collezione PE 23 di āimhandmade gioca con un ventaglio di colori pastello, ma anche saturi e vivaci. Senza trascurare un grande classico come il bianco e nero, un incontro senza tempo. Pagina accanto. Alice Combo Cream e Alice Combo Black con l’iconica maniglia d’ispirazione vintage, signature della griffe fin dal suo esordio nel 2020. (Foto courtesy of āimhandmade).

l’at t u a l i tà

Con il cuore verde I designer di nuova generazione tengono sul serio all’ambiente. Tra progetti solidali, tecnologie innovative e risorse alternative i loro sforzi, anche creativi, sono tutti per un futuro migliore. Partendo da un cambiamento già in atto di Alberto Calabrese

Quando si parla di sostenibilità ci si può perdere molto facilmente tra termini e materiali innovativi, strategie di comunicazione spesso criptiche o troppo vaghe, una sempre più diffusa tendenza al “greenwashing”. Però i designer di nuova generazione hanno compreso effettivamente l’importanza di questo tema, al punto da improntare, fin dagli esordi, il proprio lavoro su di esso. È ormai piuttosto comune trovare giovani creativi o startup che si dedicano all’upcycling di materiali che finirebbero altrimenti in discarica, all’esplorazione di alternative ecologiche e all’ideazione di pezzi dall’alto tasso tecnologico. Nella wunderkammer degli accessori il designer brasiliano Alexandre Pavão è sicuramente un nome che cattura l’attenzione. Dopo aver studiato Industrial Design nella città di Franca, in Brasile, si è dedicato alla realizzazione di pezzi di arredamento, ma anche di t-shirt

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e di “primi prototipi” con l’aiuto della madre. Dal 2016 si è concentrato sul suo brand omonimo creando colorate borse – ma non solo – fatte con scarti di pelle e caratterizzate da manici di corda ottenuti riciclando bottiglie di plastica, e infine completate da vistosi moschettoni da arrampicata. Le collezioni firmate da Pavão sono lanciate periodicamente online secondo la formula dei drop e tutti i pezzi che le compongono sono prodotti a mano nel momento in cui viene ricevuto l’ordine, in modo da evitare sovrapproduzione e sprechi. Il risultato è quindi un’estetica fresca e dai toni pop, con piccoli tocchi glamour che ne enfatizzano la frizzante anima sudamericana. È invece l’impegno sociale ad affiancarsi a quello ambientale per Themoirè, brand di borse fondato nel 2019 a Milano da Salar Bicheranloo e Francesca Monaco. La figura mitologica greca delle Moire, divinità che incar-

POP PARADE Cinque modelli di mules di eco-satin, pelle metallizzata e strass con il caratteristico motivo “fiamme” sul tacco. IIndaco (foto courtesy of IIndaco). Pagina precedente. Due varianti della upcycled Paris Shoulder Bag. Alexandre Pavão (foto Giovanna Gebrim). Collezione PE 23.

navano il destino, ha ispirato il nome di Themoirè che ambisce a promuovere scelte responsabili a tutela dell’ambiente. Dunque da un lato questo si traduce nella selezione di risorse ricavate dagli scarti delle mele, dalle piante di cactus e di ananas, ma anche dall’utilizzo di rafia e sughero, così come di tessuti riciclati che si trasformano poi nelle loro borse. Mentre dall’altro si concretizza nel progetto Together by Themoirè che permette loro di collaborare, una volta l’anno, con artigiani di comunità vulnerabili di diversi paesi del mondo, coinvolti nella realizzazione delle borse e poi supportati dalla devoluzione del ricavato della vendita di queste ultime. Gli accessori, spesso nella forma di clutch, sono caratterizzati da un design essenziale e vagamente vintage: un tocco di eleganza per questa realtà solidale. Pamela Costantini e Domitilla Rapisardi sono le menti creative del brand di scarpe IIndaco. Il nome è scritto con due “i” per simboleggiare la grande amicizia delle fondatrici, ma anche per ricordare il numero 11 che richiama il loro comune mese di nascita. Completamente made in Italy è stato fondato, fin da subito, su un concetto

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FASHIONTECH Pagina accanto. Bracciali e borsa realizzati con stampa 3D in bioplastica di acido polilattico e decorati con strass. Roussey (foto Clément Philippe). Collezione PE 23.

di moda circolare, un sistema virtuoso che ambisce a presentare scarpe glamour, contraddistinte però da un approccio etico. La firma distintiva è rappresentata dalle “fiamme” che decorano il tacco in molti dei modelli, così come dall’uso del moiré che ha caratterizzato – e caratterizza ancora – diverse proposte a partire dalla fondazione nel 2020. I modelli ideati negli anni rimandano a un’estetica “partywear”, basata però su forme semplici, mentre i materiali che li compongono sono recuperati da stock o scarti alimentari, oppure biodegradabili, come per le fodere interne, e riciclabili come per i tacchi di ABS, un polimero che ne facilita il riuso. La responsabilità ambientale contraddistingue anche un altro marchio di scarpe, Piferi, lanciato da Alfredo Piferi nel 2019, che propone calzature dall’alto tasso di sensualità, optando per una produzione assolutamente sostenibile, tutta realizzata

a mano da artigiani e fornitori che lavorano intorno a Milano, favorendo in questo modo anche l’economia locale. L’obiettivo è proprio quello di dimostrare come le scarpe di alta gamma possano essere belle, senza minacciare le risorse del nostro pianeta che, come l’attualità dimostra, sono a serio rischio. I modelli di Piferi sono definiti vegani essendo privi di qualsiasi componente di natura animale, per esempio sostituita dalla sua Bio Vegan Nappa o dal Vegan Suede ottenuto da PET interamente riciclata. Così ai tacchi più o meno vertiginosi di pumps, sandali, boots e mules si affiancano sofisticate ballerine, per un range di proposte che oltre a essere green, superano concezioni stagionali per diventare dei classici. A chiusura di questa rassegna non può mancare un brand come Roussey, nato a Parigi nel 2021 a opera di Yann Tosser-Roussey. L’idea è quella di creare dei pezzi che siano il risultato di

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MONDO VEGANO Clutch Bios Knitted Canary di maglia intrecciata a mano, vegana e cruelty free. Collezione PE 23. Themoirè (foto courtesy of Themoirè). Pagina accanto. Stivaletti Merlin di “vegan mirror” con effetto iridescente e finitura elasticizzata. Collezione AI 22-23. Piferi (foto courtesy of Piferi).

una fusione tra moda e tecnologia, e infatti il brand francese propone accessori realizzati con stampa 3D usando il PLA, l’acido polilattico, una bioplastica di amido di mais e cellulosa. I gioielli e le borse sono quindi leggerissimi seppur dalle dimensioni spesso imponenti, quasi ricordando delle formazioni coralline extraterrestri. Tra massicce catene, forme di cuori, voluminosi fiocchi e un accumulo di strutture cilindriche di varie taglie, le creazioni di Roussey richiamano ispirazioni pop grazie a colori brillanti e saturi, così come all’utilizzo di strass dai toni a contrasto. Tutto questo rievoca e traduce in modo contemporaneo la passione smodata del designer per le popstar e per gli anni Duemila che hanno definito l’estetica Y2K.

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Carried Away

Fotografo Fulvio Bonavia

Stylist Rossana Mazza

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Cappelliera Gucci Savoy con fascia Web. Gucci Valigeria.

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Da sinistra. Borse da viaggio Gucci Savoy, borsa da viaggio con Incrocio GG, cappelliera e valigia Gucci Savoy con fascia Web. Gucci Valigeria.

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Valigie Gucci Savoy con fascia Web. Gucci Valigeria.

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Borsone Gucci Savoy. Pagina accanto. Cappelliera e borsa da viaggio Gucci Savoy con fascia Web. Gucci Valigeria. Balloons 360 di Milano.

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Fuori classe a cura di Rossana Mazza

Lo slancio verso un’estetica fluida e accogliente: la curva disegna un semicerchio perfetto che abbraccia le linee rigorose. La concentrazione sul tema del riciclo: i pellami e i tessuti arrivano da produzioni inutilizzate o da scarti. Così la borsa Le Patou, anche nella versione Petit e in una declinazione infinita di colori e di combinazioni di materiali diversi, ha conquistato un posto da primadonna nel cuore di una Maison storica che, fondata all’inizio del secolo scorso da Jean Patou a Parigi e dal 2018 rinominata semplicemente Patou, è conosciuta soprattutto per le sue collezioni di prêt-à-porter e per i suoi profumi. Ma sotto la direzione creativa di Guillaume Henry la borsa scala le vette dello stile “alla francese”. Eccola, allora, con i tagli geometrici ispirati al monogramma JP, che si ripete anche nei dettagli dorati, ripresi da una spilla dell’archivio Jean Patou, e nella chiusura magnetica. Come si addice a una vera fuori classe, ogni versione è in edizione limitata. (Maristella Campi)

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Tutti in fila a cura di Rossana Mazza

Ordine e creatività. Razionalità ed estetica. Mistero e seduzione. In un continuo dialogo tra passato e presente, tra Francia e Italia, la storia di Caterina de’ Medici, regina consorte d’Oltralpe nel XVI secolo, viene esplorata dal genio visionario di Maria Grazia Chiuri che, con richiami autobiografici, la contestualizza ai giorni nostri. Lo “stile Dior” prende vita anche attraverso gli accessori. In particolare, gli stivali assumono un insolito aspetto cut off perché chiusi/aperti da una lunga fila di cinturini che, salendo con sensualità dalla caviglia fino al ginocchio, avvolgono e svelano le gambe. Il design della tomaia rimanda all’infanzia, ai sandali T-bar con i due buchi a forma di occhio indossati dai bambini negli anni Sessanta/ Settanta. Ma, abbandonata la versione rasoterra, in quella con plateau diventano più grintosi e maliziosi, soprattutto se abbinati con audacia ai gambaletti di rete ricamata. Che rivincita! (Maristella Campi)

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Effetto corsetto a cura di Rossana Mazza

Strizza, stringe, comprime: tutto questo grazie alle stecche e alle stringhe che, incrociate sulla schiena o sotto al seno, rendono il corsetto una sorta di “gabbia” con il compito di disegnare una silhouette affilata. Oggi, decisamente meno costrittivo di quello voluto nel 1500 da Caterina de’ Medici alla corte francese, ma ugualmente sensuale, rimane un pezzo forte della lingerie femminile, da indossare anche “a vista”, vedi Madonna in Dolce & Gabbana. E proprio ispirandosi alle stringature del corsetto, la coppia (Bill) Barton (Patty) Perreira, fondatrice del brand che ha ridefinito l’estetica degli occhiali attraverso intuizioni creative controcorrente e originali virtuosisimi resi possibili dall’abilità dei maestri artigiani giapponesi, ha ornato le aste oversize del modello Cora Angel Baby, in edizione limitata, con nastri di grosgrain di seta intrecciati e uniti da una targhetta con logo in oro 24 carati che consentono di portare gli occhiali da sole come se fossero una collana. Proprio per sancirne l’unicità, ogni modello è custodito in un piccolo scrigno e garantito da una card di autenticità. (Maristella Campi)

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A lungo raggio a cura di Rossana Mazza

La corrispondenza tra moda e gioielleria è uno dei cardini della visione di Chanel. Tutto sembra ruotare attorno alla stessa orbita, benché i confini siano di volta in volta più o meno labili. Il tweed, per esempio, tessuto di lana che prende il nome dall’omonimo fiume in Scozia, entra nella sfera creativa della Maison quando Coco, grazie alla storia d’amore con il Duca di Westminster negli anni Venti, ne scopre la potenzialità estetica, trasformandolo nel simbolo riconosciuto, e ancora oggi riconoscibile, della sua “dottrina del bello”. Il passaggio alla gioielleria è merito di Patrice Leguéreau, direttore di Chanel Fine Jewelry Creation Studio, che nel 2020 ha realizzato la prima collezione di alta gioielleria dedicata a questo materiale “tessendo” il collier Tweed Couture, autentico capolavoro di arte orafa che, ricreato oggi, fa parte del Patrimoine di Alta Gioielleria Chanel. Una fitta trama “confezionata” con platino e oro rosa per “cucire” insieme zaffiri rosa, perle coltivate e diamanti, irradia una luce a gittata continua. Al centro, un diamante taglio cuscino da 10,20 carati riflette una bellezza infinita. (Maristella Campi)

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Quote rosa a cura di Rossana Mazza

L’attenzione di Rolex verso il mondo femminile è sempre stata viva e vivida. A comiciare da quel lontano 1927 quando decise di scegliere testimonial della Maison proprio una donna, Mercedes Gleitze, che nell’ottobre di quell’anno attraversò il canale della Manica a nuoto con al polso un Rolex Oyster impermeabile. Missione compiuta, non solo per l’ardita impresa dell’atleta, ma anche perché l’orologio si dimostrò affidabile. Da allora eleganza e ricercatezza, funzionalità e precisione si sono sempre ritrovate in ogni modello “rosa”. Come nell’Oyster Perpetual Lady-Datejust calibro 2236, movimento meccanico a carica automatica di nuova generazione. Il segnatempo, in oro 18 carati, è un gioiello di femminilità con cassa da 28 mm, quadrante di madreperla bianca tempestato di diamanti incastonati, capolavoro di arte orafa ottenuto attraverso l’esatto allineamento dell’altezza delle gemme. Il tutto completato da un prezioso bracciale President con attacco nascosto sotto la lunetta che garantisce una perfetta continuità visiva con la cassa. (Maristella Campi)

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F A L I E R O S A R T I . C O M

da instagram

Oltre i limiti Il tocco eccentrico che mancava, il dettaglio sorprendente, sfacciato, irriverente. I tacchi superano i limiti delle geometrie assurde per assumere forme inaspettate

@loewe

@fendi

di Giulia Valentina

@renecaovilla

@hermes

@theattico

@maisonalaia

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da instagram

Sempre più grandi Da dettaglio sofisticato a vere protagoniste: le borse arrivano a contenere il mondo di chi le indossa. In pelle o in tessuto, intrecciate o trapuntate, purché maxi

@driesvannoten

@chloe

@jilsander

di Giulia Valentina

@labelsfashion

@maisonmargiela

@ladoublej

@marni

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Polvere di stelle @benedettabruzziches

Non solo gioielli: i mille riverberi di Swarovski ricoprono ogni dettaglio. Ammiccando, sanno come sempre ipnotizzare con la loro danza scintillante di Giulia Valentina

@stellamccartney

@jimmychoo

@balmain

@newbottega

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L’età dell’oro Curve e sinuose rotondità, il gioiello torna a un aspetto più appariscente ed esuberante, no al minimalismo sì al volume, indossato con spiccato senso di personalità

@vancleefarpels

di Lorenzo Bises

@prada

@davidwebbjewels

@tiffanyandco

@23carat @roberto_coin

@misanimilano

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Eleganti baciamano @florianagloves

Non solo in passerella e nei film in bianco e nero, il guanto prende vita e diventa capospalla di un look ricercato, a tratti irriverente e ammiccante di Lorenzo Bises

@thomasriemergloves

@martelligloves

@schiaparelli

@prada.amore

@vivetta

@sportmax

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Il nuovo verde @driesvannoten

Preannunciato colore dell’anno, il verde torna a vestire total look e accessori. E lo fa in modo dirompente nella gradazione fresca e decisa del lime

@driesvannoten

di Giulia Valentina

@alicecicolini

@eudonchoi

@salar_milano

@hemmerle

@w3ndystor3

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@aminamuaddi

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Il viola gentile @rejinapyo

Il pittore Giovanni Boldini lo suggeriva alle elitarie signore per indossarlo durante la posa dei suoi ritratti: il malva racconta la storia di una ritrovata raffinatezza

@loewe

di Lorenzo Bises @adayofjune

@riihe_official

@aminamuaddi

@dabracheyewear

@voodoojewels

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Gran rispolvero Dai cassetti profumati di lavanda delle nonne ai blazer contemporanei, le spille rivivono un secondo impero: geometrie déco, fiori, fiocchi, volumi mai eccessivi

@vancleefarpels

@cartier

di Lorenzo Bises

@harrywinston

@ohmybrooch

@hier_paris_antiques

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Showroom Parmeggiani Via Durini 24, Milano @parmeggianiofficial

La storia

Intrecci di luce Non sono mai semplicemente lucidi gli ori e gli argenti di Buccellati. La storica Maison di alta gioielleria, facendo tesoro delle antiche tecniche d’incisione, conferisce ai metalli la morbida luminosità della seta di Alberto Gerosa

C’è tanta storia nelle creazioni orafe di Buccellati. Figlia dello storicismo tardottocentesco pare essere d’altronde la stessa felice intuizione del fondatore Mario Buccellati, ribattezzato “Principe degli Orafi” da Gabriele d’Annunzio: recuperare le tecniche risalenti all’antica Grecia, al Medioevo e al Rinascimento. Da lì ad aprire la prima gioielleria a Milano, a fianco del Teatro alla Scala (correva l’anno 1919), per poi espandersi nel Vecchio e nel Nuovo Mondo, il passo fu relativamente breve. Anche oggi, i suoi laboratori artigianali compendiano secoli se non millenni di savoir-faire orafo in tecniche d’incisione dai nomi evocativi: segrinato, ornato, telato, modellato, cui si aggiungono lavorazioni altrettanto certosine quali il nido d’ape, il traforo, il filo ritorto a mano e l’incastonatura. Non è tuttavia per passione enciclopedica che Buccellati perpetua questi saperi, bensì per conferire alle sue creazioni quell’effetto setoso che può essere ritenuto il suo marchio di fabbrica. Ben memori delle tecniche in uso nelle botteghe rinascimentali, gli artigiani di Buccellati sono infatti in grado di incidere al bulino l’oro in modo tale da trasformarlo in un fitto reticolo molto simile alla

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seta, e che della seta riproduce la morbidezza e i tipici effetti cangianti in funzione della luce. È questa la cifra stilistica principale delle creazioni Buccellati: i suoi ori e i suoi argenti non sono mai lucidi. Nei diamanti invece la luce trionfa: l’esperienza della Maison milanese unita a quella di lucidatori, ricercatori e ingegneri in forze a Taché Diamonds di Anversa ha infatti dato vita allo speciale “taglio Buccellati”, le cui 57 sfaccettature dalle angolazioni micrometriche infiammano il brillante in un caleidoscopio di riflessi. Emblema di continuità aziendale è la nuova collezione Macri Color, evoluzione della linea Macri concepita più di 40 anni fa da Gianmaria Buccellati, esponente della seconda generazione della famiglia – oggi siamo alla quarta –, e che si ispira alla femminilità di sua figlia Maria Cristina, del cui nome riprende le prime sillabe. Principali tratti distintivi di orecchini a bottone o pendenti, anelli e bracciali cuff sono le forme sinuose date dalle incisioni a rigato e ornato, nonché l’impiego di pietre preziose e di ori di diverso colore, generando dinamici contrasti e facendo fiorire boccioli d’oro e diamanti. Come in un racconto di Novalis o in una poesia di d’Annunzio.

LAVORAZIONI CERTOSINE Sotto. Anelli della collezione Macri Color, in oro e pietre preziose. Pagina accanto. Collier in oro e diamanti dall’alta gioielleria Buccellati: gli elementi triangolari con bordi a ghirlanda in oro bianco e diamanti della collana sono lavorati con tecnica Tulle e a Nido d’Ape; la parte centrale del pendente-spilla è in oro bianco lavorato a pizzo con diamanti incastonati “taglio Buccellati”. (Foto courtesy of Buccellati).

LA STORIA

Racconti di donne

INTRAMONTABILE SEDUZIONE La ruche oversize, unico elemento decorativo “scolpito” in modo da essere subito riconoscibile dell’estetica di Paola Venturi, spicca ben visibile sul retro del sandalo esile e slanciato. Collezione PE 23. PV Paola Venturi (foto courtesy of PV Paola Venturi).

Con l’idea di celebrare figure femminili icone dell’immaginario anche contemporaneo, Paola Venturi crea scarpe che le omaggiano, tra decori inusuali e silhouette senza tempo di Alberto Calabrese

Grace Jones, Virginia Woolf e Marlene Dietrich sono solo alcune delle celebri donne che hanno “prestato” il nome alle calzature di Paola Venturi. Definite dalla shoe designer “culturalmente sexy”, tutte loro hanno segnato il proprio tempo in modo così indelebile da diventare indimenticabili e perciò con questo omaggio Venturi vuole dare nuova forma all’unicità di tali personaggi. Dopo una serie di esperienze importanti presso grandi realtà, con mentori quali Sergio Rossi che le ha insegnato il connubio tra estetica e funzionalità, ma anche Kate Spade e Miuccia Prada – al fianco delle quali ha lavorato per diversi anni – ha deciso di fondare nel 2021 il suo brand PV Paola Venturi. L’obiettivo era quello di tradurre la sua visione artistica per raccontare la propria storia, con la tranquillità che deriva da un così autorevole background. Questo avviene in un costante bilanciamento tra seducente italianità ed estetica americana, tipicamente pragmatica, che rappresentano il dualismo fondante della sua formazione e che le consentono di abbracciare differenti tipi di donne. Infatti, uno dei tratti distintivi che ha caratterizzato, fin dal principio, molti dei suoi modelli è il fiocco oversize, pensato per essere allungato e spigoloso, quindi simbolo di una fem-

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minilità decisamente più contemporanea, che non deve necessariamente essere solo delicata. Proseguendo in questa celebrazione, la collezione PE23 è stata dedicata a due figure celeberrime: Greta Garbo e Charlotte Rampling. Elegante e misteriosa la prima, eclettica e trasgressiva la seconda, sono protagoniste di un dialogo immaginario e impossibile in cui si confrontano svelando le rispettive differenze. Allo stesso modo anche i materiali che caratterizzano i modelli della stagione estiva creano contrasti, come avviene per il denim di cotone sfrangiato o i pellami metallizzati usati per giochi di ossimori, rispettando perciò pedissequamente il concept del brand. Questo, infatti, è stato ben tradotto nei sandali che portano il nome delle due icone della collezione: “Garbo”, rifinito con una ruche posizionata sul retro, e “Charlotte”, dalle linee asimmetriche, decorato dal maxi fiocco, ricorrente firma della griffe. Con l’ambizione, per il futuro, di conquistare gli Stati Uniti, completano la gamma di proposte non solo sandali, ma anche décolletée di vernice bicolore, stivaletti a punta e mules open toe, unendo così con un fil rouge, tra il malinconico e l’ammirato, queste straordinarie donne alla moderna quotidianità.

L’ I N T E R V I S TA

Esteta vero Jure Stropnik è la mente dietro al marchio di borse Iuri, nato da pochi anni, ma con una visione già chiara e uno stile definito. Ispirato dall’amore per il bello e per le linee nette di palazzi e auto, sta crescendo a piccoli passi. Con tanti colori carichi di ottimismo di Alberto Calabrese

Il design nella sua accezione più pura ha affascinato da sempre il creativo sloveno Jure Stropnik che, dopo essersi diplomato all’Istituto Marangoni di Milano, nel 2013 ha deciso di fondare il suo brand, Iuri. Concentrato inizialmente sulla realizzazione di calze di alta qualità contraddistinte da geometrie e intarsi optical, a seguito di una serie di cambiamenti in itinere e un completo reset, nel 2018 Stropnik si è dedicato esclusivamente alla produzione di accessori in pelle. La passione per l’arredamento, l’architettura e le macchine rétro guidano il designer nella creazione di borse essenziali e spesso rigorose che traducono queste fascinazioni estetiche in oggetti indossabili nella vita quotidiana. È quello che è avvenuto con la Container Bag, la borsa più nota di Iuri che prende ispirazione, quasi letteralmente, dalle enormi attrezzature usate per i trasporti di merci in tutto il mondo – quindi simbolo di globalizzazione – trasformandole in un accessorio caratterizzato dalla scanalatura laterale, tipica dei mastodontici contenitori. Lavorando sulla creazione di un immaginario, ha poi declinato questo primo modello in diverse versioni, come la mini

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tracolla e la più recente messenger. Il colore che rappresenta il brand è un giallo zabaione, scelto sia perché inevitabilmente connesso a un’idea di gioia e di ottimismo, ma anche perché rievoca i taxi newyorkesi, cui Stropnik è affettivamente legato. Le sue borse, quindi, sono sempre proposte in questa nuance, oltre che in numerose tonalità pastello o più sgargianti, affiancate poi da classici bianchi e neri. Tutti i modelli richiedono lunghe lavorazioni a opera di artigiani che utilizzano tecniche tradizionali, vista la complessità delle strutture che delineano le silhouette. Per la collezione PE 23 si è concentrato anche su due nuove borse: la Balloon e la Yacht. La prima mescola la rotondità di un’ampia curva con la severità di un manico dritto che fa da chiusura; la seconda gioca con un’asimmetria strutturale data dalla costruzione a sbieco. Guardando invece al futuro, il designer sta pensando a una linea di tracolle da uomo, ma anche all’ampliamento delle categorie di accessori, quali scarpe, occhiali e un suitcase da weekend, mentre il desiderio più grande rimane quello di aprire un pop-up store fisico per presentare la sua visione.

PERFEZIONE GEOMETRICA Da portare a tracolla, anche insieme, la Mini Container Bag e la Container Bag prendono ispirazione e nome dai container commerciali. Collezione PE 2023. Iuri. (Foto Tommaso Mariniello). Pagina accanto. Ritratto di Jure Stropnik insieme alle sue Container Bag. (Foto Eugenio D’orio. Courtesy of Iuri).

LA STORIA

Voglia di condividere Cornici, filtri e addirittura commenti audio: tutte estensioni che Fujifilm INSTAX MINI LiPlay consente di aggiungere alle sue istantanee. Facendo gioco di squadra intelligente con il telefonino di Alberto Gerosa

È sotto gli occhi di tutti: da qualche anno, oggetti e prodotti concepiti tempo fa sono tornati alla ribalta, in una sorta di conferma in ambito marketing della teoria vichiana sui corsi e ricorsi storici. Così, la fruizione della musica per intenditori è tornata a essere sinonimo di vinili e giradischi, mentre dalle vetrine dei negozi di ottica ed elettronica di consumo fanno sempre più spesso capolino apparecchi “scatta e stampa”, figli di quelle macchine fotografiche di suppergiù quarant’anni fa, quando la rivoluzione digitale era di là da venire e la modalità istantanea azzerava l’attesa legata allo sviluppo dei vecchi rullini. Con il valore aggiunto del minore ingombro, consentito dai progressi della miniaturizzazione e che sta facendo di queste fotocamere un accessorio sempre più imprescindibile all’interno di borsette o zaini. Difficile ma non troppo rinvenire le ragioni profonde di un simile successo: revival del vintage da una parte, dall’altra quel desiderio di condividere momenti di “alta qualità” con le persone che contano per noi, come ampiamente rilevato da chi si occupa di enogastronomia e accoglienza all’indomani dei lockdown imposti dalla pandemia. Certo, la concorrenza degli smartphone si fa sentire, però

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ci sono fotocamere istantanee ibride in grado di “parlare” con il telefonino, ampliandone il ventaglio di possibilità; se non li puoi sconfiggere, fatteli amici… È questo il caso di Fujifilm INSTAX MINI LiPlay: decisamente compatta (è la più piccola INSTAX di sempre), oltre ai propri scatti può stampare ad alta risoluzione – 318 dpi – quelli fatti con il cellulare. Dotata di display Lcd digitale, consente sia di salvare e selezionare le pose (risparmiando pellicola), sia di munirle di decine di cornici e filtri di tendenza, sia ancora di realizzare selfie e foto di gruppo ineccepibili grazie alla modalità Remote Shooting. Quest’ultima rende Fujifilm INSTAX MINI LiPlay telecomandabile dal telefonino, mediante l’impiego della tecnologia Bluetooth. Ma c’è di più: grazie alla modalità Stampa con Audio è possibile dotare ciascuno scatto della Fujifilm INSTAX MINI LiPlay di una breve clip audio (voci, suoni, risate… whatever!), riproducibile inquadrando il QR Code stampato sulla pellicola. Accattivante anche il design ad angoli smussati, esaltato dalle tre colorazioni disponibili, dal minimalista Stone White allo stiloso Elegant Black, fino al rosseggiante Blush Gold.

COMPAGNI DI AVVENTURE Da tenere sempre in tasca, in borsa, nello zaino, la INSTAX MINI LiPlay di Fujifilm è un vero e proprio accessorio di tendenza, da coordinare, perché no, anche con il proprio look! Pagina accanto. La versione limited edition Gold Beige. (Foto courtesy of Fujifilm).

WELCOME TO THE FUTURE OF LUXURY AND BEAUTY PACKAGING La registrazione è obbligatoria con codice 1198 / Registration is mandatory with code 1198

le ispirazioni

affinitÀ elettive PE|23 foto massimo bianchi | styling rossana mazza

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Foto Ralph Mayhew su Unsplash. Pagina accanto. Collier Panthère de Cartier di oro giallo con lacca nera, onice e granati tsavorite. Cartier. Specchio. Maison du Monde. Ha collaborato Camilla Fioravanti.

Foto Jorgen Hendriksen su Unsplash. Pagina accanto. Mini borsa Chanel 22 di pelle con motivo matelassé e con tracolla di catene e filo di perle. Chanel.

Foto Kristine Andra su Unsplash. Pagina accanto. Décolletée Toile Iconographe di materiale polimerico trasparente e vernice. Valentino Garavani. Specchio. Maison du Monde.

Foto Katerina Kerdi su Unsplash. Pagina accanto. Borsa Lady 95.22 di pelle con motivo Macrocannage. Dior.

Foto David Clode su Unsplash. Pagina accanto. Collier Diamond Heliconia della collezione di alta gioielleria Wings of Light con diamante giallo a goccia, 130 diamanti a goccia e 16 diamanti taglio brillante. Piaget.

Foto Sean Foster su Unsplash. Pagina accanto. Borsa a tracolla Horsebit 1955 di pelle con morsetto dorato. Gucci. Specchio. Maison du Monde.

Foto Ameer Basheer su Unsplash. Pagina accanto. Orecchini di oro bianco e giallo con corindoni, zaffiro e rubino taglio cabochon, diamanti taglio brillante e marquise. Pisa Diamanti.

Foto Karly Jones su Unsplash. Pagina accanto. Clutch di struzzo con fibbia passante in metallo oro. Parmeggiani. Tessuto. Rubelli. Pagina accanto. Orecchini di oro bianco e diamanti. Chopard. Pagine precedenti. Da sinistra. Borsa a mano con tracolla di cocco. Parmeggiani. Chapeau rose et fleurs by Annie Naranian.

Foto Ricardo Gomez Angel su Unsplash. Pagina accanto. Mini borsa Kelly Sellier di pelle bicolore stampata in rilievo. Hermès.

Foto Cody Hiscox su Unsplash. Pagina accanto. Orecchini della collezione Temptations di oro bianco con quarzi rosa, tormaline e diamanti. Chopard.

Foto Zhenyu Luo su Unsplash. Pagina accanto. Sandalo di raso con maxi fibbie di cristalli. Roger Vivier. Tessuto. Rubelli.

LA preview

Stil novo

Collezione AI 23-24. Prada

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don’t just take, give. Immagine simulata. Tempo di sviluppo circa 90 sec. © 2022 FUJIFILM Corporation.

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