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IN003 LO STEMMA DI MORTARA

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MORTARA E LOMELLINA NOTIZIE APPUNTI DI ARTE, STORIA E BENI AMBIENTALI

N.3 Maggio 21

SEZIONE LOMELLINA

CENTRO STUDI E DOCUMENTAZIONE SULLA STORIA, L’ARTE E IL PAESAGGIO DELLA LOMELLINA

LO STEMMA DI MORTARA In Europa gli stemmi comunali si diffondono nel tardo Medioevo, in un periodo storico in cui le comunità locali acquistano gradualmente (e faticosamente) la propria autonomia dall’autorità vescovile e imperiale, dando vita a magistrature autonome elette direttamente dai cittadini. Sono le prime manifestazioni della fierezza e dell’orgoglio municipali, che si affermano in concomitanza alla grande fioritura dell’attività mercantile e degli scambi commerciali. Nella stessa epoca i Comuni fanno ampio uso di sigilli con il proprio stemma, impressi in calce ai decreti e ai trattati; nascono anche i gonfaloni cittadini, simboli delle libertà appena conquistate. Non mancano tuttavia precedenti illustri nelle insegne già usate dai reparti militari romani o dai sovrani e capi militari in età altomedievale; ma solo dal XIV secolo stemmi, sigilli e gonfaloni diventano simboli, veri e propri strumenti di comunicazione che sintetizzano i valori di una comunità I documenti principali per ricostruire la storia degli stemmi delle nostre città (soprattutto lombarde) si trovano in tre distinti stemmari: il Codice Trivulziano (1495), il Codice Archinto (seconda metà XVI sec.), il Codice Cremosano (1673). Il primo, di gran lunga il più importante, riporta gli stemmi delle principali città del Ducato di Milano, oltre a quelli delle più eminenti famiglie nobili lombarde; conservato alla Biblioteca Trivulziana di Milano è firmato da Melchiorre Lampugnani. Il secondo, già appartenuto alla famiglia milanese degli Archinto, è conservato alla Biblioteca Reale di Torino. Il terzo, redatto da Marco Cremosano, è conservato all’Archivio di Stato di Milano. Il Codice Trivulziano non riporta lo stemma di Mortara Il Codice Archinto, che riporta gli stemmi cittadini a partire da Milano, e in successione quelli di Abbiategrasso, Cremona, Tortona, Pavia, Vigevano e altri senza alcun ordine (né alfabetico, né topografico, né gerarchico), reca un semplice scudo, con l’indicazione “Co. di Mortara”, su campo bianco “rabescato” (cioè ingentilito da un semplice ornamento grafico). Il Codice Cremosano (contrariamente a quanto indica Carlo Santamaria) riporta quelle che probabilmente sono le due più antiche raffigurazioni dello stemma di Mortara, entrambe entro scudi sannitici (è tale lo scudo quadrato, arrotondato negli angoli inferiori e aguzzato nella punta): la prima, “troncata”, con aquila imperiale sovrastante e croce contornata da quattro rose araldiche a cinque petali, con bottone al centro (“rosa bottonata”); la seconda con torre rastremata a merli ghibellini. I significati di questi simboli sono evidenti: la rosa evoca bellezza, ma anche gentilezza d’animo; la torre indica forza e nobiltà di origini (1).

Codice Cremosano, Stemmi di Mortara, 1673. Notevole influenza sugli sviluppi successivi dello stemma di Mortara è stata esercitata da un sigillo del XVI secolo, studiato da un illustre storico torinese . Il Cinquecentesco sigillo, pubblicato da Domenico Promis (“Sigilli italiani illustrati”, in “Miscellanea di storia italiana”, Regia deputazione di storia patria, Torino, 1870, vol. IX, pagg. 360-61, e tav. IV, fig. 23.), presenta uno scudo troncato semipartito, con l’aquila spiegata in alto, un mortaio nel primo riquadro in basso e un cervo “saliente” nel secondo. Attorno si legge: COMUNITAS. ANTIQ. PLEBEVE. NUNC. MORTARI, da spiegarsi come “Comunitas vel antiqua plebs nunc (dicta) Mortaria”. Nel relativo controsigillo è riportato il mortaio

(esempio di “arma parlante”: si dicono parlanti gli stemmi che richiamano nell’immagine il nome della città), con in giro: S. COMUNITAS. MORTARI, da svolgersi in “Sigillum comunitatis Mortariae”. La rappresentazione è così spiegata nella memoria manoscritta del Romussi (1767): “l’origine di detta denominazione proviene da ché presso Mortara un cervo uscito dalla vicina boscaglia sia stato veduto bere in un mortaio … e che da tale fatto sia addivenuto il nome di Mortara” (2).

Sigillo e controsigillo cinquecentesco di Mortara (da Domenico Promis, 1870) In questo sigillo si trovano già tutti gli elementi dell’attuale stemma comunale, concesso in occasione dell’erezione di Mortara a città, avvenuta con l’annessione della Lomellina ai domini di Casa Savoia (1707), successivamente confermata dal Trattato di Utrecht (1713). Varianti grafiche dello stemma si trovano in numerosi documenti dei secc. XVIII e XIX. Ne riportiamo qui una a titolo di esempio, interessante sia per la corona in capo all’aquila (“aquila coronata”), sia per il tipo “accartocciato” (così sono chiamati in araldica gli scudi con “i lembi arrotolati come un cartoccio”). I simboli dello stemma sono di facile interpretazione. L’aquila nera, omaggio a Vittorio Amedeo II che concesse a Mortara il titolo di città, è un omaggio al re sabaudo, per “l’imperiale vicariato conseguito e serbato” (Enrico Pollini, “Annuario storico-statistico lomellino per l’anno 1873”, pag. 153). L’aquila, “rivolta”, assegnata dall’imperatore Federico II ai ghibellini come emblema dell’Impero al tempo della lotta per le investiture, è simbolo di potenza e vittoria (3).

Stemma ufficiale del Comune di Mortara

Il cervo “passante” ha un preciso significato araldico: animale di belle forme, d’indole dolce e simbolo d’operosità, indica “nobiltà antica e generosa”, perché secondo la leggenda medievale era animale privo di fiele. Anche la quercia “diramata”, che come il cervo ricorda le cacce signorili dei Visconti e degli Sforza, ha un suo significato: in araldica l’albero è simbolo di concordia, dato che tutti i suoi rami provengono da un unico tronco; la quercia, in particolare, è simbolo di forza, di potenza e di nobili origini. Il mortaio, poi, indica “luogo paludoso” (oggi diremmo “luogo ricco di acque”), secondo il significato che il termine aveva assunto nei secoli della bassa latinità. Ricordiamo infine che, sulla base di questo stemma comunale, è stato autorizzato il gonfalone di Mortara (decreto del 26.11.1969 a firma di Giuseppe Saragat, presidente della Repubblica, e di Mariano Rumor, presidente del Consiglio). Chiara la descrizione araldica contenuta nel citato decreto: “D’azzurro al cervo passante su campagna verde, addestrato (perché il cervo si avvicina da destra) da un mortaio di nero e da un albero al naturale; il tutto abbassato al capo dell’impero. Lo stemma è circondato da due rami di quercia e di alloro legati in decusse (cioè incrociati) da un nastrino e sormontato da corona patriziale”. La corona che sovrasta lo stemma della nostra città è marchionale, in quanto ricorda i marchesati che a Mortara si sono succeduti, (dell’ultima famiglia marchionale che ebbe in feudo il borgo di Mortara, gli spagnoli Orozco, rimandiamo al nostro notiziario n.2 del mese di aprile 2021).

(1) Carlo Santamaria, “Stemmi comunali lombardi”, Archivio storico lombardo, 1926, pag. 120. Secondo questo studioso lo stemma di Mortara appare solo nel Codice Archinto, e non nel Codice Cremosano. Al contrario, nell’Archivio storico del Comune di Mortara sono ancora conservate le fotografie di due stemmi della Comunità di Mortara, ciascuna accompagnata dall’attestazione dell’allora direttore dell’Archivio di Stato di Milano, datata 21 dicembre 1966: “La presente fotografia è stata riprodotta dal volume II del Cremosano, conservato in questo Archivio di Stato”. (2) Il testo sopra riportato è citato sia da Enrico Pollini (“Annuario per l’anno 1873”, pag. 152) sia da Enrico Tessera, ma l’originale non è reperibile né presso la Biblioteca civica di Mortara né presso l’Archivio storico comunale. (3) Questa insegna non deve essere confusa con l’aquila vermiglia, con il capo rivolto a destra, che papa Clemente IV diede ai guelfi, diventando poi il sigillo della Lega Lombarda. La notizia proviene da A. Ciaconius, “Vitae et res gestae Pontificum romanorum”, Roma, 1630.

DI SEGUITO LO STEMMA DI MORTARA VARIAMENTE UTILIZZATO

Lo stemma utilizzato nelle carte comunali ottocentesche (da un documento del 1859)

Stemma riportato nel volume “Provincia di Pavia” di Gustavo Chiesi (1896)

Stemma sovrastato dalla corona marchionale tratta da: Pompeo Litta, Famiglie celebri italiane, 1819.

Questo stemma fa parte dell'edizione - anni '20 - di 6 serie di figurine “ STEMMI DELLE CITTÀ ITALIANE ” Edizione ACHILLE BRIOSCHI & C. – Milano le serie (1.ᴬ - 2.ᴬ - 3.ᴬ - 4.ᴬ - 5.ᴬ - 6.ᴬ) erano composte di 100 figurine ciascuna da raccogliere in album (per un totale di 600 figurine) MORTARA serie 1.ᴬ - n.° 32

Stemma tratto da "DIZIONARIO COROGRAFICO DELL'ITALIA E DEI PRINCIPALI PAESI ITALIANI” CASA EDITRICE VALLARDI, MILANO, 1901.

Questo stemma stava sulla cimasa della cassa dell’organo della Basilica di San Lorenzo, realizzato nel 1592 dall’intagliatore milanese Virgilio Del Conte. Fu rubato dalla Basilica nel 2002 qualche tempo dopo il restauro realizzato dal restauratore Eugenio Gritti di Bergamo e finanziato dalla nostra Sezione.

Per approfondire: POLLINI E., “Annuario storico-statistico lomellino per l’anno 1873”, Tipografia Capriolo, Mortara, 1872; PROMIS D., “Sigilli italiani illustrati”, Regia deputazione di storia patria, estratto da “Miscellanea di storia italiana”, Torino, 1870, tomo IX e 1874, tomo XV; SANTAMARIA C., “Stemmi comunali lombardi”, Archivio storico lombardo, 1926.

GUELFI CAMAJANI P., “Dizionario araldico”, Hoepli, Milano, 1940; POMA F. Lo stemma di Mortara. (Pubblicato sulla pagina culturale di un settimanale locale).

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