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Story Transcript

TRIMESTRALE NUMERO 1 - DICEMBRE 2022

San Giovanni Bianco argentini tornano nella terra degli avi Oltre il Colle il super skiman delle “frecce” svizzere ZOGNO Ruggeri, IL TERZINO dell’Atalanta si racconta L’INTERVISTA Il presidente Lobati: per l’ospedale serve di più

RIPORTIAMO IN PISTA ANCHE GLI STUDENTI I maestri di sci: LE SCUOLE PROMUOVANO GLI SPORT INVERNALI

Il portico di Cornello dei Tasso di Michelangelo Oprandi

Cari lettori, perdonateci l’inglese ma ci piaceva così, anche se siamo nella terra in cui ancora - fortunatamente - si conosce e si parla tanto il dialetto. Riprendendo il nome del nostro portale internet (Valbrembanaweb), lo abbiamo voluto chiamare “Val Brembana Mag”, ovvero “magazine”, periodico illustrato. Quello che avete in mano è il primo numero, sarà un trimestrale, un prodotto nuovo, fatto di carta. Sì, perché crediamo ancora nel piacere di informare e leggere tenendo in mano qualcosa che non sia solo lo schermo elettronico di un tablet o di uno smartphone. È un po’ come capita con le fotografie digitali: migliaia ne facciamo e altrettante, forse, le perdiamo negli algoritmi dei telefonini. Ci rimane solo quella che abbiamo deciso di imprimere su una carta. “Valbrembana Mag” non conterrà le centinaia di articoli che può ospitare il web ma forse avrà il privilegio di essere conservato in qualche biblioteca e nelle case della nostra valle. Sarà un rotocalco locale che tratterà un po’ di tutto - il primo, nel suo genere, a quanto ci risulta - dall’attualità allo sport, dal turismo alla cultura, raccontando storie di persone, progetti dei Comuni e interviste agli amministratori. Non abbiamo la pretesa di fare grandi numeri e un prodotto perfetto ma l’auspicio, quello sì, di proporre qualcosa di nuovo, piacevole da leggere, sfogliare e conservare. E che, magari, possa contribuire a far conoscere un po’ di più i paesi e la gente a chi viene da fuori. Anche per questo abbiamo deciso di proporlo gratuitamente, distribuendolo nei locali pubblici. Col desiderio che attorno ad esso possa nascere interesse, diventando, perché no, un riferimento per chi voglia raccontare qualcosa della nostra bellissima valle. La redazione

3 | INVERNO 2022/2023

Editore

Associazione culturale ValbrembanaWeb

Direttore responsabile Giovanni Ghisalberti

Redazione

Sergio Sonzogni Erika Bodnar Barbara Scaglia

Progetto grafico Diego Sonzogni

Fotografia

Alessandro Spada Michelangelo Oprandi

Ha collaborato Tarcisio Bottani

Testata giornalistica n. 15/2022 registrata presso il Tribunale di Bergamo

Sede redazione

Via Paolo Boselli, 10 24015 San Giovanni Bianco (Bergamo)

Contatti

Telefono 0345/41834 [email protected] Copertina: maestra di sci a Piazzatorre Ultima pagina: prime alture della Valle viste dall’Ortighera

La Terrazza Salomon di Foppolo coperta dalla neve

SOMMARIO 11 FOPPOLO

Il futuro su Toro e Convento

12 SCUOLA SCI

Frassoni: si portino le scuole

19 SELVINO

La Minimarcia natalizia

21 LETIZIA MILESI Sogno un taxi sociale

23 BALDOVINO MIDALI Il mio pane come una volta

25 DALL’ARGENTINA Qui la nostra terra

31 SAN PELLEGRINO

Il parco tecnologico dell’acqua

37 MATTEO RUGGERI

Tifo Milan, gioco nell’Atalanta

39 GIGI PARRAVICINI

Lo skiman della nazionale elvetica

48 NICOLE RIVA Faccio danzare la valle

50 STEFANO BELOTTI Tuffi mondiali

53 LARA MAGONI I giovani per il turismo

Corsa sotto la neve sul viale del Grand Hotel a San Pellegrino

5 | INVERNO 2022/2023

Il salto di un Border collie sulla neve in cima al Montebello di Foppolo

IL CIRCO BIANCO

“Cambiamenti climatici? Lo sci ha comunque futuro” Fossati, presidente degli impiantisti lombardi: tecnologia e capacità gestionale ci consentiranno di proseguire La stagione sciistica a Valtorta, Foppolo, Carona, Piazzatorre e Oltre il Colle. San Simone, il rilancio nel 2023



S

Dopo dieci riecco anche lo skipass stagionale vallare grazie alla Comunità montana. E per i ragazzi fino a 16 anni a soli 30 euro



arà una stagione coi fiocchi? Quelli dal cielo o quelli dai cannoni? Il bilancio sarà fatto solo a fine marzo ma, pare evidente, che sempre di più le stazioni sciistiche, anche della Valle Brembana, dovranno fare i conti con i cambiamenti climatici e quindi l’innalzamento delle temperature medie. Cambiamenti, certo, a lungo termine ma che potrebbero lasciare il segno sulle stagioni più immediate. Beffardamente, proprio l’anno di chiusura - causa Covid - degli impianti di risalita, è stato quello con le maggiori precipitazioni nevose. Segno che ancora si può sperare. Resta, infatti, ottimista il presidente degli impiantisti lombardi, Massimo Fossati, amministratore del comprensorio di Valtorta-Piani di Bobbio: “La tecnologia, nell’innevamento programmato, ha fatto passi da gigante - dice -e le stazioni sciistiche hanno ancora un futuro nello sviluppo economico della montagna. Molto dipenderà anche dalla capacità gestionale delle singole stazioni, dagli investimenti

Sciatori sul Montebello di Foppolo

e dalla capacità di sfruttare comprensori e impianti anche il resto dell’anno”. In Val Brembana il comprensorio di Valtorta-Piani di Bobbio offre quest’anno la novità della seggiovia quadriposto Ongania e di un innevamento che va a coprire tutte le piste; Foppolo si presenta con le due seggiovie storiche Quarta Baita e Montebello, da questa stagione tornate nella disponibilità della Devil Peak, la società di Giacomo Martignon che nel 2023 prevede lo sviluppo del comprensorio, con altri impianti sul monte Toro e nell’area

del Convento. La Val Carisole, invece, è gestita dalla “Sviluppo Monte Poieto” di Stefano Dentella, ex sindaco di Aviatico: in previsione la necessaria sostituzione della seggiovia di arroccamento da Carona. Nell’ex comprensorio di Brembo Ski, resta ancora al palo, per ora, San Simone di Valleve: qui il Comune, guidato dal sindaco Gianfranco Lazzarini, ha in progetto la riapertura della stazione, in accordo con la proprietà degli impianti (di Franco Quarti) ed è in attesa del finanziamento regionale. Le seggiovie di Piazzatorre (proprietà del Comune) sono all’ultimo anno di gestione della “Sviluppo Monte Poieto” di Dentella, in scadenza a fine estate 2023. Il Comune è già alla ricerca di società interessate. Alla Conca dell’Alben di Oltre il Colle, infine, è lo sci club della Val Serina a gestire skilift e pista di fondo, con il sostegno economico dei comuni di Serina e Oltre il Colle. Qui - come Piazzatorre e al monte Avaro di Cusio - sempre con la difficoltà legata a una quota altimetrica non elevata. Fattore che, nei prossimi decenni, potrebbe diventare determinante pe llo sci sulle Orobie. Anche questa stagione, per i ragazzi fino a 16 anni - grazie a un’iniziativa della Comunità montana - sarà possibile sciare su tutte le piste della valle con uno skipass stagionale a 30 euro (10 euro, invece, lo skipass stagionale per il fondo). E dopo dieci è tornato anche lo skipass vallare (escluso Oltre il Colle) per i residenti.

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Impianti di risalita dei Piani di Bobbio

Piani di Bobbio al top Nuova seggiovia porta 1.800 persone all’ora Va a sostituire lo skilift Ongania, raddoppiandone la portata, e ridurrà quindi le code ai tornelli. L’impianto è costato circa tre milioni di euro



V

Ben 35 i chilometri di piste disponibili servite da 12 impianti di risalita. Anche l’Orscellera ora dispone di innevamento



altorta-Piani di Bobbio inaugura la stagione 2022-2023 con una nuova seggiovia. E di questi tempi non è cosa da poco. Il comprensorio, gestito da Imprese turistiche barziesi (Itb) è ormai tra i principali - quanto a presenze - della Lombardia, dietro solo i colossi della Valtellina. E continua a investire. Il nuovo impianto di risalita (quadriposto ad ammortamento fisso), è andato a sostituire il vecchio skilift Ongania. La partenza del nuovo impianto è stata posizionata più a valle, nei pressi del via delle seggiovie Fortino e Orscellera (quest’ultimo realizzato nel 2014). Il nuovo impianto serve le piste che già si poteva percorrere utilizzando lo skilift Ongania: può portare fino a 1.795 persone all’ora (il doppio dello skilift Ongania), riducendo, quindi, le code ai tornelli.La seggio-

8 | INVERNO 2022/2023

via è stata realizzata la scorsa estate e posizionata a sinistra della stazione di valle della seggiovia Orscellera. Il nuovo impianto, del costo di circa tre milioni di euro, risale inizialmente le pendici dello Zucco Orscellera, sul versante nord-est, per poi arrivare – dopo 900 metri di percorso – nei pressi della vecchia stazione di monte della sciovia Ongania. La società di gestione del comprensorio Valtorta-Bobbio ha poi completato nei mesi scorsi l’innevamento programmato, grazie a un bacino artificiale: la copertura è ora praticamente del 100% delle piste. Anche l’Orscellera (rimasto chiuso nel 2021-22 proprio per carenza di neve), può così contare sull’innevamento programmato. ll comprensorio sciistico lecchese-brembano si arricchisce così di un nuovo impianto: circa 35, complessivamente, i chilometri di piste disponibili, serviti da 12 impianti di risalita, a una quota compresa tra 1.340 e i 1.950 metri di altitudine. Arrivati in quota, da Barzio, o Valtorta, si ha solo l’imbarazzo della scelta: sci alpino, sci nordico, snowboard, fondo, telemark, ma anche slittino e bob.

IL CIRCO BIANCO

Valtorta, stop code alle casse Lo smartphone diventa skipass

Ai Piani di Bobbio la novità: grazie al Bluetooth: accesso diretto ai tornelli utilizzando il telefono cellulare



È

Sperimentato durante l’estate a Barzio è ora su tutti gli impianti di risalita. Occorre scaricare l’app Blueticketing



una delle grandi novità della stagione sciistica 2022-2023 del comprensorio di Valtorta-Piani di Bobbio: l’accesso diretto alle seggiovie tramite tecnologia Bluetooth. Una modalità di ingresso velocissima, che salta, ovviamente, ogni coda alle casse automatiche o a quelle tradizionali. Di fatto, il proprio telefono cellulare va a sostituire lo skipass tradizionale cartaceo. Come oggi avviene, per esempio, per una carta di credito o una tessera fedeltà, che è possibile memorizzare sul proprio smart-phone. Per accedere

L’app Blueticketing per il via libera al tornello.

al servizio occorre scaricare sullo smartphone Blueticketing, applicazione che serve per avere il via libera al tornello, dopo aver effettuato l’acquisto dello skipass. Nell’app bisogna acconsentire l’utilizzo del Bluetooth, la geolocalizzazione e le notifiche push. Finito: una volta avvicinati al tornello della seggiovia si deve avere semplicemente con sé lo smartphone acceso e col bluetooth attivo, e si passerà. Servizio sperimentato parzialmente, alcuni anni fa, sulle Dolomiti, la scorsa estate è già stato utilizzato sulla cabinovia Barzio-Piani di Bobbio, sul versante lecchese. Da questa stagione invernale 2022-2023 è attivo su tutte le seggiovie del comprensorio, quindi anche sul versante brembano di Valtorta. Un primato per le Orobie ma anche per lo sci sull’arco alpino.

Formaggi in una casera al passo San Marco

IL CIRCO BIANCO

Foppolo sci Lo sviluppo su Toro e Convento Per il 2026 opere finite: 21 piste, la più lunghe di quattro chilometri sarà un investimento sul futuro



U

Le piste da sci di Foppolo

Una nuova seggiovia al Giretta e due skiweg per collegarsi con la Val Carisole. Il progetto della Devil Peak di Martignon



n comprensorio più che raddoppiato, con 21 piste (50 se consideriamo le combinazioni), quattro nuove seggiovie, piste lunghe oltre quattro chilometri (fino al paese basso) e poi lo sfruttamento dell’area del Convento: è il progetto di sviluppo del comprensorio sciistico di Foppolo-Carona che la società Devil Peak di Giacomo Martignon (proprietaria delle seggiovie Quarta Baita e Montebello), ha presentato la scorsa estate a Parco delle Orobie e Comunità montana Valle Brembana. E il ritorno è stato positivo, con l’idea di iniziare i la-

vori dal 2023. L’investimento previsto è di meno di dieci milioni di euro, dal 2023 al 2026. Si partirebbe rivedendo le seggiovie Quarta Baita e Montebello: Montebello verrebbe allungata (con sostituzione dell’attuale seggiovia), mentre la Quarta Baita accorciata a diventare Terza Baita e “regno” dei principianti. Una nuova seggiovia è prevista nell’area della vecchia sciovia del Giretta, in Val Carisole, con il rifugio anch’esso spostato. Il collegamento tra Carona e Foppolo resterebbe affidato alla seggiovia del Valgussera, ma con due skiweg per dare la possibilità del passaggio anche ai principianti. Quindi la riattivazione dell’area del Toro, il secondo troncone a monte, con una nuova seggiovia e il collegamento con l’area del Montebello tramite la storica

GIUPPONI

pista Mike. Nel progetto presentato c’è anche la possibilità di sviluppare l’area del paese basso-zona Convento: si prevede una seggiovia che partirebbe dal parcheggio basso del paese per arrivare in zona Foppelle, con pista collegata alla Quarta Baita. Dalla cima del Valgussera, quindi, si arriverebbe fino in fondo al paese, una pista lunghissima. Tutti gli interventi previsti sono su aree di proprietà della Devil Peak e si tratta, al 90%, di piste e impianti inseriti già dal Piano di governo attuale del Comune, quindi con un iter di autorizzazioni più rapido. Il cronoprogramma prevede l’avvio dei lavori maggiori nel 2023, dalla zona Giretta o dal Montebello, con la conclusione del progetto entro il 2026. Ma le idee della Devil Peak non si fermano all’inverno: il comprensorio, per l’estate, verrebbe trasformato in un parco turistico, con percorsi mountain bike.

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I maestri di sci: riportiamo gli studenti sulle piste “Investimento sul futuro” Frassoni, sci club Alta Valle Brembana: gli istituti scolastici della valle si facciano promotori di questo sport



Il presidente: oggi sciano di più i ragazzi di città che chi abita in montagna. Non solo piscina, occorre coinvolgere i presidi

G



li istituti scolastici dovrebbero farsi promotori dello sci in valle. Siamo in montagna, abbiamo la fortuna di avere impianti di risalita vicinissimi e che hanno costituito buona parte dell’economia del nostro territorio. Perché non valorizzare questo patrimonio? Oggi si tende a portare i ragazzi, durante l’orario scolastico, ai corsi di piscina, magari anche lontano dai propri paesi di residenza. Sarebbe importante, invece, avvicinarli, fin da piccoli, al mondo dello sci, mondo che fa parte della nostra storia”. L’appello arriva da Paolo Frassoni, 51 anni, dal 2004 direttore della Scuola sci Alta Valle Brembana, con sede a Foppolo. E’ la storica scuola sci della nostra val-

Il piazzale di arrivo delle piste da sci di Foppolo

le che affonda le radici nella scuola sci di Foppolo, nata nel 1959. Epoca che vide tra i suoi allievi il presentatore televisivo Mike Bongiorno (che negli anni d’oro della stazione sciistica della valle frequen-

tava Foppolo) a cui, poi, venne dedicata anche una pista sul monte Toro. Ma erano, quelli, gli anni d’oro della stazione sci dell’alta Valle Brembana. Qui - come ricordano i maestri di oggi - arrivavano

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Maestri della Scuola sci Alta Valle Brembana

addirittura gli insegnanti dalla Val Gardena, perché in Trentino ancora non c’erano impianti di risalita. Erano anni in cui le piste si battevano con pesanti rulli guidati da uomini robusti e in paese la maggior parte degli sciatori arrivava soprattutto con le corriere, quelle che nelle foto d’epoca si vedono parcheggiate una dietro l’altra a ingresso del paese. Una storia coi “fiocchi” quella della Scuola sci Foppolo che, dal 2004,

Il presidente della Scuola sci Alta Valle Brembana

si è poi fusa con la scuola sci di Carona dando vita all’attuale “Scuola sci Alta Val Brembana”: oggi l’associazione conta una quarantina di maestri, quasi tutti dell’alta Valle Brembana. “Negli anni d’oro avevamo tantissime famiglie di inglesi - continua Frassoni -. Bambini e adulti che, generalmente, partivano da zero, visto che in Inghilterra non hanno impianti per lo sci. Ma anche i tedeschi non sono mancati e non mancano neppure in questi anni. Ora, causa gli anni di crisi e il periodo di chiusura dotuvo al Covid, lavoriamo soprattutto il fine settimana. Cosa servirebbe alla nostra valle? Sicuramente più coinvolgimento delle scuole: lo fanno in Trentino, non capisco perché non possiamo farlo noi”. “Problemi di costi? - continua Frassoni -. Come scuola siamo disposti a insegnare ai ragazzi quasi gratis. Problemi di responsabilità? Come gli insegnanti di scuola portano i ragazzi in piscina, così si possono portare a Foppolo. Poi la responsabilità diventa dei maestri di sci”. “Il mondo neve - continua il presidente della scuola sci - è sempre stato un motore economico per la valle: ora rischiamo un’involuzione”. “Tantissimi giovanissimi dei nostri paesi non sanno sciare - continua il presidente della scuola sci - E’ più facile che sia capace chi viene dalla città o comunque dalla pianura. Eppure investire negli sport invernali con i ragazzi vorrebbe dire investire anche sul futuro delle nostre comunità”. 13 | INVERNO 2022/2023

IL CIRCO BIANCO

Da sinistra, Deborah Compagnoni, Angelo Bertocchi e Paola Magoni

“Settant’anni di campioni Adesso serve lo skidome” Bertocchi, per 40 anni guida dello sci club Selvino: una storia unica



Il 30 dicembre la festa del gruppo che ha portato due ori olimpici. Il patron: puntiamo al centro sportivo coperto, è fondamentale

S



ettant’anni di campioni, di sacrifici e passioni per lo sci, portando il nome di Selvino in giro per il mondo. Lo sci club fondato nel 1952 da Mario Grigis e guidato per 40 anni dal “Baffo” Angelo Bertocchi - oggi presidente onorario - ha tagliato nel 2022 un traguardo storico. Che ne fa uno dei sodalizi più longevi e di successo in Italia. Una storia straordinaria quello del gruppo sportivo selvinese che ha dato alla nazionale italiana di sci una ventina di atleti, nove di Selvino. Storiche le medaglie d’oro alle Olimpiadi di Paola Magoni (1984 a Sarajevo) e di Deborah Compagnoni (1992 Albertville) o il record di quattro fratelli contemporaneamente in Coppa del mondo (Giancarlo, Norman, Sergio e Thomas Bergamelli). Una straordinaria capacità di portare atleti sull’Altopiano. “Era l’anno in cui Santa Caterina Valfurva, in Valtellina, rimase isolata da una enorme frana - ricorda Bertocchi -. 14 | INVERNO 2022/2023

Vi abitava Deborah Compagnoni. Conoscevamo questa bravissima atleta, che rischiava di vedersi bloccata la carriera. Andammo a parlare col padre e la portammo a Selvino”. Fondamentale nel successo dello sci club la figura di Toni Morandi, di Schilpario. “Aveva una forza incredibile - continua Angelo -. Ricordo quella volta che mi disse di portare a Selvino Daniela Ceccarelli, da Roma. Nel 2002 vinse l’Olimpiade a Salt Lake City, nel Super G. Avere Toni

Angelo Bertocchi, 73 anni

Morandi con noi è stata una grandissima fortuna”. “La forza del nostro sci club è stata quella anche di dare futuro nello sci a tanti ragazzi che probabilmente non ne avrebbero avuto la possibilità: Toni portò i fratelli Bergamelli allo Stelvio, lassù loro lavorarono come lavapiatti per poi allenarsi sugli sci. Abbiamo fatto crescere tantissimi campioni e altri nostri atleti sono diventati maestri di sci”. Oggi il gruppo conta una quarantina di ragazzi, è guidato da Marco Ghilardi, fratello di Carmelo, ex sindaco di Selvino e presidente del club dopo il fondatore Grigis. “Non sono più gli anni d’oro, quelli tra il 1980 e il 2002, ma andiamo avanti ancora con determinazione, passione, guardando al futuro, non solo ai ricordi bellissimi del passato”, dice Bertocchi. E il futuro si chiama anche Skidome, un impianto per lo sci e lo sport al coperto che sarebbe unico in Italia, da realizzarsi sul versante dell’altopiano che guarda alla Val Serina. Un sogno inseguito da dieci anni che sembrava stopparsi (manca la valutazione di impatto ambientale) e ora è ripartito. Le previsioni? Cinquecento persone al giorno per 200 mila presenze l’anno, apertura dalle 7 alle 23, con una stima del 20% degli utenti che potrebbero fermarsi nelle strutture ricettive di Selvino e in zona. Il costo? Circa 50 milioni di euro, messi tutti dai privati. E, infine, un centinaio di posti di lavoro. La previsione dell’avvio del cantiere era per marzo 2023, l’apertura dell’impianto nel 2025. Tutto sembrava essersi arenato. “Adesso la Regione dovrebbe prorogare l’accordo di programma firmato a suo tempo - dice ancora Angelo - . Noi ci crediamo ancora, anche la Federazione nazionale di sci ci crede. Ha capito che nei prossimi anni sarà fondamentale avere una struttura di questo tipo anche in Italia. Sciare con la neve naturale, a causa delle temperature alte, sarà sempre più difficile. Oggi i nostri grandi atleti devono allenarsi in Argentina, gli skidome più vicini sono in Olanda e Lituania. Averlo in casa sarebbe importante. La dirigenza della Federazione ha chiesto al Comune se il progetto proseguirà, diversamente guarderà altrove. E anche gli austriaci guardano a noi, sono pronti a usare il nostro skidome per i loro atleti”. Selvino guarda al futuro, come sempre. Ma ora celebra anche il glorioso passato. Il giorno per festeggiare i 70 anni dello sci club è il 30 dicembre: fiaccolata, eventi, un calendario. “Per far conoscere ai selvinesi e non, la nostra straordinaria storia”, conclude il patron Bertocchi.

IL CIRCO BIANCO

Selvino sci Sul Purito in pista da 74 anni



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La stazione nata nel 1948 fu pioniera dell’ìinnevamento programmato. I maestri arrivano anche dalla Valle Brembana



uindici cannoni per la produzione della neve, una pista di circa 600 metri, un tapis roulant per i principianti, un rifugio e una storia che dura da ormai 74 anni. Il primo skilift fu realizzato nel 1948. E’ quella del monte Purito, piccola stazione sci di Selvino, rinnovata con la seggiovia otto anni fa. A gestirla la Selvino Sport guidata da Marco Ghilardi, presidente anche dello Sci club che - in

I maestri della scuola sci di Selvino

70 anni di attviità - ha sfornato campioni olimpici come Paola Magoni e Deborah Compagnoni, facendo conoscere Selvino nel mondo. “Una piccola stazione ma a cui teniamo tantissimo - dice Ghilardi -. D’inverno soprattutto una vetrina, d’estate un punto di forza per il turismo. Piccoli, ma già tanti anni fa, per esempio, all’avanguardia nell’innevamento programmato: fummo una delle prime stazioni a utiliz-

zarlo”. Fondamentale, infatti, per Selvino - considerata l’altitudine di poco oltre i mille metri - avere un impianto per la produzione programmata. Una stazione dove è attivissima una scuola di sci con una decina di maestri anche dalla Val Brembana. E pronta, anche per questa stagione, a guidare i suoi baby sciatori. E Selvino, proprio in centro paese, propone anche una frequentatissima pista di pattinaggio su ghiaccio.

Una veduta invernale dall’alto dell’altopiano di Selvino

San Pellegrino festeggia il Capodanno in piazza

LE FESTIVITÀ

Musica con dj sul viale. Il 29 dicembre brindisi a Piazza Brembana

Edizione passata del Capodanno in piazza a San Pellegrino Terme



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Villaggio natalizio a Valtorta, la camminata dei Babbi Natale a Zogno. Presepi viventi a Cassiglio, Costa Serina, Ornica e Isola di Fondra. Re Magi a San Giovanni



estività di Natale e inizio anno da vivere con tanti appuntamenti in Valle Brembana. Tornano presepi viventi, concerti, mercatini, i villaggi di Babbo Natale. A Zogno, il 18 dicembre, trenino di Natale, animazione, camminata dei Babbi Natale, street band, giochi gonfiabili gratuiti, show di giocoleria, spettacolo di fuoco ed equilibrismo. Il 24 dicembre ancora il trenino di Natale. A San Pellegrino il Villaggio natalizio sarà allestito il 23 dicembre sul viale Papa Giovanni, con la casa di Babbo Natale, la slitta, gli igloo e una sorpresa per tutti. Il 24 dicembre, alle 16, gli auguri del corpo musicale che, partendo dalla casa di riposo Oasi, raggiungerà il Tempio dei Caduti. Il 31 dicembre San Silvestro in piazza con dj set sul viale Papa Giovanni XXIII. A San Giovanni Bianco è tornato il tradizionale Albero della solidarietà in piazza

Martiri di Cantiglio, per aiutare le missioni in Tanzania. Il 6 gennaio, dalle 20 (partenza al Villaggio), la fiaccolata con l’arrivo dei Re Magi fino in oratorio. E durante le festività la sottoscrizione a premi con montepremi in voucher spendibili nei negozi del paese. A Brembilla, il 18 dicembre, il concerto per chitarre e fiati, con gli allievi del conservatorio Donizetti, il 7 gennaio, nella sala della comunità, il concerto della banda musicale. A Valtorta, il 18 dicembre, il Villaggio di Babbo Natale, dalle 10 alle 17, nelle vie del centro storico e nel museo etnografico. Piazza Brembana propone per il 29 dicembre, alle 21, in centro paese, “Aspettando Capodanno” con dj, musica anni 80 e brindisi. Per chi ama i presepi viventi appuntamento la sera della vigilia di Natale a Cassiglio e il 26 dicembre, nel primo pomeriggio, a Ornica, con la rappresentazione degli antichi mestieri nel borgo. Rappresentazioni della Natività anche ad Ascensione di Costa Serina la vigilia di Natale e il 4 gennaio a Trabuchello di Isola di Fondra. A Santa Brigida, il 2 gennaio, alle 21, invece, la tombola di Capodanno. A Dossena, il 7 gennaio, alle 20.45, in chiesa, concerto delle bande musicali di San Pellegrino e Dossena.

t e l . 3 4 0 5 9 8 1 94 2 [email protected]

LE FESTIVITÀ

Un tesoro fiammingo nelle chiese della Valle Brembana Arte da scoprire a Natale: dipinti tra il 1500 e il 1700 impreziosiscono Valtorta, Dossena, Santa Brigida



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Lo storico Cerami, su Quaderni Brembani, traccia una panoramica delle opere spesso volute su commissione dagli emigranti



pere di pittori fiamminghi in Valle Brembana? Certamente, e non poche. Il professor Domenico Cerami, esperto brembano bolognese di storia dell’arte ha tracciato una panoramica dei dipinti di carattere sacro conservati nelle chiese della valle, evidenziandone il pregevole livello artistico. La sua ricerca è pubblicata sul numero 21 di Quaderni Brembani, l’annuario del Centro storico culturale Valle Brembana, presentato a fine novembre. Un vero gioiello tra quelli da scoprire in Valle Brembana è la Madonnina conservata nella chiesa parrocchiale di Valtorta, realizzata all’inizio del Seicento a Venezia da Pietro Mera (Utrecht, 1570 ca. Venezia, 1644) e giunta nella località della Val Stabina nel 1615, come dono di un emigrante della famiglia Busi. “La giovane Madonna, raffigurata di tre quarti da sotto in su - scrive Cerami ci osserva. Tutto sembra concentrarsi nell’espressione del viso e ancor più nel ricercato silente dialogo con il fedele. Mera cerca di cogliere l’istante di un pensiero che sembra trasmettersi per simpatia all’osservatore”. Una modesta copia è conservata a Santa Brigida, caratterizzata da un impianto compositivo analogo, pur con qualche variante. A Dossena si conserva un

La Madonnina di Mera conservata a Valtorta

gruppo di tele di provenienza veneta e di mano fiamminga, commissionate da emigranti del posto. Significativa, in tale contesto, è la tela che raffigura Sant’Orsola e le undicimila vergini, attribuita, con qualche dubbio, al fiammingo Pauwels Franck (1540-1596). Nessun dubbio, invece sulle opere dell’altro fiammingo Nicolas Régnier, giunto a Venezia nel 1625 e autore di due tele raffiguranti rispettivamente “L’ultima Cena” e “La preghiera nell’orto” corredate dai ritratti dei quattro committenti dossenesi. Da ultimo va segnalato, sempre a Dossena, il dipinto San Bonaventura di Michele Meeves (1671-1736), realizzato nel 1705, ancora su committenza di un emigrante dossenese. Queste opere fiamminghe, aggiunte alle decine di capolavori del Rinascimento, confermano lo straordinario periodo di committenza artistica che portò a riempire le chiese della Valle Brembana dei capolavori che possiamo ammirare ancora oggi e che farebbero la gioia di qualsiasi pinacoteca. Il saggio di Domenico Cerami è uno dei quasi sessanta raccolti nell’ultima edizione di Quaderni Brembani, che annovera una serie di prestigiosi contributi di carattere storico, artistico e di altra natura. Pubblicati a partire dal 2002, anno di costituzione del Centro storico culturale poi intitolato alla memoria dello storico Felice Riceputi di Carona (già presidente dell’associazione), i Quaderni Brembani hanno finora messo a disposizione dei lettori circa un migliaio di testi, reperibili sul sito internet dell’associazione all’indirizzo www.culturabrembana.com.

LE FESTIVITÀ

Selvino tra mercatini Minimarcia e concorsi Fino all’8 gennaio il Villaggio allestito dal Comune al parco Vulcano All’Epifania la tradizionale camminata con Berto il castoro e i suoi amici

Un’edizione scorsa della Minimarcia invernale di Selvino



Il 27 dicembre la premiazione del concorso “La fiaba di Selvino”, il 30 la bancarella del libro usato e il 5 gennaio il concerto della Montanara nella sala congressi

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ercatini, eventi, giostre, animazione, concerti e attrazioni per bambini. E poi la minimarcia di Berto il 6 gennaio 2023. Sarà, come sempre, un Natale e un inizio d’anno coi fiocchi quello a Selvino. “Il Natale a 1000” è il Villaggio allestito dal Comune al parco Vulcano fino all’8 gennaio. L’”Altopianoland Christmas Village” - spiegano dal

Via Scalvino, 87 Lenna Cell. 339 1489386

Comune - ha diverse attività dedicate soprattutto ai più piccoli. All’interno del parco i mercatini, attività ricreative dedicate alla famiglia, giostre, dimostrazioni di lavorazione del legno, concorso capanne e presepi, e per scaldarsi castagne e vin brulè o cioccolato e frittelle”. Il 27 dicembre alle 16, nella sala Congressi del Comune, la premiazione del 22° concorso letterario “La fiaba di Selvino”. Il 30 dicembre, dalle 9 alle 19, l’associazione “Noi per loro” vi aspetta al Belvedere del monte Purito con la bancarella del libro usato. Il 5 gennaio, alle 21, nella sala congressi di corso Milano, il concerto della banda musicale Montanara di Selvino. Infine il 6 gennaio “Berto il castoro” e i suoi amici, dopo il successo con la Minimarcia estiva, la Passeggiata con i lupi e la Minimarcia di Halloween, ripropone la Minimarcia invernale. Una passeggiata non competitiva adatta a tutti che giunge alla 36^ edizione.Un grande evento che richiamerà a raccolta selvinesi, turisti e villeggianti. Il percorso è di quattro chilometri, a ogni iscritto verrà consegnato una lanterna led, la calza della befana e altri favolosi gadget. Iscrizioni dal 29 dicembre alla Casetta di Berto - Immobiliare Umile – in Corso Monte Rosa, mentre il giorno della Minimarcia, dalle 14, le iscrizioni si ricevono sulla piazza del Comune. L’evento sarà impreziosito dalle evoluzioni di gruppi folk che allieteranno la passeggiata con Berto il Castoro. Il ritrovo è alle 15,30 al parco Vulcano; partenza alle 16,30, percorso nelle vie illuminate di Selvino (e ci saranno le Befane) per tornare al parco. Alle 18,30 lo spettacolo delle majorette di Selvino, nella sala congressi. Info su www.minimarcia.it.

Fabbro Oberti Luca Lavorazione artistica Ferro battuto

Baita isolata nella neve, a Torcola Soliva di Piazzatorre

La forza di Letizia: rinata vado in aiuto alla valle

ALTA VALLE BREMBANA

la mela

trattoria - pizzeria

Disabile dopo un incidente: “Sogno un taxi sociale per chi è in difficoltà”

Letizia Milesi, 22 anni



Nel 2017 finì sulla sedia a rotelle. Con l’aiuto della valle la nuova vita: ora voglio restituire in felicità quanto mi è stato donato in questi anni

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oglio essere presente e aiutare, perché la vita che mi avete donato è il miglior regalo che potessi mai immaginare”. Sono le parole di Letizia Milesi, 22 anni, di Roncobello, oggi studentessa in Psicologia, vittima, nel 2017, di un tragico incidente che la rese disabile, fino a costringerla alla sedia a rotelle. Concluse le lezioni a scuola, a Camanghè di Zogno, Letizia, quel giorno salì sull’autobus per tornare a casa ma, a causa di uno strattone, cadde dai gradini. Le conseguenze furono drammatiche: deficit neurologici, sedia a rotelle. Il dramma. Ma Letizia ebbe la forza di rialzarsi, di non rassegnarsi. Grazie anche allo stra-

ordinario aiuto di mamma Monica Milesi. La Valle Brembana, saputo della storia della ragazza, si mobilitò per aiutarla e nel 2019 per Letizia arrivò l’operazione in Texas, negli Stati Uniti, che le ha restituito una seconda vita, la possibilità di camminare, seppure la battaglia continui”, dice oggi lei. Il 17 settembre 2019, al centro Don Palla di Piazza Brembana, fonda con altri amici e la mamma l’associazione “Sulle ali di un sogno”, per restituire in solidarietà quanto le era stato dato in questi anni dalla gente della Valle Brembana. “Quel giorno facemmo una promessa - ricorda mamma Monica -. Avremmo ritornato in felicità alla Valle Brembana quanto abbiamo ricevuto in solidarietà”. E così è stato e sarà. “Durante il periodo peggiore del Covid - continua la mamma di Letizia - abbiamo acquistato e distribuito 12 mila mascherine a volontari e operatori, abbiamo acquistato un ecografo polmonare per l’ospedale di San Giovanni Bianco che viene usato ancora oggi e un tablet per i pazienti che così poterono comunicare con i parenti a casa”. Dal 2020 l’associazione finanzia anche una borsa di studio per una ricerca sulla stimolazione del nervo ottico, all’ospedale Sant’Anna di Pisa, ha poi contribuito all’acquisto di una protesi robotica per un ragazzo di Brembilla. E lo scorso ottobre ha finanziato e inaugurato nei parchi di otto comuni della Valle Brembana, giochi inclusivi per i bambini disabili: a Branzi, Olmo al Brembo, San Giovanni Bianco, San Pellegrino, Sedrina, Ubiale Clanezzo, Vedeseta e Zogno. “Abbiamo visto che in valle ci sono tanti bisogni - prosegue Monica -. Manca, per esempio, un trasporto sociale, un servizio per chi, in condizioni di difficoltà, soprattutto dall’alta valle, deve raggiungere strutture sanitarie per visite o altro”. Ecco allora il sogno, il progetto per il 2023: grazie ai volontari e all’aiuto ancora della valle, consentire a queste persone di poter accedere con più facilità ai luoghi di visita. “Così come Letizia, con l’aiuto di tutti, è riuscita ad avere in regalo una nuova vita - continua Monica - ora vorremmo con lo stesso sostegno, anche solo donando un po’ del proprio tempo. aiutare chi, vicino a noi, è nel bisogno”.

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21 | INVERNO 2022/2023

ALTA VALLE BREMBANA

Campeggio a 4 stelle Ora con area camper Isola di Fondra, da 38 anni il camping di Trabuchello arriva a ospitare fino a 600 persone. Il titolare: un motore turistico per tutta l’alta valle



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Dispone di 250 piazzole, arrivano soprattutto da Milano, Pavia e Cremona. E clienti affezionati da 35 anni. La scorsa estate tanti stranieri



uando è al completo, riesce ad ospitare fino a 600 persone. Come fosse un altro paese dell’alta Valle Brembana, e neppure tanto piccolo. È il Camping San Simone, di Isola di Fondra, 810 metri di quota, a due passi dal comprensorio sci di Foppolo - Carona. Oggi dispone di 250 piazzole, ma anche spazi per tende, maxi caravan, roulotte e - la novità del 2022 - 25 piazzole per i camper, quindi un centro sportivo, beach volley, negozi, bar e ristorante su un’area complessiva di 50 mila metri quadrati.

Ancora oggi, a 38 anni dalla nascita (era il 1984), rappresenta l’unico campeggio 4 stelle della nostra provincia. E da sempre ha costituito un “motore” importante per il turismo dell’alta Valle Brembana. La nascita si deve a Giovanni Panseri e Eugenio Campana, imprenditori di Brembate e Suisio che, in questi decenni, hanno saputo attirare clientela un po’ da tutta Europa. Il primo cliente, guarda caso, fu un olandese che, il giorno dell’inaugurazione, si perse in valle e trovò alloggio nella nuova struttura ricettiva di Isola di Fondra. “È stata ed è sicuramente una bella avventura - dice Eugenio Campana - che ha saputo darci tante soddisfazioni. Negli anni siamo riusciti a diventare sempre più moderni. Da noi vengono soprattutto clienti da Milano, Pavia, Cremona, Crema e Bergamo. Delle piazzole, ben

Il camping visto dall’alto

160 ormai sono stanziali, vengono qui nei fine settimane e nelle festività e nei mesi di luglio e agosto per una vacanza in mezzo alla natura ma con molte attrazioni. E c’è chi è qui da ben 35 anni”. Quella del 2022 è stata un’estate di buona affluenza, anche di stranieri. “Con la grande novità delle 25 aree di sosta per i camper - continua Campana - con tutti i servizi che il camping può offrire. Da due anni il bar del campeggio fa anche musica dal vivo che attira tanti giovani. Penso che in questi anni il campeggio sia stato di grande supporto al turismo della Val Fondra, con un indotto importante per altre attività commerciali”.

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ALTA VALLE BREMBANA

Da sinistra, Baldovino Midali e il figlio David, nel forno di Branzi .

“Sforniamo il pane di una volta per resistere in montagna”

I prodotti di Midali da Branzi fino a Villa d’Almè: da ragazzo consegnavo in Lambretta, che avventure



L

La qualità paga sempre, ma in una realtà piccola come la nostra è necessaria. Usiamo solo farina intera, a ridotto impatto glicemico



a mia Lambretta era diventata come... un tir. Ci avevamo messo un portapacchi dove vi stavano, una sopra l’altra, sei ceste. E poi quella sorta di Ape, un tre ruote cassonato. Un giorno partirono i freni e perdemmo tutto il pane per strada...”. Ricordi, aneddoti personali di altri tempi, degli anni Settanta del secolo scorso. Baldovino Midali, oggi 63 anni, conosciutissimo fotografo naturalista, consegnava il pane nella sua Branzi e nei paesi vicini, in alta Val Fondra. Mamma Maria Curti e papà Santo Midali, generazione di allevatori, avevano deciso di rilevare un panificio. Da lì inizia la storia di Baldovino, allora quattordicenne e studente, e il suo pane. Una storia di sacrifici, passione e notti insonni (ci si alzava a mezzanotte per aiu-

tare) ma anche di profumi, di successi, di cibo sano. Una storia che arriva fino a oggi e guarda al futuro con ottimismo. Nonostante si sia in un paesino di montagna e continuare un’attività commerciale in montagna non è sempre facile. Con il fratello Ilario e la sorella Matilde aiuta i genitori, e porta avanti la cultura della panificazione. Prima il negozio in piazzetta, poi in via San Rocco e, dal 1984, nell’attuale sede accanto alla strada provinciale, con il figlio David, 36 anni e la moglie Karin Marighetto. Negozio nuovo, il paese cambia, i clienti cambiano. Ma la filosofia della famiglia è sempre quella, fedele alla tradizione e alla genuinità. “La produzione come una volta - racconta Baldovino - con lievito madre, la biga (pre-impasto), niente conservanti, emulsionanti, additivi chimici o glutine aggiunto, siamo rimasti fedeli al vero profumo del pane, come dovrebbe sempre essere. E i clienti ci hanno dato ragione”. Otto anni fa l’altra svolta. Il panificio aderisce al progetto del molino Varvello e molino Colombo di Paderno d’Adda, “Farina

Intera”, un prodotto certificato da studi universitari, nato dopo una provocazione del medico Franco Berrino. L’uso di una farina unica e sana, grazie a un procedimento naturale brevettato. “Con questa lavorazione - continua Baldovino - si ottiene una farina bianca, ma a ridotto impatto glicemico. Tutti i prodotti da forno sono più leggeri, digeribili e gustosi. Noi usiamo solo questa farina, per il pane, ma anche per i prodotti da pasticceria, dalle brioche ai panettoni”. La scelta, non facile, si rivela però vincente. “La qualità paga sempre - continua il fotografo naturalista di Branzi - ma è di fatto necessaria in realtà come la nostra, dove non puoi permetterti di competere con i grandi numeri dell’industria. Ce lo cercano, e anche tanti villeggianti arrivano apposta da noi il fine settimana e ne fanno scorta”. E così il pane della famiglia Midali arriva in tantissimi paesi della valle, fino a Villa d’Almè. La Lambretta del Baldovino non viaggia più. Il pane sì, ed è sempre lo stesso. 23 | INVERNO 2022/2023

Il guardiano del fienile di Gloria Pesenti (concorso fotografico del Centro storico culturale)

SAN GIOVANNI BIANCO

Dall’Argentina a S. Giovanni Bianco “Accolti in una valle bellissima” Natacha e Victor sono arrivati a gennaio 2022 da Santa Fe, il bisnonno Pietro Milesi emigrò da Fuipiano

Da sinistra, in alto: Stefano, Natacha, Victor, Rosella e Mirela. La famiglia abita al Villaggio



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L’incidente in bici del figlio, finito nel Brembo. “Mi sono ripreso. Il calcio? Tifo il club della mia città”



ono tornati da dove, ormai un secolo fa, erano partiti i loro avi. Dalla terra d’Argentina, città di Santa Fe (oltre 400 mila abitanti), a San Giovanni Bianco, un viaggio a ritroso, per la prima volta dopo tre generazioni. Nel cognome del bisnonno della mamma, Pie-

tro Milesi,c’è tutto il legame inconfutabile con la Valle Brembana. Dal 29 gennaio 2022, in via Castelli (località Villaggio), abita quella che è molto probabilmente l’unica famiglia argentina della Valle Brembana, a loro dire forse anche una delle poche in terra bergamasca. Dopo un secolo hanno riallacciato i legami con l’Italia. Victor Fabbrini, 44 anni, meccanico in Argentina, ha nel sangue la terra toscana, la moglie, invece, Natacha, 43 anni, quella brembana: la mamma è Estela Milesi, il bisnonno emigrò in cerca di fortuna da Fuipiano al Brembo. “Volevamo vedere

le nostre radici - dice Victor, che in Argentina era meccanico -. Siamo arrivati un po’ all’avventura senza sapere se ci saremmo fermati. Era la prima volta per noi in Italia, ci aveva preceduto solo una zia. Siamo stati accolti da tutti con disponibilità e gentilezza e siamo stati fortunati. In poco tempo abbiamo ottenuto la cittadinanza italiana e io ho trovato lavoro come trasfertista alla Effegi di Piazzalunga, in paese. Giro per l’’Europa da lunedì a venerdì e torno per il fine settimana. Ma per me viaggiare non è pesante. In Argentina le distanze sono enormi, per andare da una città all’altra ci si impiega ore e ore di auto. Quindi, per me, le città italiane ed europee in realtà sono vicine”. La moglie Natacha, invece, graphic designer, è in cerca di occupazione, come segretaria, receptionist o altro impiego. Tre i figli: Mirela, 15 anni, studentessa al liceo linguistico a Zogno, Stefano 13 anni, alla scuola media di San Giovanni Bianco e la piccola Rosella di 7 anni. “Qui mi trovo bene, ho fatto nuovi amici dice Mirela -. E al liceo linguistico studio spagnolo... per me facilissimo. Mi mancano un po’ gli amici argentini, ma qua sono contenta”. Stefano, invece, fa parte del Valbrembana basket, la società di pallacanestro con sede a San Pellegrino. Per lui, l’arrivo in Italia, non è stato dei più felicissimi... Dopo due settimane è precipitato con la bici nel Brembo, scendendo dalla discesa vicino ai giardini pubblici, poco distante dalla sua casa. Un volo di qualche metro, è finito sui sassi in riva al fiume. Tanto spavento, le cure in ospedale, ma ha recuperato subito e ringrazia tutti per i soccorsi. Il calcio, naturalmente, tra le passioni. “Resto tifoso dell’Argentina e del Club Uniòn de Santa Fe, una delle squadre della mia città. Per l’Atalanta vedremo”, dice. “Ci siamo subito innamorati del paese - raccontano ancora i genitori Victor e Natacha -. Da noi il panorama è piatto, qui è bellissimo con le montagne che ci circondano. Amiamo i casoncelli e abbiamo imparato anche qualche parola in dialetto bergamasco. Torneremo sicuramente in Argentina per i parenti, ma il nostro futuro lo vediamo in questa bellissima valle”. 25 | INVERNO 2022/2023

SAN GIOVANNI BIANCO

SAN GIOVANNI BIANCO (BG) 0345/43462 338/8002166 - 331/4628940 [email protected] La strada statale nel centro storico di San Giovanni Bianco

Troppe code e incidenti “Urgono le gallerie”

San Giovanni Bianco, il Consiglio chiede allo Stato i fondi per la variante

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Dodici anni fa i costi erano stimati in 60 milioni di euro. Il progetto prevede tre tunnel, a partire dalle Tre Croci

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axi code, a salire, nei fine settimana d’estate e in inverno, quando soprattutto in alta valle ci sono manifestazioni, o comunque quando i turisti si muovono. E il rischio di incidenti e investimenti, come già successo, aumenta. San Giovanni Bianco chiede ora che si metta mano alla realizzazione della variante in galleria, l’ultima che mancherebbe in valle, da Sedrina in su, dopo l’apertura delle gallerie di Zogno. Lo scorso settembre, il Consiglio comunale ha approvato una delibera - inviata a tutti gli enti pubblici superiori - in cui la nuova strada viene considerata “non rinviabile, di estrema necessità e urgenza”. Un’opera, quella della variante a San Giovanni Bianco, ipotizzata già da Anas negli anni Novanta del secolo scorso, Ma i soldi – almeno 60 milioni di euro quelli previsti una dozzina di anni fa – per ora non ci sono. Per attraversare l’abitato di San Giovanni Bianco, spesso, il sabato mattina, serve

mezzora. Dopo che, nel novembre 2021, è stata aperta la variante di Zogno, le code del weekend, in salita, si sono spostate proprio all’ingresso del paese di Arlecchino. Con file che – spesso – arrivano anche alle gallerie Costone 1 e 2. Ma il tratto di strada statale da via Ceresa a via Piazzalunga è stato teatro negli ultimi anni anche di tanti incidenti e investimenti pedonali. Resta critico, in particolare, il tratto dalla curva nei pressi della Smi (ex cartiera), al ponte sull’Enna: qui la strada è stretta e il transito contemporaneo di due camion molto difficoltoso. Ancora lo scorso agosto l’investimento di una sessantaduenne, e, a novembre, davanti al Conad, di una settantasettenne. Lontanissima, però, ancora la variante in galleria che risolverebbe buona parte dei problemi: nel 2010 il Comune depositò in Provincia una bozza di progetto (supportata da analisi geologiche) della nuova strada: dovrebbe partire dalle Tre Croci e con tre gallerie (fino alla Val Grande, quindi davanti all’ex cementeria e poi fino all’attuale rotatoria del ponte di Arlecchino) arrivare dopo due chilometri a nord del paese. L’opera è nel piano provinciale, ma non tra le priorità fino al 2025. Costo stimato di allora 60 milioni di euro. Cosa costerebbe ora?

SAN GIOVANNI BIANCO

“Le mie bici in legno di betulla Resistenti, sicure, pezzi unici”

Walter Milesi, 35 anni, di San Giovanni Bianco, le costruisce artigianalmente nel laboratorio di casa



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Una passione iniziata nel 2019, che finora gli ha consentito di portare a termine dieci modelli. “E ho ancora in mente altri miglioramenti”



a prima uscita ufficiale di fronte al grande pubblico è stata la scorsa estate, all’”Orobie bike fest” di San Pellegrino. Walter Milesi, 35 anni, di San Giovanni Bianco, ha fatto conoscere le sue bici realizzate in legno. Pezzi unici, che hanno suscitato la curiosità della gente, in un territorio, quello bergamasco, da sempre patria delle due ruote. La produzione, avviata nel 2019, finora, ha portato Walter Milesi, operaio alla Tenaris di Dalmine, a realizzare dieci modelli. “Avevo la passione della bicicletta e del legno – racconta Milesi – e ho voluto provare a unirle. Ne è nata così la mia prima bici con telaio in legno, pezzi unici che vogliono valorizzare anche la tradizione dei nostri paesi”. L’inizio, quindi, per curiosità, per passione, nel laboratorio di casa. Ore e ore alla ricerca delle soluzioni tecniche sempre migliori, modello dopo modello. Fino ai

Walter Milesi con una delle sue bici

dieci finora costruiti. “La parte in legno (in betulla nordico) è quella del telaio che rende unica la bicicletta, grazie alle venature e alle possibili personalizzazioni, anche con l’ausilio del laser. Per la realizzazione di ogni modello vengono impiegate

anche cento ore, tutto con macchinari manuali. Il telaio definitivo porta grande qualità ed è frutto dell’esperienza maturata durante lo sviluppo dei precedenti prototipi - continua Milesi -. Di fatto ogni prodotto è unico, numerato e personale, simbolo dell’artigianalità che lo caratterizza.Le bici sono state testate quanto a resistenza di tutte le loro parti”. Le biciclette di Walter Milesi nascono da un lavoro certosino, facendo di una tavola di betulla un elemento di design unico in ogni suo esemplare. Proprio per la dell’artigianalità che lo caratterizza. “Io, ma anche chi le ha acquistate – dice Walter che ha anche realizzato un sito Internet all’indirizzo www.walmibike.com dove è descritta la sua attività – può dire di non avere mai avuto problemi sulla sicurezza, sull’efficienza del mezzo». Biciclette in legno sono prodotte anche da aziende vere e proprie, quindi a livello industriale. «Queste che produco io nel mio laboratorio di casa, però, sono pezzi unici – continua l’operaio della Dalmine – con possibilità anche di essere personalizzate, marchiate a fuoco o laser. E ho ancora tanti miglioramenti in mente». Una passione diventata anche un omaggio alla Valle Brembana, terra che ha dato, alla storia del ciclismo. campioni come Pesenti,Gimondi e Gotti.

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Angoli nascosti di Maria Calegari (concorso fotografico del Centro storico culturale)

Rinascita Grand Hotel “QC Terme” lo sogna col centro benessere

SAN PELLEGRINO TERME

Lo Stato sarebbe pronto a finanziare il recupero da oltre 20 milioni di euro Il gruppo Quadrio Curzio disponibile alla gestione, aprendovi una piscina

Il Grand Hotel di San Pellegrino: l’albergo liberty è chiuso dal 1978.



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Saverio Quadrio Curzio: sono legato a questo territorio, da valutare la sostenibilità del progetto. Milesi: sarebbe la soluzione migliore



iaprire il Grand Hotel, con spa e piscine per gli ospiti. E fare di San Pellegrino la capitale del termalismo. “QC Terme”, il gruppo Quadrio Curzio che gestisce le terme di proprietà di Percassi, ora guarda al gioiello liberty chiuso dal lontano 1978. L’albergo centenario (proprietà del Comune) che, negli anni d’oro, ospitò regine, principi, calciatori e poeti, è alla ricerca di 20-25 milioni di euro per il completamento del restauro.Nel giugno 2022 si sono conclusi i lavori per il recupero del piano terra e il consolidamento generale, per 16 milioni di euro. Ora è la Cassa depositi e prestiti (dello Stato) che potrebbe rappresentare la leva di lancio per il monumento di art nouveau di San Pellegrino. Sarebbe disposta a finanziarne il completamento del recupero, dei piani superiori e dell’interrato. Dopo più di un bando deserto alla ricerca di un finanziatore e di un gestore, il Comune di San Pellegrino nel 2022 ha proposto proprio alla Cassa depositi e prestiti un intervento. Dall’ente statale

la disponibilità a valutare l’operazione. E dal gruppo di Quadrio Curzio l’interesse concreto alla gestione. Interesse che, nel periodo pre Covid, era ormai pronto a diventare realtà. Poi, la crisi anche economica (con la chiusura dei centri termali in tutta Italia) di fatto bloccò l’iniziativa che sembrava potesse andare in porto subito. Il progetto è ripartito nei mesi scorsi. “Sono molto legato a questo territorio - ha avuto modo di dire Saverio Quadrio Curzio in occasione di un galà al casinò - e ci piacerebbe proprio poter gestire il Grand Hotel. Da valutare, naturalmente, la sostenibilità della gestione. L’idea è quella di realizzare una spa con piscina all’interno dell’albergo”. Oggi il Grand Hotel ha le più svariate destinazioni possibili: struttura sanitaria, alberghiera, ricettiva, ristorativa. “Il recupero alla sua originaria funzione alberghiera - ha commentato il vice sindaco Vittorio Milesi - darebbe grande prestigio alla nostra cittadina e sarebbe la soluzione migliore.Cassa depositi e prestiti e il gruppo QC Terme sarebbero garanzia di serietà. Sicuramente il modo migliore per valorizzare il Grand Hotel. E sarebbe la conclusione degli obiettivi che, nel 2007, ci eravamo prefissati con l’accordo di programma insieme a Regione Lombardia, Provincia e gruppo Percassi”.

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...e la serata si accende 13 | INVERNO 2022/2023

SAN PELLEGRINO TERME

Giupponi 







  



La squadra del Valbrembana Basket con la nuova maglia della Sanpellegrino

Valbrembana basket va a canestro a scuola Nata 40 anni fa, ora in serie D. Dal 2023 educational nelle primarie



Da 25 anni il presidente è Silvano Gherardi: abbiamo 130 soci con ragazzi di 14 comuni. Da quest’anno lo sponsor è la Sanpellegrino

A



canestro da 40 anni. E ora entra anche nelle scuole. La pallacanestro in Val Brembana nasce negli anni Settanta a San Pellegrino. Ma è dal 1982, grazie alla rifondazione come Unione sportiva San Pellegrino-Valbrembana basket, che prende il volo. Furono Silvano Gherardi (già giocatore negli anni Settanta), Gigi Scanzi, Giandomenico Gandi (primo presidente del gruppo) Pierantonio Tassis, Giancaro Margioni e Osvaldo Salaroli a far nascere la società che oggi continua egregiamente il suo percorso di formazione e agonismo. A guidarla, dal 1998, è Silvano Gherardi, 67 anni, di San Pellegrino, fiduciario Coni per Bergamo e amministratore vallare di lunga data. La società

30 | INVERNO 2022/2023

conta 130 tesserati: oltre alla prima squadra che da questa stagione è tornata a giocare in serie D (lo fu già dal 2014 al 2016) ha anche una squadra in Seconda categoria, una Under 17 e una Under 15, oltre alle squadre del minibasket. “Abbiamo atleti che arrivano da 14 comuni della Valle Brembana - dice il presidente Silvano Gherardi, - segno del radicamento della nostra società su tutto il territorio. L’anno scorso abbiamo avuto la grande soddisfazione della promozione in serie D con la prima squadra, categoria che il nostro movimento merita. È stata una festa per tutti, e un orgoglio per il movimento della pallacanestro in valle”. Da quest’anno c’è anche un super sponsor: l’azienda Sanpellegrino spa. “E nel 2023 torneremo con il campus estivo a San Pellegrino rivolto ai ragazzi. Entreremo poi anche nelle scuole con un educational: un nostro atleta laureato in Scienze motorie proporrà nelle primarie una o due ore settimanali di lezione e avviamento al basket”, conclude Gherardi. La Valle Brembnana andrà così a canestro anche nelle scuole.

SAN PELLEGRINO TERME

Parco tecnologico dell’acqua Attese 70 mila persone all’anno

Il Magic Waterglow sarà realizzato in una galleria abbandonata di 220 metri, poco a valle della località Vetta



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Costerà 2,3 milioni di euro, finanziato dalla Regione. Nel progetto complessivo anche la riapertura dell’ex albergo ora del gruppo Zani



n parco tecnologico dedicato all’acqua, per ridare ancora valore alla Vetta, un tempo località vip di San Pellegrino, dallo scorso 15 luglio raggiunta anche dalla rinnovata funicolare (ora ferma, ripartirà il 5 maggio). Il progetto, denominato “Magic waterglow” sarà realizzato in una galleria di 220 metri abbandonata da anni e un tempo occupata dal serbatoio dell’acquedotto che arrivava nei pressi della partenza della funicolare. Un’opera ambiziosa del costo di 2,3 milioni di euro, che ha avuto

il via libera e il finanziamento dalla Regione, e che si inserisce in un più ampio progetto di rilancio della località Vetta: con la rinascita dell’ex albergo (a cura del gruppo Zani), la valorizzazione dei sentieri verso le frazioni di Sussia e Alino, il ripristino della fermata di Botta della funicolare, un nuovo percorso verso le Grotte del Sogno. Il parco tecnologico, con accesso dalla località Botta, sarà un’installazione tridimensionale, virtuale e sensoriale permanente, che sfrutterà tecnologie cinematografiche e architettoniche. Con un afflusso previsto di 70-80 mila persone l’anno. “Sarà un ulteriore tassello del rilancio di San Pellegrino e di Vetta, località che già ora offre opportunità, dalle grotte ai sentieri”, spiega il vicesindaco Vittorio Milesi.

Ricostruzione al computer del parco tecnologico

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Greta Caserta, con la sua voce prova a sfondare fuori dall’Italia

Cantautrice, 39 anni, di San Pellegrino, nel 2023 il tour dello spettacolo in inglese, con pianoforte, archi e danza

Greta Caserta, 39 anni, di San Pellegrino



È

Ha iniziato a 12 anni, nel 2002 all’Accademia di Sanremo. La valle? Sono legata, ma, da noi, le occasioni per esibirsi sono poche



una delle voci più apprezzate della Valle Brembana, che ha saputo farsi conoscere fuori provincia. Greta Caserta, 39 anni, di San Pellegrino, ha iniziato a studiare canto a 12 anni. Oggi è una cantante con vent’anni di carriera. E si appresta a realizzare il suo primo progetto cantautorale: un album con

brani in italiano e inglese, arrangiati per quartetto d’archi e pianoforte, che saranno accompagnati da ballerini di “Contact Improvisation” (danza nella quale i punti di contatto fisico tra ballerini diventano l’avvio di movimenti improvvisati).L’uscita del nuovo album è prevista nella primavera del 2023. “È il progetto che avevo nel cassetto dice Greta, da cinque anni con casa a Valbrembo, all’ingresso della Valle Brembana -. La speranza è di portare lo spettacolo in varie regioni d’Italia e, perché no, anche fuori dalla Penisola. Non è semplice produrre e promuovere - senza una major discografica - un progetto ine-

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dito che sia lontano dai canoni del pop attuale. In questi anni ho avuto la fortuna di esibirmi con molti musicisti di estrazioni differenti e da loro ho imparato ad ascoltare la musica con orecchie diverse. Porterò sul palco anche ciò che mi hanno insegnato loro”. Il percorso di Greta inizia nel 2002, quando partecipa all’Accademia di Sanremo, poi le esibizioni in alcuni locali di Bergamo e Milano ma anche al Teatro Donizetti di Bergamo. Nel 2012 partecipa ad Area Sanremo e nel 2014 si diploma in Musicoterapia. Oggi Greta Caserta insegna canto moderno, tiene laboratori di musicoterapia e corsi di educazione musicale. Tra le sue collaborazioni quelle prestigiose con il pianista Vladi Tosetto, compositore per Eros Ramazzotti. Nel 2015 pubblica l’album “Natural Thing”, con il chitarrista Michele Gentilini e nel 2019 esce il brano “Ho visto te”, singolo di presentazione del nuovo progetto cantautorale. E il suo legame con San Pellegrino Terme? “Ho ancora parenti e amici - dice - ma ho costruito la mia vita professionale lontano dalla valle. Purtroppo le occasioni per esibirsi nella mia terra non sono molte e anche in città non è facile emergere”. Dopo l’esibizione dell’estate scorsa a San Pellegrino, ora la valle la attende con la sua nuova performance».

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Aggrappato alla vita di Ilaria Vitali (concorso fotografico del Centro storico culturale)

ZOGNO

Variante in galleria un anno dopo Promossa: via 13 mila auto dal centro Zogno: d’estate percorsa dal 55% dei veicoli in transito, il resto dell’anno dal 45%. Ad agosto il traffico maggiore



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La pendenza del 6% costringe i camion a velocità ridotte. Restano poi le code in discesa causa “tappo” a Villa d’Almè



ue sono sicuramente i vantaggi che la variante in galleria di Zogno ha portato: meno traffico nel centro storico, meno code in salita verso l’alta valle. E’ trascorso oltre un anno dall’apertura della variante – era l’8 novembre 2021 – e si fanno i bilanci di un’opera per decenni attesa e finalmente operativa. Con i numeri raccolti dal Comune di Zogno, grazie a due rilevatori dei passaggi di veicoli: uno all’altezza delle Grotte delle meraviglie e uno in via Locatelli, all’ingresso del paese. Ogni giorno – in

entrata e uscita da Zogno – transitano in media 25.500 veicoli. Di questi, in estate (da giugno ad agosto) il 55% entra nella variante, il 45% passa in paese. Negli altri mesi, invece, il rapporto si inverte: il 45% dei veicoli passa in galleria, il 55% circa in paese. In media sono tra i 12 e i 13 mila i veicoli che ogni giorno passano dalle due gallerie e quindi non nel centro abitato. Via, quindi, metà traffico e inquinamento dal paese. E naturalmente meno code in salita, mentre quelle in discesa – causa il “tappo” di Villa d’Almè e della rotatoria di Arlecchino – è rimasto. Resta poi l’inconveniente dei mezzi pesanti che sulle rampe della variante, in particolare da San Pellegrino a scendere, viaggiano spesso a 30-40 all’ora. La pendenza della nuova strada, in alcuni punti è tra il 5 e il 6% e il rallentamento dei camion è inevitabile. Ancora qualche

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numero: il giorno con più traffico degli ultimi mesi è stato il 1° agosto 2022, con 35.026 passaggi di veicoli. Generalmente i weekend di giugno e luglio sono quelli con più traffico (circa 31 mila passaggi). Agosto il mese con più veicoli, circa 870 mila. Considerati i numeri, un’opera, costata alla fine 76 milioni di euro ma promossa.

La rotatoria alle Grotte delle meraviglie

ZOGNO

Roberto Ferrari con le allieve giunte seconde al Campionato italiano a squadre

Val Brembana, l’atletica corre su una... “Ferrari” Nata 30 anni fa, da 26 è guidata dal factoum Roberto, ex fondista di sci



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Ora anche lanci e salti e punta ai campionati nazionali di club. “Ho visto tanti ragazzi diventare campioni”



rent’anni di corse, oltre 300 atleti, successi nazionali e regionali, dalla montagna fino alle specialità della pista: è la storia dell’Atletica Valle Brembana e del suo super presidente, Roberto Ferrari, di Zogno, che la guida da ben 26 anni. Una storia fatta di successi, passione per lo sport, per i giovani, per la valle. Nata nel 1991 dalla fusione delle singole società di San Giovanni Bianco, alta Val Brembana e Zogno, la principale società di atletica della valle ha raggiunto nel 2022 un traguardo storico: la partecipazione agli Europei di cross per club, in Portogallo, una sorta di Champions della corsa campestre: dove è arrivata undicesima, seconda italiana. Ma la storia della società è legata strettamente a quella di Ferrari, oggi pensionato di 61 anni, un passato da fondista di sci ed emigrante in Svizzera. Fino a 31 anni atleta anche lui, poi problemi alla schiena lo costringono a fermare le gambe. Ma non la passione per la corsa e i giovani. Prende le redini dell’Atletica nel

1996, come accompagnatore poi come allenatore. Compra anche un pulmino per portare i ragazzi. All’inizio la corsa in montagna è la specialità quasi unica del gruppo, poi - grazie anche alla nascita del centro sportivo di Camanghè - arriva la pista. E i campioni: Alain e Nadir Cavagna, Gaia Colli, entrambi di San Pellegrino, Federica Cortesi di San Giovanni Bianco, Samuel Medolago della Valle Imagna oggi sono le punte di diamante. “La più grande soddisfazione è aver visto crescere i ragazzi fino a risultati veramente importanti - dice Ferrari - . E poi ampliare l’orizzonte delle specialità: abbiamo conquistato titoli provinciali nel vortex, nel salto in alto, nel lungo, nel peso”. Pensionato, dedica ormai gran parte del suo tempo alla società, sempre a disposizione. Con in mente i progetti del 2023: “A febbraio saremo in Spagna per gli Europei di club juniores di cross - dice - poi riporteremo il Giro dei ponti a San Giovanni Bianco. E ci piacerebbe proporre una gara anche a San Pellegrino. Il sogno? Semplicemente trasmettere la nostra passione aI giovani, perché la società possa andare avanti, anche a livello dirigenziale. E poi partecipare magari ai campionati nazionali di club in tutte le specialità dell’atletica”. Corsa, salti e lanci compresi. Un traguardo non poi così lontano.

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ZOGNO

Passerella sul Brembo completerà la ciclabile Si andrà da Bergamo fino a Piazza Brembana, senza interruzioni

L’area sud di Zogno dove verrà realizzata la passerella



Il cantiere dal 2023 per 1,2 milioni di euro. Per ora si arriverà alla passerella di via Polli, dopo circa 2,5 chilometri



S

i andrà da Bergamo a Piazza Brembana, senza interruzioni. La pista ciclabile della Valle Brembana, uno dei fiori all’occhiello del nostro turismo, sarà finalmente completata. L’ultimo tratto ancora mancante era quello per l’attraversamente di Zogno,

perché finora era necessario utilizzare l’ex strada statale della Valle Brembana, in via Locatelli. A settembre 2022, il Consiglio comunale di Zogno ha approvato il progetto preliminare per il nuovo tratto di ciclopedonale: costerà 1,2 milioni di euro. Una volta arrivati al parcheggio delle Grotte delle meraviglie si procederà verso l’ex area Falck (zona depuratore), passando dal parcheggio delle grotte stesse. Qui sarà costruita la nuova passerella ciclopedonale sul Brembo per andare sull’altra sponda del fiume, a valle della frazione di Stabello. La pista, seguendo tracciati già esistenti, arriverà fino alla passerella attuale, dopo circa 2,5 chilometri. Poi si tornerà sulla sponda destra del fiume, in via Polli (all’incirca dietro la farmacia). Bisognerà, quindi, utilizzare strade interne per arrivare all’area mercato da dove la pista ciclopedonale riprende verso Ambria e San Pellegrino. “Ma siamo comunque alla ricerca di altri 800 mila euro - dice l’assessore al Turismo Giampaolo Pesenti - che ci dovrebbero consentire di prolungare il tracciato sulla sponda sinistra fino al ponte Vecchio”. Da qui poi si proseguirà per l’area mercato. Si era anche ipotizzato di realizzare il prolungamento della pista ciclabile utilizzando il vecchio sedime ferroviario sulla sponda destra. Le analisi dei progettisti hanno però portato a una scelta diversa per più motivi: l’ex sedime nell’area industriale sarà nelle previsioni utilizzato per il tram fino a San Pellegrino, e il tracciato in questa zona avrebbe comportato maggiori ostacoli per intersezioni stradali e accessi carrali.

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ZOGNO

Da sinistra: la sorella Gaia, papà Ermanno, Matteo e mamma Isabella

Matteo Ruggeri con la maglia dell’Atalanta

Ruggeri: da Zogno all’Atalanta “Un sogno, ma punto più in alto”

Vent’anni, già tifoso milanista: il paese ancora nel cuore. Papà Ermanno: per emergere serve equilibrio



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Difensore, dall’età di 9 anni Zingonia è la seconda casa. La bici l’altra passione, gli incoraggiamenti degli amici



a ragazzo tifoso milanista, oggi veste la maglia atalantina. E con il cuore sempre a Zogno. Matteo Ruggeri, 20 anni, è oggi il calciatore della Valle Brembana ai piani più alti. Il piccolo Matteo, continuando la passione che era stata di papà Ermanno, inizia a giocare a calcio con la Zognese, poi, in una partita a Villa d’Almè, viene visto dagli osservatori dell’Atalanta. Così, dall’età di nove anni, il centro sportivo di Zingonia diventa la sua seconda casa. Una crescita costante fino al clamoroso debutto in Champions a 18 anni, in Atalanta-Liverpool del 2020 e poi, la domenica successiva, in serie A, contro l’Inter. Ruolo difensore, la scorsa stagione è stato un anno in prestito alla Salernitana, quindi il rientro a casa, nella sua Bergamo e in Valle Brembana. “Quando può,

torna a Zogno e incontra i suoi amici di sempre - racconta papà Ermanno -. Matteo è un ragazzo semplice, tranquillo, umile. Gli piace vedere le partite dei ragazzi al campo di Zogno, è ancora legato al suo paese. E spesso sale in sella alla mountain bike e gira per la valle, la sua seconda passione”. Cosa ha pensato quando ha esordito così giovane in Europa e poi in serie A? “Dopo quelle partite, contro Liverpool e Inter - racconta papà - siamo stati travolti da uno tsunami mediatico, giornali, social e televisioni. L’ho subito messo in guardia: perché tutto questo poteva essere un boomerang, meglio tenere i piedi per terra, il rischio era ed è quello di bruciarsi troppo presto”. E oggi, come vive questa esperienza nell’Atalanta? “Quando giocavo io era tutto più semplice - continua Ermanno -. Ora la pressione, anche dei social, è enorme: un giorno sei un campione, il giorno dopo, invece, non sei nulla. Bisogna tenere le distanze, avere equilibrio, non lasciarsi prendere da troppo entusiasmo in un caso, né scoraggiarsi nell’altro.L’ho detto a Matteo: restare

a certi livelli, giocare insieme a calciatori così importanti, non sarà facile. Servono sacrificio e impegno costante. Ha avuto un anno di esperienza a Salerno, anche se poi si è infortunato e ha giocato poco. Anche quella, però, è stata importante”. E la comunità di Zogno? “Mi fermano e mi fanno i complimenti per quanto sta riuscendo a fare mio figlio - continua Ermanno -. E’ un orgoglio per noi, naturalmente, ma anche per il paese”. E Matteo, invece, cosa dice? “Faccio parte della prima squadra da due anni racconta il terzino dell’Atalanta, diplomato tecnico del turismo all’istituto Alighieri di Bergamo - e un poco di esperienza, quindi, posso dire di averla maturata. Resto ancora tanto legato a Zogno, ai miei amici. Man mano che salivo di categoria ricevevo da loro un sacco di complimenti. Sono loro anche a incitarmi, ma non mancano pure le battute quando magari giochiamo con qualche squadra di cui loro loro sono tifosi. L’obiettivo? Già arrivare qui, a giocare con l’Atalanta, è stata la realizzazione di un sogno. Ma si punta sempre più in alto, non si sa mai”. 37 | INVERNO 2022/2023

Sciatore alpino arrampica in una giornata di sole, sopra il lago Moro di Foppolo

Lo skiman che fa vincere le “frecce” svizzere Oltre il Colle: Gigi Parravicini, 50 anni, anche dalla sua abilità di lavorare gli sci dipendono i successi della Nazionale femminile elvetica

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A

Una vita nel mondo del circo bianco. Dopo aver lavorato per la slovacca Petra Vlhova, ora prepara il materiale di Flury e Hählen



nche dalle sue mani, dalla sua abilità di lavorare gli sci, di renderli performanti, dipendono i successi della Nazionale femminile svizzera di Sci alpino, settore velocità. Gigi Parravicini, 50 anni, di Oltre il Colle, una vita nel mondo del circo bianco, da due stagioni è lo skiman ufficiale delle atlete che gareggiano nella Coppa del mondo di sci (Discesa e Super G) per la nazionale elvetica: Jasmine Flury e Joana Hählen. Le segue negli allenamenti e nelle gare di Coppa del mondo. “Una grande soddisfazione - dice Gigi, che il resto dell’anno aiuta nel negozio di famiglia - ma anche una grande responsabilità. Il mio compito è quello di prendere gli sci nuovi, prepararne l’assetto, le lamine, le suole, renderli insomma più performanti possibili per l’atleta che li userà in gara”. La sua carriera inizia da lontano. A Oltre il Colle nasce in mezzo al mondo della neve e dello sci: le prime gare come atle-

ta da ragazzo, poi nel 1991, ancora giovanissimo, diventa maestro di sci. Prima con lo Sci club Val Serina, poi a Selvino con il team di Toni Morandi, dove allena i ragazzi. Entra come allenatore e skiman nel Comitato Alpi centrali, trampolino di lancio per i ragazzi della Nazionale italiana di sci. Con lui, all’epoca, c’è Livio Magoni di Selvino, altro grande allenatore che lo affiancherà per diversi anni nella sua carriera. Passa poi ad allenare la squadra C (Juniores) e la squadra B della Nazionale italiana, agli inizi degli anni Duemila. Nel 2006/2007 il grande salto nella Coppa del mondo, per le discipline tecniche (Slalom speciale e Gigante). Per due anni ha preparato gli sci della slovacca Petra Vlhova, pluricampionessa olimpica e mondiale. E dalle ultime due stagioni, appunto, skiman della Nazionale svizzera femminile di discesa e Super G. “Nel nostro gruppo - dice Pierluigi, conosciuto da tutti come Gigi - siamo tre skiman, due allenatori e un fisioterapista. Ci occupiamo delle quattro ragazze della squadra A della Svizzera”. La più grande soddisfazione? “Beh, sicuramente la vittoria alle Olimpiadi di Pechino di Corinne Suter, proprio davanti a Sofia Goggia”. 39 | INVERNO 2022/2023

VAL SERINA

Antica fonte Bracca Nuova vita per l’hotel

Chiuso da dieci anni, progettazione iniziata: ristorante e open space



Di proprietà del Comune, ospiterà anche un museo dell’acqua: i fondi, 500 mila euro, dalla Regione

L’



ex albergo Fonte Bracca, di proprietà del Comune di Bracca e una delle strutture ricettive più antiche della Valle Brembana e della provincia, avrà finalmente una nuova vita. Grazie a un contributo di 500 mila euro da Regione Lombardia potrà ospitare di nuovo un ristorante-bar, ma anche camere e un open space per un museo dedicato all’acqua e alle attività della Valle Serina. “È questo il nostro obiettivo dice il sindaco di Bracca Giacomo Gentili - ridare vita all’ex albergo, con nuove funzioni. Farne una “porta” della Valle Serina, dove i turisti potranno già da subito scoprire le ricchezze che la nostra valle offre anche da un punto di vista dell’ar-

L’ex albergo Fonte Bracca costruito nel 1909 e chiuso da una decina d’anni

tigianalità e dell’imprenditorialità. E poi uno spazio dedicato alla storia dell’acqua Bracca”. L’ex albergo è chiuso da ormai dieci anni: nacque nel 1909, in piena Belle Epoque. Era ed è collegato tuttora alla fonte dell’acqua minerale Bracca. Per tale motivo venne realizzato in mezzo agli Orridi, lungo la strada provinciale, in un luogo che ai più oggi parrebbe quanto meno poco felice. Ma erano gli anni in cui alla fonte Bracca si saliva per la cura idropinica, un po’ come avveniva a San Pellegrino. L’albergo venne poi chiuso negli Anni Cinquanta, per essere ricostruito e riaperto nel 1994. Risale a tale periodo la convenzione ventennale tra il Comune e un imprenditore zognese che lo tenne aperto fino al 2011. Poi la chiusura e i tanti tentativi del Comune di trovare chi potesse recuperare l’albergo e riaprirlo, come ristorantehotel. Obiettivo che sembrava essere stato raggiunto nel 2018 grazie a un im-

prenditore dell’Isola, esperto nel settore ristorativo, che poi rinunciò per i costi troppo alti. “Ora questi 500 mila euro dalla Regione - spiega ancora il sindaco - ci consentiranno il recupero funzionale della struttura, in particolare di impianti e serramenti e per l’isolamento”. Il Comune ha affidato allo Studio Arco di Caravaggio la progettazione per un primo recupero. Ma poi bisognerà andare alla ricerca di altri fondi per poter completare l’intervento di recupero, eventualmente col supporto del futuro gestore. Lo scorso settembre l’ex albergo era stato anche visitato dal Governatore della Lombardia Attilio Fontana, dagli assessori regionali Lara Magoni, Claudia Terzi e Massimo Sertori. Il Governatore, con il sindaco Gentili e il project manager di Studio Arco, Marco Castelli, aveva visitato gli interni dell’edificio e la storica fonte Bracca. Per l’ex albergo che ospitò anche i nobili di inizio ‘900 potrebbe essere finalmente l’inizio della rinascita.

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VAL SERINA

Andrea Rondi, per mezzo secolo il re dei trasporti in Val Serina Scomparso lo scorso marzo a 74 anni, aveva iniziato trasportando le bottiglie di acqua Bracca

Da sinistra in alto, i figli Massimo, Marco, Michele, quindi Andrea Rondi e la moglie Luciana



I

Imprenditore lungimirante ha creato e fatto crescere una delle aziende più note del settore



l lavoro e il sacrificio per lui erano una regola di vita”. Una vita dedicata alla famiglia, alla moglie Luciana, ai figli Michele, Massimo e Marco. Andrea Rondi, scomparso lo scorso 22 marzo, ha rappresentato una delle figure di imprenditori più lungimiranti della Valle Brembana. Settantaquattro anni, di Bracca, era titolare dell’omonima azienda di autotrasporti della Val Serina che in circa mezzo secolo ha saputo ampliarsi fino a diventare per il settore, un punto di riferimento provinciale e non solo. Rondi - che fu anche grande appassionato nella ricerca dei tartufi, una delle tradizioni del territorio di Bracca - iniziò la sua collaborazione con l’azienda Fonte Bracca nel 1968, una collaborazione

L’ultimo bilico fatto realizzare da Rondi

proficua che gli consentì di ampliare la propria attività, oggi comprensiva di una trentina di mezzi e 40 dipendenti. La sede è a Bracca, il parcheggio dei mezzi e depositi, invece, a Zogno, nell’area industriale, e tra i clienti Sanpellegrino, Amazon, Fonte Bracca, Fonte Pineta e Fonte Levico. “Mio padre ha dedicato la

sua vita alla famiglia e al lavoro – lo ricorda il figlio Massimo –. Mi diceva sempre che quando aveva iniziato lui a lavorare doveva togliere tutte le casse di bottiglie dai camion a mano, facendo una grande fatica. Mentre oggi tutto è automatizzato. Porteremo avanti la sua attività e il suo ricordo con orgoglio”. Nel 2020, durante la pandemia di Covid, l’azienda diede anche il suo prezioso contributo nel trasporto di pacchi alimentari. La scomparsa è avvenuta nel marzo del 2022. Andrea aveva da poco fatto realizzare due nuovi mezzi: un autotreno che è riuscito a vedere e un bilico aerografato portato all’ultimo saluto, durante la cerimonia del funerale nella sua Bracca. Così, un suo caro amico, Francesco Dorino Corna, già direttore generale della Fonte Bracca, ricorda Andrea Rondi: “Era il 1968 e da dieci anni dirigevo già la società Ama Fonte Bracca - . Una mattina estiva di quell’anno, sulla scalinata dell’ingresso degli uffici, mi aspettava un baldo giovane, accompagnato da suo padre. Era il timido Andrea, con suo papà Bortolo, autorevole esponente del Comune di Bracca. Andrea mi disse che il padre aveva appena acquistato per lui una motrice nuova di zecca, con il proposito di iniziare l’attività di autotrasporto. Chiedeva, quindi, la possibilità di lavorare”. “Dissi che la cosa poteva andare bene, senza, però, promettere nulla di certo continua Francesco Dorino Corna -. Dissi anche che il maneggiare le casse di legno senza l’utilizzo di muletti, era un lavoro pesante e difficoltoso. Il giovanotto Andrea non si scompose: era disposto a tutto pur di lavorare. Aveva capito che il lavoro e il sacrificio erano per lui norma di vita. Iniziò, quindi, un rapporto con la Fonte Bracca che dura ancora dopo mezzo secolo”. “L’azienda ora si è ingrandita ed è proiettata verso un avvenire sereno - conclude l’ex dirigente della Fonte Bracca -. L’esempio di dedizione alla famiglia e al lavoro di Andrea vive nei cuori della moglie e dei figli, che oggi lo portano avanti nel suo ricordo. Sono certo che l’esempio di Andrea resterà sempre un punto di riferimento per tutti”. 41 | INVERNO 2022/2023

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Dossena: mucca dell’azienda di Giuseppe Gamba “Regina delle valli”



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Ma sempre più sacrifici: fieno e mangimi sono carissimi, l’unico modo per sopravvivere è puntare alla qualità



a mucca di razza Bruna più bella delle Orobie? Si chiama Columbia, ha sei anni ed è di proprietà dell’azienda agricola “Gamba farm” di Dossena. Un’azienda storica della Valle Brembana, giunta ormai alla quarta generazione, forse anche più. A lei è andato il titolo di “Regina delle valli”, al termine del concorso che nell’ottobre scorso, proprio a Dossena, ha visto gareggiare i migliori capi arrivati da tutta la provincia. “Una grande soddisfazione - dice Giuseppe Gamba, 42 anni - che testimonia la grande qualità della nostra azienda”. Una soddisfazione che, in questi mesi, si scontra però con le difficoltà che tutto il mondo agricolo sta affrontando. Per i prezzi considerati troppo bassi del latte venduto alla stalla, e per quelli, al contrario, andati alle stelle di fieno, mangimi ed energia. “Noi vendiamo il latte a circa 50 centesimi al litro - dice Giuseppe, titolare dell’azienda insieme alla sorella Elda, 36 anni - ma la produzione ci costa di più: andrebbero riconosciuti il valore aggiunto del latte di montagna e tutti i maggiori sacrifici che, da noi, un’attività comporta rispetto agli

allevamenti in pianura. I costi del fieno sono passati da 15-18 euro a 35 euro al quintale, quelli del mangime da 32 a 52 euro. E l’energia elettrica da 500 a 2.500 euro al mese. Costi che diventano sempre più insostenibili. Come ci salviamo? Producendo e vendendo direttamente noi formaggi di qualità: è l’unica strada che potrà salvare anche tante nostre aziende nelle valli”. “Gamba farm” oggi alleva una novantina di capi, nelle stalle e nei prati in zona Paglio di Dossena. “Conferiamo a un caseificio metà del latte - dice Giuseppe - l’altra metà, invece, la trasformiamo noi: produciamo stracchini e formaggi, vendendoli a negozi della provincia o nel nostro piccolo spaccio. Teniamo molto al benessere degli animali e alla qualità della produzione. E questo è anche l’unico modo per sopravvivere. Ormai sono pochissime le aziende agricole che vivono solo di questa attività, in tante aziende famigliari c’è qualcuno che fa anche un altro lavoro”. “Per molti - continua Giuseppe Gamba - proseguire a queste condizioni sarà sempre più difficile, quanto meno con gli stessi metodi di una volta. Il mondo cambia, dobbiamo cambiare anche noi. Cosa servirà per andare avanti? Sicuramente la qualità, che potrà differenziarci dalla pianura, quindi la capacità di produrre e vendere noi direttamente i nostri formaggi. Infine diversificare l’attività ampliandola all’ambito turistico”.

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Masarati di Brembilla è il super climber 2022

A Luca, 29 anni, il premio alpinistico alla memoria di Bruno Tassi “Camos”

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44 | INVERNO 2022/2023

La consegna al raduno di climbers alla Corna Bianca di Cornalba. Ora sogna i 6.000 metri dell’Alpamayo, in Perù



a iniziato ad arrampicare quando aveva 15 anni. E oggi può dire di essere uno dei migliori climber orobici. Luca Masarati, 29 anni, di Val Brembilla, tecnico-operaio in un’azienda di Valbrembo, è stato nominato “Climber 2022” della Bergamasca. A lui, lo scorso ottobre, il “Gruppo Camosci” ha assegnato il “Premio Camòs 2022”, il riconoscimento che ogni anno ricorda Bruno Tassi, l’alpinista scomparso in un incidente stradale nel 2007: era la vigilia di Natale quando Tassi, di San Pellegrino, si schiantò in un tratto di strada tra Camerata Cornello e San Giovanni Bianco. Fu proprio Bruno Tassi a fondare il gruppo alpinistico che ancora oggi continua la sua passione. E prosegue la tradizione di quel raduno annuale alla falesia della Corna Bianca di Cornalba, in Val Serina - una delle più belle e frequentate della

nostra provincia - inizialmente nata come competizione e, dopo la scomparsa di Tassi, meeting di amicizia tra appassionati climbers del nord Italia. Lo scorso ottobre erano in 200 gli alpinisti arrivati da tutta la Lombardia ma anche dal Trentino Alto Adige per partecipare al meeting. A premiare il “Climber dell’anno 2022” è stato il presidente del gruppo Camosci, Gianandrea Tiraboschi di Zogno: “Per il livello tecnico raggiunto, perché volontario del Soccorso alpino e per aver aperto ultimamente anche nuove vie, l’ultima in Presolana”. Queste le motivazioni per l’assegnazione del premio. A Masarati è stato consegnata una targa in legno con il ricordo di Tassi e un “friend”, attrezzo per la sicurezza in arrampicata ma che, in questa occasione, ha voluto essere anche un segno dell’amicizia che contraddistingue il raduno di Cornalba. Negli anni scorsi il premio era stato assegnato, tra gli altri, a Simone Moro, Mario Curnis, Yuri Parimbelli e Maurizio Tasca. Ora a Luca Masarati che negli ultimi anni ha dimostrato “un grande talento - continua Tiraboschi -.Aprendo, per esempio, due nuove vie sulla Presolana nord, la prima con Mauro Scanzi di San Pellegrino e la seconda con Nicole Duci di Colere”. “Ricevere il Premio Camòs è stato un grande onore e un’emozione indescrivibile - dice Luca - . Purtroppo io Bruno non l’ho conosciuto. Ho però assaporato la grande eredità che ci ha lasciato: falesie, vie e soprattutto i tanti amici a cui ha trasmesso qualcosa di speciale. Molti di questi, a loro volta, hanno passato a me l’amore che lui aveva per la montagna e per l’arrampicata in ogni sua forma. Devo a Paolo Gervasoni e Mauro Scanzi la passione che oggi mi accompagna. Da quando ero ragazzo hanno creduto in me. Ho sempre trovato qualcosa di speciale in chi scalava con Camòs. Ogni persona aveva un aneddoto che trasudava di passione per la scalata e per la montagna, e credo che questa sia la cosa più preziosa che Bruno ci abbia lasciato”. Il sogno nel cassetto? “Tornare sui quasi 6.000 metri dell’Alpamayo, in Perù”. Chissà se il 2023 sarà l’anno buono, per il “Climber 2022”.

BASSA VALLE - VILLA D’ALME’

Il Porto di Clanezzo diventa B&B con Spa

Lorenzo Filippini, ingegnere di 33 anni, di Petosino, davanti allo storico edificio del Porto di Clanezzo



U

L’apertura dell’attività ricettiva dalla primavera 2023. All’interno i vecchi tiranti della passerella sul Brembo



no è un ingegnere di 33 anni, si chiama Lorenzo Filippini, di Petosino di Sorisole, ed è project manager alla Cms di Zogno. Il socio è Davide Baggi, 31 anni, perito elettronico di Ponteranica.Insieme hanno rifatto nascere il Porto di Clanezzo, lo storico edificio posto sul Brembo un tempo dimora del traghettatore. Un sogno che è diventato realtà, grazie alla caparbietà, all’intraprendenza dei due giovani. La scorsa estate, il Comune di Ubiale

Clanezzo ha ridato vita alla passerella sul Brembo (Ol put che bala) dopo un anno di chiusura per motivi di sicurezza. E ora anche il Porto è ormai pronto a rinascere. La casa è risalente al 1614 e vi dimorò il traghettatore, finché, nel 1878, venne realizzata la passerella in legno e ferro che di fatto pose fine al suo lavoro. I due giovani sono diventati i nuovi proprietari del Porto, abitato fino a una trentina di anni fa, poi abbandonato. Dopo poco più di due anni di lavori il Porto è pronto a diventare Bed and breakfast. L’apertura è prevista nella primavera 2023. Già quest’estate i due giovani hanno aperto “La Gabela”, un piccolo bar-chiosco (così chiamato a ricordo del dazio, la “gabella”, che si doveva pagare al traghettatore per passare da una spon-

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L’edificio nei pressi del “Put che bala” recuperato da due giovani di Ponteranica e Sorisole. In estate aperto il bar “La Gabela” da all’altra del Brembo). “Il servizio ha funzionato benissimo contribuendo a ridare vita al luogo - dice Lorenzo -.Ora ci aspetta il Bed and brekfast: volevamo valorizzare un luogo a cui siamo particolarmente affezionati e dimostrare ai giovani della valle l’importanza di recuperare qualcosa di storico e bello come questo luogo”. L’edificio è addossato alla roccia, e nel recupero, sono stati conservati architettura e materiali dell’epoca. All’interno si possono vedere anche i vecchi tiranti della passerella. Anche gli affreschi esterni, grazie a una raccolta fondi, sono stati portati alla luce. “Nella grotta vorremmo realizzare una piccola Spa - conclude Lorenzo - mentre il riscaldamento avverrà anche a legna, così da rendere ancora più accogliente l’atmosfera”.

BASSA VALLE - VILLA D’ALME’

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alimentari

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Il mago del parquet da Saint Moritz a Dior Angelo Belotti, l’artigiano dell’antico che ha iniziato a 14 anni

 

  



Angelo Belotti nel suo negozio di Villa d’Almè



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T

Di Serina, con negozio a Villa d’Almè. Tra i clienti una boutique Christian Dior a Milano. Suo il recupero al Grand Hotel di San Pellegrino



ra i suoi clienti può annoverare una boutique della maison Christian Dior a Milano, alloggi a Saint Moritz e Cortina o le Spa di QC Terme. E, nel 2022, anche il recupero dei 1.200 metri quadrati del piano terra del Grand Hotel di San Pellegrino. Lui è Angelo Belotti, 57 anni, da Serina, titolare da 35 della “AB Parquet” di Villa d’Almè, lungo la statale della Valle Brembana. La sua storia di artigiano inizia a 14 anni, quasi per caso. Diventa orfano di padre a 12 anni, una famiglia di allevatori, lavoro che però non voleva continuare. “Fu mio zio a indirizzarmi - ricorda Angelo Belotti -. Un giorno, mentre aiutavo un pittore, mi vide con una macchina per levigare. Mi chiese se mi piaceva farlo. Mi accompagnò da un parquettista di Almenno San Salvatore e gli disse tre cose, in dialetto: “Ölega bè, faga ‘mparà òl mester e se ‘l fioca mètega öna branda”. Iniziai da lì,

poi a 18 anni - correva l’anno 1987 - ero già in proprio. Aprii un piccolo negozio a Serina, dieci anni fa la prima sede ad Almè, poi quella nuova”. Oggi Belotti è diventato un maestro in soluzioni, potremmo dire, “originali”, soprattutto antiche. Un esempio: le assi di ponte usate dai muratori, con tutte le loro imperfezioni (calce o ruggine), con lui diventano pavimento o rivestimenti di pregio. E poi il recupero di legno antico, come le Briccole di Venezia (rovere di laguna). O legno con secoli di storia, come per il Grand Hotel di San Pellegrino. “Una storia di 117 anni, quella del Grand Hotel - dice Belotti - che non volevo stravolgere: sono andato da ditte specializzate, ho trovato le soluzioni più adatte, alla fine abbiamo fatto una pulizia conservando i colori originali e riposizionando uno per uno i pezzi del parquet”. All’ingresso del negozio anche una parete completamente ricoperta di muschio di Lapponia. Soluzioni innovative, green. Pensavi di arrivare fin qui? “Direi di no, non sapevo nulla di questo mestiere conclude Angelo -. Mi hanno aiutato intraprendenza, coraggio, un pizzico di follia. E la laboriosità dei brembani. Quella ce l’abbiamo nel dna”.



I Una fermata della Tramvia della Val Seriana

Tramvia fino a Villa d’Almè Lavori dal 2023 Approvato il progetto, iniziate le procedure per 300 espropri. La messa in servizio dal 2026

BASSA VALLE - VILLA D’ALME’

Sarà lunga 11 chilometri, con 17 fermate e carrozze tecnologicamente più avanzate di quelle in uso finora in Valle Seriana



nizia a “viaggiare” la Tramvia (Teb2) che dovrà collegare Bergamo con Villa d’Almè, alle porte della Valle Brembana. A settembre è stato presentato il progetto definitivo. La gara per aggiudicare i lavori dovrebbe avvenire all’inizio del 2023, quindi dalla primavera o entro l’estate è previsto il cantiere e – dopo tre anni – per la fine del 2026, la messa in servizio della linea. A dettare i tempi di realizzazione della tramvia è il presidente della Teb Filippo Simonetti. Questi invece i costi previsti della nuova opera che collegherà la città con Villa d’Almè: 178,5 milioni di euro il totale, di cui 125 arriveranno dallo Stato (50 dal Piano nazionale di ripresa e resilienza), la Regione Lombardia ne metterà 40, il Comune di Bergamo 9,5 e gli altri comuni interessati (Ponteranica, Sorisole, Almè e Villa d’Almè) quattro, di cui tre dal consorzio Bim. La tramvia che arriverà alle

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porte della Val Brembana partirà dalla stazione ferroviaria di Bergamo per proseguire verso Borgo Palazzo, San Fermo (e fin qui sarà comune con la Teb 1 seriana), quindi via Bronzetti, Santa Caterina, Stadio, De Gasperi, Crocefisso, Sant’Antonio, Pontesecco. Uscirà poi dalla città passando per Ponteranica, Ramera, Petosino, Paladina, Almè Volta, Villa d’Almè Mazzi, Villa d’Almè Capolinea. Sarà lunga 11,5 chilometri e avrà 17 fermate. Le carrozze avranno sicuramente una tecnologia maggiore rispetto a quelle della attuale Teb1 della Vallle Seriana, ormai datate di 20 anni. Nel frattempo è iniziato l’iter per l’esproprio di circa 300 terreni, la maggior parte dei quali a Bergamo, ad Almè e Villa d’Almè. Mentre le modifiche alla viabilità che la tramvia porterà proprio ad Almè hanno sollevato qualche inevitabile critica. Resta, invece, ancora tutta aperta l’ipotesi di far continuare la tramvia anche in Val Brembana, fino a San Pellegrino Terme. Tra le soluzioni prospettate, nell’inverno 2021, c’era quella di realizzare un collegamento con mezzi funzionanti a idrogeno, soluzione che potrebbe contare su finanziamenti europei. Ma l’ìidea pare essere caduta nel vuoto.

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Fu allieva dell’Etoile del Bolscioi Nicole Riva fa danzare la valle

Trentadue anni, di Valbrembo, insegna a 200 ragazze da Piazza Brembana a Villa d’Almè con l’Asd Chignon

Nicole, allieva dell’Etoile del Bolscioi Nicole Riva danza nella gallleria Vittorio Emanuele II a Milano



Amavo tanto ballare che da bambina “costringevo” i vicini di casa a partecipare alle mie coreografie

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a ragazzina amava talmente la danza che “costringeva” i vicini di casa a partecipare alle sue coreografie. “Stanca” di vederla ballare in cucina e salotto, mamma si decise finalmente a iscriverla a una scuola di danza. Oggi, quella ballerina, ha 32 anni, e insegna danza a 200 ragazze della Valle Brembana e non solo, nelle tre sedi di Piazza Brembana, Villa d’Almè e Almenno San Bartolomeo. Per Nicole Riva la danza è tutto: vita, passione e professione. Originaria di Valbrembo, inizia a danzare all’età di 14 anni, appunto quando mamma decide di iscriverla al liceo coreutico di Bergamo (indirizzo dell’istituto magistrale Secco Suardo di Bergamo). Arriva fino al terzo 48 | INVERNO 2022/2023

anno, poi prosegue in autonomia, frequentando la scuola “On stage” di Bergamo, con il direttore Ermanno Rossi, finalista del programma televisivo “Saranno famosi” di Maria De Filippi su Canale 5, e allieva dell’étoile del teatro Bolscioi di Mosca, Margarita Smirnova. E con lei si diploma diventando insegnante di danza. Nel 2011 Nicole apre, a soli 20 anni di età, la sua prima scuola di danza a Piazza Brembana. “Mio zio, don Angelo Riva - ricorda Nicole - era curato interparrocchiale in alta valle Brembana. Mi ripeteva che nella comunità mancava qualcosa, che sarebbe stato bello organizzare motivi di incontro per le ragazze dell’alta valle. Quell’anno partecipai come animatrice al Centro estivo della parrocchia di San Martino, a Lenna e Piazza Brembana, e nell’autunno partì il primo anno di scuola, già con 40 ragazze”. Nasce così l’Associazione sportiva dilettantistica “Chignon” di Nicole Riva, oggi scuola di danza classica, moderna, hip-hop e preparazione

fisica, conosciutissima in Valle Brembana. Con circa 200 allievi, che arrivano da Almè fino a salire a Carona, da 3 a 30 anni di età. Negli anni scorsi due ballerine della scuola, Sabrina Cattaneo di Valleve, e Irene Zanchi di San Pellegrino Terme, avevano partecipato alla Residenza artistica Mab (Maria Antonietta Berlusconi), di Milano. Sabrina Cattaneo è poi stata scelta per una coreografia al teatro Manzoni di Milano, dove si è esibita con i ballerini della Scala di Milano. “Dopo oltre dieci anni di scuola - continua Nicole, sposata e madre di una bambina di un anno e mezzo - stanno arrivando grandi soddisfazioni, con tanti premi nei concorsi, anche fuori provincia: Irene Zanchi si è iscritta all’Università di arti e spettacolo a Roma, e si candida ad aprire una nuova sede della nostra scuola. E già una nostra allieva, Beatrice Pedretti di San Giovanni Bianco, è diventata a sua volta insegnante di danza”. Poco alla volta, per Nicole e la sua scuola di danza, arrivano i primi successi in punta di piedi.

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Camorone “Esempio per tutta l’Italia”

Da sinistra, l’ex sindaco Gianni Salvi, Nunzio Capelli, Lara Magoni e Guido Bertolaso a Camorone



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Nunzio Capelli: negli anni successivi abbiamo restituito la solidarietà ricevuta, aiutando in tante emergenze in Italia



a ricostruzione di Camorone rappresentò un esempio per tutta l’Italia. Un modello che andrebbe applicato a tragedie analoghe. Gianni Salvi, ex sindaco di Brembilla, fu in prima linea nei drammatici giorni della frana che - il 28 novembre 2002 - distrusse la parte storica della frazione: ci furono 310 sfollati, 14 le case travolte, la strada provinciale interrotta quasi un mese. Fortunatamente, non vi fu alcuna vittima, ma è rimasta una “ferita” che, dopo 20

anni, in tanti abitanti di Camorone, è ancora aperta. Tanto fu il dolore di quei giorni. Dopo 20 anni, il 27 novembre 2022, Brembilla ha voluto ricordare: il dramma, la paura, la disperazione ma anche la solidarietà, il senso di comunità, la forza di rialzarsi, la caparbietà nel ridare un futuro a chi aveva perso tutto. “Preparammo la palestra per accogliere gli sfollati - ha ricordato Salvi - ma rimase inutilizzata: tutte le persone trovarono ospitalità dai compaesani. Questo fu il segno della nostra unità. E poi la ricostruzione: dopo sei mesi chi aveva perso casa fu risarcito. Un esempio per tutta l’Italia, un modello che andrebbe bene per tante altre situazioni analoghe”. Tantissime le autorità presenti alla commemorazione, tra cui anche don Angelo Domenghini e don Sergio Alcaini, rispettivamente parro-

La commemorazione a 20 anni dalla frana che distrusse la frazione. L’ex sindaco Salvi: sei mesi dopo, tutti ebbero la nuova casa co e curato d’oratorio in quell’anno. E poi l’allora direttore del Dipartimento nazionale di protezione civile Guido Bertolaso, accompagnato dall’assessore regionale al Turismo Lara Magoni: “Camorone fu un esempio di solidarietà e del ruolo fondamentale dei volontari”, ha detto Bertolaso, assessore regionale al Welfare. Nunzio Capelli, invece, guidava i volontari: “Nessuno, mi disse il sindaco Gianni, doveva sentirsi abbandonato. Una frase che mi ha accompagnato per sempre”. “A un anno dalla frana, anche a Brembilla nacque il gruppo di Protezione civile, continua Capelli -. Da allora, e tante volte ci fu in prima fila anche il sindaco Gianni , abbiamo voluto restituire in aiuti e solidarietà in giro per le emergenze d’Italia, quanto era stato donato a noi per la rinascita di Camorone”.

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Belotti, 18 anni, di Villa d’Almè ma originario di Zogno, ha iniziato col rugby, poi le vasche all’Italcementi. Un palmares già ricchissimo Punta ai Giochi di Parigi 2024

Stefano Belotti, 18 anni, campione di tuffi



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“Da bambino ero cicciottello, mi chiamavano Stu, come una targaruga”. L’anno prossimo sarà nella Guardia di finanza



nato come rugbysta, è esploso come tuffatore. Stefano Belotti, 18 anni, da cinque con casa in via Goltti a Villa d’Almè ma originario di Zogno, è oggi una delle promesse del trampolino azzurro. E pensare che da piccolo aveva persino paura a lanciarsi in piscina. Mentre oggi i suoi tuffi sono diventati tricolori, europei e mondiali. La sua passione nasce per caso. È il 2013 e i genitori sono baristi alle vasche d’acqua dell’Italcementi, a Bergamo, dove la sorella Greta fa corsi di nuoto. Un giorno vede i ragazzi tuffarsi e prova anche lui. Da lì - ha otto anni di età - prende piede, all’inizio un po’ titubante poi senza freni, la passione. Che lo porta a conquistare titoli italiani, uno europeo (in Romania, lo scorso luglio), e poi l’azzurro ai mondiali, due volte a Kiev e di recente in Canada (il nostro magazine è andato in stampa a gare iniziate). Stefano è iscritto all’ultimo anno dell’istituto di scienze umane “Mamoli” di Bergamo, il prossimo anno si iscriverà all’Università di Scienze motorie e contemporaneamente all’Accademia della Guardia di finanza, dove farà parte del gruppo sportivo. Sono trascorsi una decina d’anni da quando ha iniziato a

tuffarsi. “Non ho più la paura che avevo da ragazzo - racconta Stefano - quando sono sul trampolino in attesa del salto c’è ancora tanta adrenalina ma anche un po’ di timore di farmi male. Non tanto per l’altezza, quando per la possibilità di urtare la piattaforma. Mi è ancora successo, ma senza gravi conseguenze”. Campioni del passato o del presente a cui si ispira? “Nessuno, penso a me stesso”. Carattere forte quello di Stefano: si allena 14 volte alla settimana, due volte al giorno, la piscina Italcementi e la palestra San Marco a Bergamo sono la sua seconda casa. Per gli amici è ancora “Stu”, soprannome affettuoso che gli avevano affibbiato da ragazzo, quando in tv mandarono in onda “L’era glaciale”, film con una tartaruga con quel nome. Lui era un po’ “cicciottello”, oggi la “tartaruga” è quella sull’addome. Fisico, il suo, statuario, 1,71 metri di altezza per 69,5 chili, è oggi uno dei tuffatori più promettenti in Italia. L’anno prossimo gareggerà con i grandi, sarà nella categoria senior. E allora dopo i tuffi mondiali tra gli juniores ora Stefano pensa a quelli olimpici, magari già a Parigi 2024. Ad accompagnarlo in questa avventura fatta di sacrifici, caparbietà e passione, oltre al suo allenatore Davide Pasinetti, ci sono mamma Daniela Curnis, e dal cielo, anche papà Nicola, scomparso nel 2021 per un infarto. “Ogni vittoria la dedico a lui”, dice Stefano. Da baby rugbysta ha imparato cosa vuol dire raggiungere la meta. E la prossima meta, Stefano, pare averla bene in mente.

LE INTERVISTE

“Il nostro ospedale irrinunciabile La Regione deve cambiare passo” Il presidente della Comunità montana Lobati: chiediamo solo gli stessi servizi che hanno in Valle Seriana



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Turismo, pensiamo a un modello di albergo diffuso vallare. Viabilità: la tramvia arrivi almeno fino a Zogno



onathan Lobati, 34 anni, residente a Lenna, originario di Ornica, è il presidente della Comunità montana Valle Brembana dal 2019. Sindaco di Lenna e già consigliere provinciale, lavora come tecnico alla Orobica di Zogno. A lui abbiamo chiesto alcune riflessioni sui temi più importanti relativi alla Valle Brembana. Presidente, la Valle Brembana è ormai vicina a scendere sotto i 40 mila residenti: poche nascite e le giovani coppie che lasciano la valle. Difficile una ricetta per invertire la tendenza, cosa può fare la politica ad alto livello? “Se vuole contrastare questo fenomeno deve intervenire facendo in modo che il costo della vita sia minore nelle aree rurali italiane, come la nostra, prevedendo defiscalizzazioni e incentivi mirati per chi vuole vivere e investire da noi. Inoltre va abbandonata la logica del costo a persona dei servizi. Vanno invece considerati essenziali anche alcuni servizi che economicamente in montagna costano pro capite di più, come la sanità e i trasporti, ma anche l’istruzione”. Parliamo di turismo, uno dei motori più importanti della nostra economia: abbiamo pochi alberghi ma migliaia di seconde case, abbiamo valori e potenzialità, ma forse ancora poco sfruttati. Cosa manca per il salto di qualità alla nostra valle? “La nostra valle è stata sviluppata negli anni sul concetto del turismo mordi e fuggi, di chi vive fuori dalla valle e ci raggiunge durante le festività. Serve sostenere chi decide di investire nella ricettività, magari pensando anche a un nuovo modello di albergo diffuso vallare che lavori nella doppia direzione di dare offerta turistica ma anche in quella del recupero del patrimonio edilizio e del tessuto urbano”. L’ospedale di San Giovanni Bianco in questi anni si è oggettivamente impoverito di servizi. Ora si appresta a diventare “Ospedale di comunità”. Ci spiega in poche parole di cosa si tratta e quale sarà il suo futuro? “L’importanza dell’ospedale di San Giovanni Bianco non è in discussione ed è un presidio irrinunciabile. Tutto il territorio chiede a Regione Lombardia un cambio di passo. L’ospedale di comunità è una buona cosa solo se inserita in una struttura che funziona e che garantisce assistenza alla popolazione. Se è sicuramente

Jonathan Lobati, 34 anni, di Lenna

vero che nel 2022 si fa sanità in modo diverso e più razionale, non possiamo però finire nel tritacarne dei numeri. Per me ogni cittadino ha un suo grande valore, indipendentemente che in valle siamo in pochi o in tanti. Abbiamo solo chiesto di essere trattati come i cittadini della Valle Seriana, nulla di più”. La viabilità è uno degli altri grandi temi fondamentali per lo sviluppo della valle. Aperta la variante di Zogno cosa serve ora? Finire la tangenziale sud, la variante di San Giovanni Bianco, la tramvia fino a Villa

d’Almè o San Pellegrino, i collegamenti intervallivi. Quali le priorità? “Al netto dei critici, credo che la variante di Zogno sia stata un’opera fondamentale. Ogni giorno mi regala 20 minuti di vita che non devo passare in auto, e scusate se è poco. Ora dobbiamo puntare dritto sul completamento della tangenziale sud, tutti i sindaci la vogliono e per testimoniarlo abbiamo stanziato tanti nostri soldi. La tramvia sarà una bella opera ma fino a quando non arriverà almeno fino a Zogno, sarà un’opera a metà. Credo, inoltre, che serva costituire un secondo collegamento di monte, o dal passo Dordona o verso la Valsassina, senza pensare a opere mastodontiche. Lavoriamo perché tutta la politica ci consideri maggiormente”. Un’ultima domanda-provocazione: immaginiamo una giovane famiglia dell’alta valle, con figli e lavoro lontano, che vuole andarsene a Bergamo ad abitare. Cosa le direbbe per convincerla a restare? “Ognuno nella vita ha una propria scala dei valori, che va rispettata. Ma davvero, possiamo paragonare la possibilità di aprire la finestra di casa e vedere il Menna o vedere le finestre del vicino? Ma davvero possiamo paragonare la serenità di lasciare la porta di casa aperta quando si esce a dispetto delle porte blindate a triplice mandata della città? Ma davvero possiamo preferire andare in palestra che andare a fare una camminata al rifugio Benigni? Ho fatto solo degli esempi, se volete banali, ma sono quelli che ogni giorno, mi fanno sentire di essere un uomo fortunato a poter vivere qui”.

L’ospedale di San Giovanni Bianco

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LE INTERVISTE

“Ristoranti Servono stipendi dignitosi” Elena Riceputi (Visit Brembo): “Carenza di personale? Abbiamo chiesto ad Ascom un progetto per incentivare gli studenti a restare”



Quarant’anni, di Zogno, è la direttrice del consorzio degli operatori turistici: gastronomia punto di forza della valle

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lena Riceputi, 40 anni, di Zogno, è il direttore di Visit Brembo, il Consorzio turistico l’associazione che riunisce Comuni e operatori privati, con l’obiettivo di promuovere la Valle Brembana.

Elena Riceputi, 40 anni, direttrice di Visit Brembo

ghiero in valle. Cosa frena secondo lei i nostri ragazzi? Ha sentito qualche operatore su questo problema? Siamo a conoscenza del problema in quanto molte realtà erano sotto personale ed erano in difficoltà a offrire tutti i servizi. Abbiamo proposto ad Ascom, l’associazione di categoria nostra associata, di elaborare un progetto che aiuti in concreto l’incontro tra domanda e offerta e incentivi gli studenti a fermarsi sul territorio (anche se credo che un’esperienza lavorativa fuori confine arricchisca e formi sotto molteplici aspetti), oltre che inviti le aziende ad assumere personale con contratti dignitosi. Ma non è un problema solo della nostra valle. Se dovesse convincere un turista a scegliere la Valle Brembana come meta delle vacanze, invernali o estive, su cosa punterebbe? Nostro punto di forza è la gastronomia: la Valle è la patria di numerose eccellenze casearie, di Dop e presidi Slowfood. Ma poi punterei su trekking estivo, sport invernali, benessere e la nostra storia: svariate sono le opportunità offerte dal territorio.

ASCENSORI VERZERI S.N.C.

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Direttore, quali le azioni principali finora messe in atto da Visit Brembo nella promozione della valle? Quali risultati concreti si può dire di avere avuto e quali le prossime iniziative? Abbiamo predisposto una promozione del territorio a livello provinciale e regionale e,

a volte, anche nazionale. Finita l’emergenza pandemica ci stiamo muovendo anche a livello internazionale, infatti, presso l’aeroporto di Orio al Serio, ad esempio, vengono trasmessi sui ledwall dell’area bagagli, agli arrivi, e dell’infopoint EastLombardy gestito da VisitBergamo, alle partenze, dei video promozionali del territorio. Con la Pandemia è sicuramente cambiato il modo di fare turismo e la Valle Brembana ne ha beneficiato in quanto il territorio presenta le peculiarità ricercate dai turisti negli ultimi anni (spazi aperti, attività outdoor, prodotti locali d’eccellenza). I dati sulle presenze turistiche presentati dall’osservatorio della Provincia di Bergamo in collaborazione con VisitBergamo riportano un costante aumento di arrivi e presenze sul territorio (nel 2020 La valle Brembana è stato il territorio che ha avuto una calo di presenze minore rispetto a tutta la provincia Bergamasca). Quali i punti di forza che ancora la Valle Brembana non ha sfruttato appieno per lo sviluppo del turismo? La Valle Brembana è ricca di potenzialità, bisogna crederci e investire. Siamo poco distanti dalle principali città del Nord Italia e da Milano che hanno un potenziale bacino di utenza molto interessante. Dobbiamo essere bravi a promuoverci e proporci al turista in modo più emozionale e allo stesso tempo più coordinato. Quali sono, invece, le carenze che secondo lei frenano ancora il salto di qualità della nostra valle nell’accoglienza? Sembrerà strano, ma VisitBrembo è più conosciuto e ricercato da fuori territorio che sul territorio stesso. Abbiamo ricevuto richieste di adesione da parte di attività e realtà pubbliche nelle zone limitrofe, mentre facciamo difficoltà a coinvolgere il territorio. Siamo convinti, e l’associazione ne è una prova, che solo con una forte collaborazione tra pubblico e privato si possa fare un salto di qualità. In questi mesi ci sono alberghi, ristoranti, rifugi, che cercano personale e non lo trovano. Eppure abbiamo un istituto alber-

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LE INTERVISTE

“Giovani, investite nel turismo La Val Brembana ha grandi risorse” L’assessore regionale al Turismo Magoni: opportunità per il futuro, saranno ambasciatori delle montagne



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Cinquantatré anni, di Selvino, campionessa di sci alpino: vivo le alte quote fin da bambina. Qui ho imparato passione, amore e fatica



ara Magoni, 53 anni, di Selvino, è assessore al Turismo, marketing territoriale e moda della Regione Lombardia. Campionessa e Nazionale di sci, ha partecipato a cinque mondiali e a tre Olimpiadi. Da sempre legata al mondo del turismo anche brembano, la famiglia gestisce un albergo sull’Altopiano. Assessore Magoni, il turismo in montagna e nelle valli è cambiato: non più famiglie che si fermano per due mesi ma soggiorni brevi. Cosa ne facciamo delle seconde case? Regione Lombardia è da sempre impegnata nella valorizzazione e promozione delle montagne. Voglio ricordare che il 40% del territorio è montuoso, quindi per noi è una risorsa importante. La nostra offerta turistica, in tal senso, mira a destagionalizzare i flussi. Non solo sci ma tante esperienze all’aria aperta, tra sport, arte, cultura, wellness e gastronomia. Vivere la montagna significa fare una scelta all’insegna della natura e del divertimento: una scelta di campo che abbraccia tutte le età, dai più piccoli sino ai più grandi. Sempre meno alberghi, spesso vecchio stile, e, invece, più B&B anche in valle: la ricettività non è più quella di tanti anni fa. E’ all’altezza delle richieste del turista o siamo ancora carenti? Efficienza, qualità dei servizi e alto livello di competenze e formazione. Sono queste le armi vincenti per presentare al turista una proposta in grado di avere la meglio sulla concorrenza. In tal senso, Regione Lombardia ha approntato diverse misure proprio per migliorare la ricettività. Penso al recente bando, in collaborazione con le Camere di commercio lombarde, sull’efficienza energetica delle imprese turistiche. Abbiamo messo a disposizione due milioni di euro per mitigare gli effetti dell’impennata dei costi dell’energia. L’opportunità di avere strutture all’avanguardia e moderne costituisce un valore aggiunto, anche in vista di eventi internazionali quali Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 e i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali di Milano Cortina 2026. Terme, sci, arte, bici, escursionismo: l’offerta in valle è varia e tutta vicina. Un punto di forza. Ma sappiamo sfruttarla adeguatamente? Cosa ci manca per il salto di qualità? L’attrattività passa da una profonda, continua

e sinergica collaborazione tra pubblico e privato, istituzioni e associazioni di categoria per individuare misure e strategie in grado di valorizzare il sistema montagna. La proposta va resa sempre più allettante grazie a un percorso che preveda, in primis, servizi efficienti e formazione del personale. I giovani devono avvicinarsi alle professioni legate al turismo: sono un’opportunità importante per il loro futuro. Sono proprio loro gli ambasciatori delle nostre montagne. Competenza, conoscenza e qualità dell’accoglienza sono le basi per un’offerta turistica all’avanguardia e in grado di rispondere al meglio alle esigenze degli ospiti. Lo sci in Val Brembana ha sempre avuto un ruolo primario nel turismo. Oggi il clima, i costi e la crisi generale del settore, impone riflessioni: le nostre stazioni hanno le potenzialità per continuare? Non si può ragionare per compartimenti sta-

gni. Abbiamo il dovere di valorizzare l’intero ‘sistema montagna’, con misure ed interventi ragionati, che sappiano esaltare i nostri punti di forza e potenziare l’offerta turistica. In tal senso, Regione Lombardia sostiene la montagna con interventi mirati che sappiano potenziare tutti gli ambiti e i settori coinvolti. Immaginiamo che lei sia un agente turistico e debba convincere una famiglia ad andare in vacanza in Val Brembana anziché in Trentino. Cosa gli direbbe? Io amo le mie montagne e vivo le alte quote sin da bambina; qui sono diventata campionessa e donna, i valori che mi guidano ogni giorno li ho imparati sulle piste: passione, amore e fatica. Tutta la Lombardia è bella e può offrire esperienze uniche, da vivere a 360 gradi, per tutta la famiglia. E poi cibo e profumi inebrianti. Le nostre valli raccontano un turismo capace di coinvolgere. Serve altro?

Lara Magoni, 53 anni, di Selvino, campionessa di sci alpino negli anni Novanta

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LE INTERVISTE

“Montagna, non si guardi ai numeri Meno tasse per le piccole attività”

Mazzoleni, vicepresidente delle Comunità montane lombarde: pochi abitanti, ma i servizi vanno sempre garantiti



I nostri giovani devono essere sostenuti e messi nelle condizioni di vivere in valle, con le migliori condizioni economiche e sociali

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lberto Mazzoleni, 56 anni, residente a Bergamo, già presidente della Comunità montana Valle Brembana ed ex sindaco di Taleggio, dove ha vissuto sino a 45 anni, è da dieci anni vicepresidente lombardo e membro della giunta nazionale dell’Unione dei Comuni, degli enti e delle Comunità montane (Uncem). Parliamo di montagna, spopolamento e servizi. Oggi la Valle Brembana è in forte crisi demografica. “I Comuni delle aree interne, delle zone montane e delle terre alte hanno bisogno di uno Stato alleato per favorire la residenzialità e combattere lo spopolamento”. Lo ha detto il premier Giorgia Meloni nel discorso d’insediamento alla Camera. È la prima volta che si sente un’affermazione così netta. Speriamo sia di buon auspicio e che si identifichino esattamente criteri omogeni per definire i Comuni piccoli e montani e agire di conseguenza con progetti strategici concordati coi territori. Le cause dello spopolamento vengono da lontano e la viabilità e le infrastrutture sono certamente tra i principali fattori. La mancanza di lavoro in questo caso non è causa ma ne diviene effetto. Sono le politiche per le montagne degli ultimi 50 anni ad aver fallito, almeno parzialmente. Mancano visione strategica sul lungo periodo, defiscalizzazione e incentivi strutturali. Ciò ha portato allo spostamento prima a fondovalle di famiglie e attività e poi verso le nuove aree delle logistiche. In montagna hanno lasciato solo tanti vincoli. Ferdy Quarteroni che, invece, ha fatto della montagna una straordinaria risorsa inventando quello che oggi è forse l’agriturismo più conosciuto in Italia, in una recente intervista sostiene che a volte in alcuni giovani manca il coraggio di credere nelle potenzialità della montagna? I miei nonni paterni in Valtaleggio hanno cresciuto i loro figli creando a inizio 1900 una attività ricettiva nello spirito delle tradizioni montane. I miei nonni materni hanno cresciuto le loro figlie in pianura facendo gli agricoltori nello spirito delle tradizioni contadine. Queste due anime mi appartengono e ho cercato nella mia attività di amministratore e lavorativa di commercialista di ricordarle sempre. Con umiltà, impegno e intraprendenza ritengo vadano affrontate le sfide della vita. In questo mi ritrovo molto con lo spirito di Ferdy e di tutti gli amici agricoltori e imprenditori che spendono

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Alberto Mazzoleni, 56 anni, di Taleggio

la loro vita con grande coraggio per innovare e non restare chiusi nello stereotipo che vorrebbe il montanaro fermo a 50 e più anni fa. Soprattutto i nostri giovani devono essere nelle condizioni di vivere in montagna, nelle aree rurali, con le migliori condizioni economiche e sociali. E il coraggio vien da sé, se finalmente la classe dirigente e politica offrirà un reale sostegno, incentiverà la vera formazione fatta “sul campo” e sosterrà una tutela maggiore delle nostre produzioni agroalimentari che hanno una qualità mondiale. Cosa ha fatto la politica in questi anni per risollevare la montagna? Interventi tampone o strutturali? E magari, la defiscalizzazione basterebbe? L’aver mantenuto e finanziato le Comunità montane rende merito alla visione strategica degli ultimi tre presidenti lombardi. Si può certamente far di più, ma negli ultimi anni Regione Lombardia ha investito significativamente sulla montagna. Lo Stato invece oltre

Taleggio, tra i paesi che più si stanno spopolando

ad aver abolito le Comunità montane, ha abolito le Province e imposto impossibili gestioni associate ai Comuni. Abbiamo combattuto contro queste norme assurde per 10 anni e ora anche chi le ha fatte si accorge che era meglio prima. Speriamo in nuove politiche incentivanti sull’agricoltura, la piccola e grande imprenditoria, il turismo e la Green economy. Quanto alla defiscalizzazione, come associazioni la chiediamo da oltre dieci anni, almeno per le piccole attività. E ora i servizi. Da noi il circolo è vizioso: pochi residenti e quindi, stando ai numeri, taglio dei servizi. Per i servizi avevamo riposto delle speranze nel progetto sulle aree interne, che sta per partire anche in bergamasca dopo una attesa di 10 anni e solo grazie a Regione Lombardia. Vedremo le scelte amministrative e i relativi effetti. Certamente c’è un grande bisogno, se vogliamo che le famiglie restino o tornino ad abitare, di garantire i servizi, non guardando al solo lato economico o reddituale. In montagna c’è anche un problema di rappresentanza. Pochi abitanti uguale pochi voti. E il taglio dei Parlamentari non ha aiutato certo le aree più periferiche. Il popolo montano deve riconquistare questa rappresentanza. Anche la sanità in valle è cambiata: tanti servizi sono venuti meno L’ospedale di San Giovanni Bianco ha cambiato faccia. In meglio o in peggio? Sono stati fatti grandi sforzi in momenti non semplici. Ma non basta, assolutamente. A tutti vanno garantiti pari dignità nei servizi, liste d’attesa veloci e un ospedale presidio di garanzia per la tutela in sicurezza della salute dei cittadini. Investire sul nostro ospedale, sui medici di base, tutelare le fasce più deboli, le persone con disabilità e gli ospiti delle Rsa, rappresenta un primario segnale di civiltà e rispetto umano.

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