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MARAGALL

Otro referéndum si se cambia el Estatut

El ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall, apostó ayer por celebrar un nuevo referéndum si el TC modifica el Estatuto de Autonomía que aprobaron las Cortes y ratificaron los ciudadanos catalanes. Asimismo, el ex dirigente reconoció que Cataluña se metió «en un lío» al variar el texto autonómico.

EN LEIOA

Comunidad de Trabajo de los Pirineos

Juan José Ibarretxe participa esta mañana en el vizcaíno Palacio de Artaza (Leioa) con, entre otros, el presidente del Gobierno de Navarra, Miguel Sanz, el presidente de la Generalitat, José Montilla, en una nueva cita de la Comunidad de Trabajo de los Pirineos. Mañana se sumará el vicepresidente catalán, CarodRovira, y se analizarán proyectos de transportes.

ARTUR MÁS

Dinero de 2007 para peajes en Cataluña

El presidente de CiU, Artur Mas, propuso ayer a la Generalitat destinar los 826 millones de euros adicionales que recibirá de parte del Gobierno español, como complemento a los Presupuestos de 2007, a «reducir o eliminar» los peajes en las autopistas catalanas. El líder convergente tildó de «estafa» el pacto sobre inversiones entre el PSOE y el Ejecutivo catalán.

Agria disputa en el Congreso entre el Gobierno y el PP por el uso de la bandera española

El PP adelanta su programa para coincidir con el debate de Presupuestos

De la Vega acusa de «prepotentes» a los populares, que dicen ser los únicos que defienden la enseña y la ley

Mariano Rajoy ha puesto a trabajar a todas las instancias y dirigentes del PP en la elaboración del proyecto de gobierno con el que se presentará a las próximas elecciones generales. Su intención es acelerar los preparativos para hacer coincidir el lanzamiento del documento programático con el debate de los Presupuestos Generales, que protagonizará el líder popular y candidato a la Presidencia del Gobierno para representar una política económica alternativa a la de los socialistas. En esta primera fase, se les ha pedido a todos la aportación de documentos para confeccionar un balance de la gestión del Gobierno socialista en esta legislatura, con la intención de abordar, posteriormente, el planteamiento de propuestas de futuro. La economía y las ofertas de carácter social se han convertido en la prioridad del programa del PP que se lanzará públicamente en la conferencia política prevista para la última semana de octubre. En este acto público, que contará con la participación de representantes de los sectores sociales, sólo se van a plantear las líneas generales del documento programático para su posterior concreción y presentación en una convocatoria pública prevista para enero. El PP defenderá en la tramitación del debate presupuestario la disminución de las retenciones del IRPF a partir del 1 de enero de 2008 para que los ciudadanos puedan disponer de mayor margen y hacer frente a la subida de los precios y las hipotecas. Este planteamiento se enmarca en una oferta de rebaja generalizada del IRPF, inversamente proporcional al nivel de renta de los asalariados.

M. I. COLPISA. MADRID

M. S. P. COLPISA. MADRID

El Gobierno y el Partido Popular se enzarzaron ayer en el Congreso de los Diputados en un nuevo rifirrafe dialéctico a costa de los símbolos del Estado, en particular por la defensa de la enseña española y la Corona. Fue una discusión larga y agria, en la que la vicepresidenta María Teresa Fernández de la Vega advirtió a los dirigentes del PP de mostrar síntomas de «prepotencia» y que éstos llevaron a los ciudadanos a darles «la espalda» en las últimas elecciones generales, mientras el secretario general de los populares, Ángel Acebes, respondía con exclamaciones como «lecciones de democracia y de convivencia, ninguna a este partido». Precisamente, Acebes encendió la mecha de la polémica al acusar al Ejecutivo de no garantizar la convivencia entre los españoles por no hacer cumplir la ley de las banderas en algunos ayuntamientos y otras instituciones oficiales y permitir la quema de las fotos de los Reyes la pasada semana en Gerona. Incluso, aportó un par de datos. Dijo que los delitos contra España y la Corona se han «disparado» un 83% este año y que, por el contrario, durante la última legislatura de José María Aznar fueron interpuestas más de veinte denuncias contra instituciones vascas que no cumplían la ley de banderas. En ese sentido, el ‘número dos’ del Partido Popular reclamó el compromiso de la vicepresidenta para ordenar «a partir de mañana» que la enseña nacional ondee en todas las instituciones y actuar contra aquellas que hagan caso omiso. Reprochó también a Fernández de la Vega que los socialistas «gobiernen con quienes nos amenazan de muerte y dan vivas a ETA», en referencia a los insultos de un miem-

CONGRESO. Fernández de la Vega, durante la sesión de ayer. / EFE bro de ERC a los populares durante la pasada Diada en Barcelona. La portavoz del Gobierno respondió que es, precisamente, el PP el que «utiliza todos los símbolos» del Estado y la lucha antiterrorista «para provocar la confrontación entre los españoles». Fernández de la Vega aseguró que la formación conservadora sólo busca causar «miedo, zozobra y tensión» en la ciudadanía con su «arrogancia, imposición y prepotencia», tan alejada de la «convivencia» que pregona el Gobierno con su política de «diálogo». La vicepresidenta declaró que esta palabra –diálogo– les suena «a chino» a los populares, a

los que reprochó la utilización de los símbolos, algo que «siempre en la democracia ha estado al margen de la confrontación política». Acebes espetó a la vicepresidenta que el PP jamás gobernaría con un grupo que amenazara al PSOE y volvió al argumento de los símbolos para señalar que su partido es el único que «defiende la bandera, la ley y la democracia». De la Vega, en su respuesta, acusó al PP de no respetar la legislación y expuso como ejemplo la petición de firmas para tratar de convocar un referéndum ilegal sobre el estatuto de Cataluña en toda España.

CRISIS EN CIU

Unió pone límites a la reforma de Mas

El secretario general de Unió, Josep Maria Pelegrí, advirtió ayer a su homólogo del CDC, Artur Mas, de que su grupo no quiere «compartir casa» con socialistas e independentistas, por lo que su proyecto de «ensanchar la base electoral» de CiU debe tener límites.

HERNANI

Constituida la comisión de presos

La comisión de presos del Ayuntamiento de Hernani, liderado por ANV, se constituyó ayer y acordó reunirse de forma mensual. Estará presidida por Idurre Lukas.

El radical acusado de quemar las fotos de los Reyes declarará mañana M. S. P. COLPISA. MADRID

Los Mossos d’Esquadra lograron identificar a uno de los individuos que hace una semana quemó cuatro fotografías de los Reyes en la plaza del Ayuntamiento de Gerona por el color de las zapatillas deportivas que llevaba y por su cinturón, según consta en los atestados remitidos por la Policía autonómica a la Audiencia Nacional. Este independentista se llama Jaume Roura Caparellas y declarará, probablemente mañana, ante el juez de la Audiencia Nacional Santiago Pedraz , imputado de un delito de injurias graves a la más alta representación del Estado, un

ilícito castigado con penas de entre seis meses y dos años de cárcel. El fiscal jefe de la Audiencia Nacional, Javier Zaragoza, presentó ayer la denuncia, en la que pide que Roura sea citado de manera «urgente» como imputado. Los informes que el lunes envió a la Fiscalía la Consejería de Interior catalana revelan que Roura fue identificado gracias al cotejo de tres grabaciones, que el Ministerio Público quiere incorporar a la causa. En las primeras imágenes se ve al manifestante, con la cara descubierta, congregado con el resto de los 400 independentistas que protestaban por la visita del Monarca. Roura –señalan los Mossos– viste de negro, con un lla-

mativo cinturón rojo y unas deportivas del mismo color con tres franjas blancas.

Otro individuo Segundos después, una persona se tapa el rostro con un pañuelo verde y prende fuego a las fotografías. Su altura, complexión e indumentaria, con las llamativas zapatillas rojas, le delatan. Otro individuo, @@h? @@h? @@h? @@h? @@h? @@h? @@h? @@h? @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@ @@g @@g @@g @@g @@g @@g @@g @@g @@g @@g @@g

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Los Mossos le identificaron por el llamativo rojo de sus zapatillas ? ?

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que la Policía autonómica asegura no saber quién es, le acompaña y rocía las imágenes con líquido inflamable. La quema de los retratos de don Juan Carlos y doña Sofía tuvo lugar después de la lectura de un manifiesto en el que los congregados criticaron al Rey y profirieron gritos como «¡Fuera el Borbón de Gerona!», «¡Los catalanes no tienen Rey!» y «¡La Monarquía es ilegítima porque la restauró un dictador!». Luego, dos encapuchados vertieron un líquido inflamable a un columna de cartón en la que había cuatro fotos bocabajo, tres del Rey y una de los dos monarcas juntos. Por otra parte, un centenar de independentistas se concentraron a última hora de ayer ante el Ayuntamiento de Girona para protestar por la citacion a declarar de su compañero. La concentración se prolongó durante unos 20 minutos y se gritaron las mismas consignas que en las últimas manifestaciones.

Regió7

| Dijous, 20 de setembre del 2007

ARREU | 23

R CATALUNYA R

Pasqual Maragall diu que si el Constitucional canvia l’Estatut podria fer falta un nou referèndum R DdeG/Barcelona

L’expresident de la Generalitat Pasqual Maragall va advertir ahir que si la sentència del Tribunal Constitucional (TC) modifica l’Estatut els ciutadans catalans que van participar en el referèndum podrien demanarne una repetició perquè «el que van votar no és el que ha quedat establert». Durant unes jornades sobre reformes estatutàries al Parlament, Maragall va tornar a qüestionar el procés de reforma de l’Estatut: «ens hem posat en un embolic, ho hem de reconèixer», va assegurar l’expresident, que va insistir que amb aquestes possibilitats obertes –pendents de la resolució del TC– «hi ha un problema d’equilibri democràtic». En aquest sentit, Maragall va indicar que «no seria bo» que se sospités que el Govern o l’opinió pública han pogut influir en la decisió de l’Alt Tribunal sobre l’Estatut. L’expresident es va referir també als «pròxims canvis» al TC, dels quals va dir que damunt d’ells «recauen temors i sospites que no haurien de produir-se en bona llei». Aquestes declaracions les va fer durant les XIV jornades de l’Associació Espanyola de Lletrats de Parlaments, que tenen lloc fins divendres al Parlament de Catalunya i que tracta de les reformes estatutàries i l’articulació territorial i administrativa de l’Estat espanyol. Maragall, que va pronunciar

ARXIU

Pasqual Maragall

una conferència titulada «L’articulació territorial d’Espanya», va repassar el procés d’aprovació de l’Estatut i va augurar que «algunes transferències que finalment no es van recollir en el text, com l’aeroport i els paradors nacionals, acabaran sent transferides». Això demostra, va dir, que és «molt més important l’urpa i l’ambició dels governs i la societat civil que les grans lleis». Va opinar, però que, «per descomptat, la Constitució algun dia haurà de tenir canvis» en la denominació de les autonomies o la pertinença a Europa. A propòsit de l’encaix de Catalunya a Espanya, Maragall va dir que si dirigents com Rodrigo Rato o Alberto Ruiz-Gallardón dirigissin el PP potser seria possible una reforma de la Constitució on Catalunya fos titllada de «comunitat nacional».

Unió avisa que no vol compartir casa amb socialistes i independentistes R EFE R Barcelona

El secretari general d’Unió Democràtica de Catalunya, Josep Maria Pelegrí, va advertir ahir al secretari general de CDC, Artur Mas, que els democratacristians no poden ni volen «compartir casa» amb socialistes i independentistes, i que per això el seu projecte «d’eixamplar la base electoral» convergent ha de tenir uns límits. En declaracions a COM Ràdio, Pelegrí va explicitar els recels que ha despertat a les files d’Unió la iniciativa de Mas de refundar el catalanisme, apel·lant a sectors de PSC i ERC a col·laborar en el projecte. «No podem compartir determinats plantejaments polítics en una sola casa, en una sola trinxera política. Nosaltres tenim una ideologia des de fa més de 75 anys, tenim una manera de pensar, un model de societat determinat, que no és compatible ni amb excomunistes, ni amb marxistes, ni amb liberals», va sentenciar. «Per tant, no podem compartir en una sola casa aspectes que són incompatibles amb la nostra ideologia», va insistir Pelegrí, que va subratllar que a Unió «respectem l’independentisme, però nosaltres no som independentistes». Pelegrí creu que Unió té «l’obligació» de llançar una «advertència» als seus socis de federació davant el seu projecte de refundar el catalanisme, ja que la discussió interna a CDC pot portar a desplaçar CiU de la «centralitat

El pla per reduir la contaminació evitarà 1.200 morts anuals a l’àrea metropolitana R EFE/Barcelona

L’aplicació del pla per reduir la contaminació atmosfèrica que ha aprovat el govern català evitarà unes 1.200 morts anuals a l’àrea metropolitana de Barcelona, fet que suposa el 4% dels gairebé 30.000 morts que es registren cada any en aquesta zona per causes naturals. Així ho constata un estudi elaborat pel Centre d’Investigació en Epidemiologia Ambiental (Creal) per encàrrec dels departaments de Salut i Medi Ambient de la Generalitat, amb l’objectiu d’avaluar els efectes sobre la salut que tindrà aquest pla, que contempla, entre altres mesures, la limitació a 80 quilòmetres per hora de la velocitat màxima en algunes vies ràpides de l’àrea conurbana de Barcelona. El director de l’informe, Nino Künzli,va explicar ahir que la posada en marxa del pla, que defineix més de 73 actuacions encaminades a reduir, d’aquí a l’any 2010, les emissions de contami-

nants en 57 municipis en els quals s’excedeixen els nivells màxims de pol·lució establerts per la Unió Europea –40 micrograms per metre cúbic–, evitarà unes 1.200 morts a l’any. Això no obstant, en el cas que els nivells de contaminació a l’àrea de Barcelona, que actualment són d’una mitjana de 50 micrograms per metre cúbic, es redueixin als límits establerts per l’Organització Mundial de la Salut (OMS), situats en 20 micrograms per metre cúbic, les morts que es podrien evitar cada any s’elevarien a 3.500. En aquest sentit, l’estudi demostra que la millora de la quali-

Barcelona encapçala la classificació mundial de ciutats amb una major concentració de partícules en suspensió inhalables

tat de l’aire comporta un benefici clar per a la salut i que «val la pena invertir temps, energia i diners» per reduir la contaminació atmosfèrica, segons va destacar Nino Künzli. I és que Barcelona es troba al capdavant de la «desafortunada» classificació mundial de ciutats amb una major concentració de partícules en suspensió inhalables, per damunt, fins i tot, d’urbs com Ciutat de Mèxic, Berlín, Milà, Los Angeles o Tòquio. Segons l’estudi de Creal, el compliment dels nivells màxims de pol·lució fixats per la UE no només estalviaria més d’un miler de morts anuals, sinó que augmentaria en uns cinc mesos l’esperança de vida de la població. Rebaixar a 40 micrograms per m3 els nivells de contaminació evitaria també unes 600 hospitalitzacions relacionades amb malalties cardiorespiratòries, uns 1.900 casos de bronquitis crònica en adults, uns 12.100 casos de bronquitis aguda en nens i 18.700 atacs d’asma anuals.

ARXIU MARTA PICH

Josep Maria Pelegrí, secretari general d’UDC

política». «Podem eixamplar la nostra base electoral, per descomptat que sí, però si això comporta assumir plantejaments que Unió no pot ni vol assumir, no serà possible continuar com fins ara», va alertar. D’altra banda, Pelegrí va transmetre que en el si d’Unió continua el malestar pel comunicat emès abans-d’ahir per la cúpula de CDC,en el qual emplaçava els democratacristians a no airejar en públic les discrepàncies entre els dos partits perquè «avorrei-

xen» la gent, i els instava a posarse a treballar. «No ho hem paït gaire bé; primer perquè no respon a la realitat i segon perquè no hi ha ningú que pugui posar en dubte la nostra capacitat ni la nostra voluntat de treballar per al país», va protestar Pelegrí. Segons el secretari general d’Unió Democràtica de Catalunya (UDC),«aquesta crida que ens ha fet el soci de federació no respon a la realitat. Pot ser més una fugida cap endavant que no pas una crítica real».

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JUEVES 20 DE SEPTIEMBRE DEL 2007

25

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HOY

NACIONAL I 26 I

INTERNACIONAL I 31 I

Detenida una mujer por degollar a su hija de seis años en Gerona

Los McCann contratan al abogado del único acusado del atentado de Omagh

Gobierno y PP se enzarzan en el Congreso en el debate por los símbolos del Estado M. S.-P. MADRID

El Gobierno y el Partido Popular se enzarzaron ayer en el Congreso de los Diputados en un nuevo rifirrafe dialéctico a costa de los símbolos del Estado, en particular por la bandera española y la Corona. Ángel Acebes, encendió la mecha al acusar a María Teresa Fernández de la Vega, de no garantizar la convivencia entre los españoles por no hacer cumplir la ley de las banderas y permitir la quema de las fotos de los Reyes. El 'número dos' del Partido Popular reprochó a Fernández de la Vega que los socialistas «gobiernen con quienes nos amenazan de muerte y dan vivas a ETA» en referencia a los insultos y coacciones de un miembro de ERC a los ‘populares’ durante la pasada ‘Diad’' en Barcelona. La vicepresidenta respondió al PP que es el partido de oposición el que «utiliza todos los símbolos» del Estado y la lucha antiterrorista «para provocar la confrontación entre los españoles». Fernández de la Vega aseguró que el Partido Popular sólo busca causar «miedo, zozobra y tensión» en la ciudadanía con su «arrogancia, imposición y prepotencia», tan alejada de la «convivencia» que, en su opinión, pregona el Gobierno con su política de «diálogo». Acebes, que espetó a la vicepresidenta que el PP jamás gobernaría con un partido que amenazara al PSOE, volvió al argumento de los símbolos para señalar que su partido es el único que «defiende la bandera, la ley y la democracia».

Maragall apuesta por celebrar otro referéndum si el Constitucional cambia el ‘Estatut’

La Policía identificó a la persona que quemó las fotos de los Reyes por el color de sus zapatillas

Alonso da por superados los problemas del Ejército para captar soldados

Jaume Roura declarará mañana ante el juez Pedraz al ser acusado de injurias a la Corona

El ministro de Defensa, José Antonio Alonso , dio ayer por superadas las dificultades de las Fuerzas Armadas para reclutar soldados, un problema que arrastraban desde la creación del Ejército profesional y que llegó a afectar a la capacidad de algunas unidades, sobre todo de la Armada. El ministro resaltó que, en el capítulo de personal, los ejércitos tienen hoy sus «necesidades cubiertas». En una entrevista a Punto Radio, Alonso explicó que el Ejército profesional «está funcionando» a pesar del «problema de reclutamiento» que los socialistas se encontraron al llegar al Gobierno. Citó las subidas de sueldos de los militares que aprobó su antecesor, José Bono, y las medidas impulsadas para mejorar la calidad de vida de los uniformados, entre las iniciativas que han contribuido a hacer que «la curva descendente se haya invertido». El responsable de Defensa insistió en que «nunca las Fuerzas Armadas han estado mejor, en toda su historia, que en estos momentos» a «ningún nivel». España cuenta, explicó, con unos ejércitos «más organizados», «mejor dotados», con «más recursos» y «mayor operatividad» que hace treinta años, cuando «no podían salir al exterior» por no ser «creíbles». «Hemos mejorado mucho y este Gobierno tiene bastante que ver», recalcó.

M. S.-P. MADRID

Los Mossos d'Esquadra identificaron a uno de los individuos que el jueves de la pasada semana quemó cuatro fotografías de los Reyes en la plaza del Ayuntamiento de Gerona por el color de sus zapatillas deportivas y por su cinturón, según consta en los atestados remitidos por la policía autonómica a la Audiencia Nacional. El independentista identificado se llama Jaume Roura Caparellas y declarará, probablemente mañana viernes, ante el juez de la Audiencia Nacional, Santiago Pedraz. La quema de fotografías del rey Juan Carlos y la reina Sofía podría ser constitutiva, según la Fiscalía, de un delito contra la Corona en su modalidad de injurias graves a los Reyes de España previsto y penado con penas de entre seis meses y dos años de cárcel. El magistrado, al que le fue asignado el caso por reparto ayer mismo, se pondrá en comunicación con los Mossos d’Esquadra para solicitar que sea localizado con objeto de hacerle llegar la citación de comparecencia en las dependencias judiciales para declarar sobre estos hechos. El fiscal jefe de la Audiencia Nacional, Javier Zaragoza, presentó ayer miércoles una denuncia, en la que pide que Roura sea

Los informes que el pasado lunes envió a la Fiscalía la Consejería de Interior catalana revelan que Roura fue identificado gracias al cotejo de tres grabaciones de video, que el Ministerio Público quiere incorporar a la causa. En las primeras imágenes se ve al manifestante, con la cara descubierta, congregado con el resto de los 400 independentistas que protestaban por la visita del Monarca. Roura –señalan los Mossos– viste de negro, con un llamativo cinturón rojo y unas deportivas del mismo color con tres franjas blancas. Segundos después, una persona se tapa el rostro con un pañuelo verde y prende fuego a las fotografías.

Las zapatillas rojas

Santiago Pedraz. / HOY citado ante el juez de manera «urgente» como imputado. El escrito precisa que las circunstancias de tal acción se produjeron «con la única finalidad de menoscabar y lesionar la dignidad institucional de la más alta representación del Estado». No obstante, fuentes fiscales explicaron que el Ministerio Público no tiene previsto incoar nuevas diligencias contra las personas que se manifestaron en apoyo de los autores de la quema de las fotografías.

Su altura, complexión e indumentaria, con las llamativas zapatillas rojas, le delatan. Otro individuo, que los Mossos aseguran no saber quién, le acompaña y rocía las imágenes con líquido inflamable. La quema de los retratos tuvo lugar después de la lectura de un manifiesto en el que los congregados criticaron al Rey y profirieron gritos como «¡Fuera el Borbón de Gerona!», «¡Los catalanes no tienen Rey!» o «¡La Monarquía es ilegítima porque la restauró un dictador!». Luego, dos encapuchados vertieron un líquido inflamable a una columna de cartón en la que había cuatro fotos boca abajo, tres del Rey y una de los dos monarcas juntos. Tras la quema, los Mossos impidieron que los manifestantes llegaran a las cercanías del recinto donde se encontraban los Reyes.

Las tropas españolas participan en la limpieza de minas al sur del Líbano

Detenido por participar en actos de violencia callejera

P. SOTO BARCELONA

El ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall, afirmó ayer en Barcelona que Cataluña se metió «en un lío» con el nuevo Estatuto de Autonomía y apostó por celebrar otro referéndum si el Tribunal Constitucional modifica el texto que aprobaron las Cortes y ratificaron los ciudadanos catalanes. Maragall, que pronunció una conferencia titulada ‘La articulación territorial de España’, señaló que «hay un problema» y «no sería bueno» que existan «temores y sospechas» de que el Gobierno central o la opinión pública española han podido influir en la decisión del Constitucional.

C. CALVAR MADRID

EFE JIAM

La ‘Ertzaintza’ detuvo ayer por la mañana en la localidad alavesa de Llodio a Oier Amorrortu, alias ‘Ajo’ (según confirmó ‘Askatasuna’), de 29 años, acusado de participar en actos de violencia callejera cometidos durante los últimos meses en la provincia. En concreto, la ‘Ertzaintza’ le acusa de participar en la colocación de un artefacto explosivo casero, en un cajero de una entidad bancaria de Llodio el pasado febrero, artefacto que no llegó a explotar. Además se investiga su implicación en otros actos similares en Álava durante los últimos meses. El detenido posee un amplio historial delictivo por desórdenes públicos.

La Ertzaintza introduce en un coche al detenido. / A. ALDAI.-EFE

El contingente español de la Fuerza Provisional de las Naciones Unidas en el Líbano (FPNUL) ha limpiado unos 3.000 metros cuadrados de minas supuestamente colocadas durante la guerra no declarada del año pasado de Israel contra el Líbano. Los uniformados enseñaron ayer sus métodos de trabajo en un acto para la prensa en el sur del país. La limpieza fue llevada a cabo durante una semana y culminará en dos meses. Un total de 1.100 militares, la mayoría de la Brigada Extremadura XI, procederán al relevo en el Líbano el próximo mes de noviembre.

18 LA VANGUARDIA

P O L Í T I C A

JUEVES, 20 SEPTIEMBRE 2007

Maragall justifica que se repita el referéndum si el Constitucional recorta el Estatut

El grupo de CiU en el Parlament se esfuerza para que la crisis de la cúpula no le afecte JOSEP GISBERT

El ex president reitera que la reforma del texto ha supuesto “meterse en un lío” El ex president Pasqual Maragall advirtió ayer de las graves consecuencias de una lectura restrictiva del Tribunal Constitucional sobre el Estatut. Entre ellas, señaló que los catalanes podrían pedir que se repita el referéndum. IÑAKI ELLAKURÍA

BARCELONA. – La amenaza de una interpretación restrictiva del Estatut por el Tribunal Constitucional intranquiliza a la clase política catalana que, en su mayoría, considera que podría situar al país en un callejón sin salida. Ante este horizonte, han sido varios los dirigentes que han advertido de las consecuencias de un recorte del texto. Ayer llegó una de las advertencias más significativas por proceder del principal propulsor de la reforma estatutaria, el ex president Pasqual Maragall. Este avisó de que, en caso de que haya una sentencia contraria al Estatut, sería “lógico que cualquier ciudadano catalán que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición del referéndum arguyendo que lo que votó no fue lo que ha quedado establecido”. Para Maragall, los catalanes po-

drían decir: “Yo fui a votar un texto que unos señores han modificado, no es lo que yo refrendé. Que se me devuelva el voto o la posibilidad de votar”. Una situación que a su juicio sería todo “un contrasentido”. Maragall, que se prodiga en actos públicos desde que dejó de ser presidente de la Generalitat, hizo estas declaraciones en una conferencia en el Parlament en el marco de las jornadas sobre las Reformas Estatutarias y las Articulación Territorial del Estado. En ese foro, expresó nuevamente sus dudas sobre la conveniencia de haber abierto ahora el proceso de reformas estatutarias. “No hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, dijo al respecto. A pesar de de sus advertencias sobre la gravedad de un recorte del texto catalán, Maragall remarcó que el diálogo entre el Gobierno y la Generalitat conseguirá traspasos de competencias que quedaron excluidas del Estatut, como es el caso “de los aeropuertos y los paradores nacionales”. Lo que a su juicio demuestra que “es más importante la garra y la ambición de los gobiernos que las grandes leyes”. Maragall también habló de que mejor pronto que tarde se debe reformar la Constitución y señaló que los populares Rodrigo Rato y Alberto Ruiz-Gallardón podrían estar a favor de que la Carta Magna fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades históricas.c

ROSER VILALLONGA

Maragall dio ayer una conferencia en el Parlament

El rayo que no cesa

R

ayo que no cesa, él, que fue tormenta, Pasqual Maragall conferenció ayer ante la Asociación Española de Letrados de Parlamentos. Para muchos de sus oyentes, llegados de lejanas autonomías, sus ideas debieron de resultar extravagantes. No tanto para el público local, habituado a estos desahogos. Sostuvo impávido que algún ciudadano podría reclamar un nuevo referéndum, lo cual, aparte de olvidar el escaso entusiasmo registrado cuando el propio Maragall convocó a consulta, parece hoy una desconcertante imposibilidad. Ahora reconoce Maragall que nos metimos en un lío. No aclaró quién deshará el maldito embrollo. Tampoco quién la lió. ALFRED REXACH

BARCELONA. – El grupo de CiU en el Parlament celebró ayer su habitual reunión semanal, esta vez en Sant Sadurní d'Anoia y con el objetivo de preparar el debate de política general de la próxima semana, sin que la nueva crisis abierta entre las cúpulas de CDC y UDC interfiriera en su trabajo. Los diputados de uno y otro partido se esforzaron para que la tensión vivida los últimos días entre las direcciones no les afectara –incluso compartieron almuerzo–, aunque los comentarios que se cruzaron solían ser inevitablemente sobre la crisis y mayoritariamente denotaban preocupación por la situación creada. El propio Artur Mas compareció flanqueado de Felip Puig y Josep Maria Pelegrí. Algunos dirigentes de las dos formaciones, como Lluís Corominas y Antoni Castellà por ejemplo, conversaron también ayer sobre una eventual reconducción de la crisis, aunque no se tradujo en nada. Las espadas, de hecho, seguían en alto y los dos partidos parecían a la espera de un encuentro al más alto nivel entre Artur Mas y Josep Antoni Duran Lleida para intentar salir del atolladero y que, de todos modos, ni tan siquiera tiene fecha. CDC se mantiene en que su posición es clara y espera un gesto del socio para recomponer la relación, y UDC se reafirma en que no es ella la que ha puesto sobre la mesa planteamientos soberanistas que no puede asumir. Ayer, en cualquier caso, fue un día tranquilo tras las jornadas anteriores de comunicados y declaraciones, lo que algunos interpretaron como un buen síntoma: “No news, good news”, describió con elocuencia un dirigente democristiano.c

Carod interviene en unas jornadas del PSC para reivindicar la firmeza del tripartito BARCELONA. (Redacción) – El conseller de la Vicepresidència y presidente de Esquerra, Josep Lluís Carod-Rovira, participó ayer en las jornadas de trabajo que el PSC organiza cada año para que sus diputados en el Parlament preparan el nuevo curso político. En un hotel del Montseny, el republicano pronunció una conferencia dirigida a los parlamentarios socialistas que ha despertado más de una suspicacia y no pocas ironías en círculos independentistas. El conseller Joan Saura (ICV) también participó.

En su conferencia, Carod señaló a los diputados del PSC que “hay que renovar la apuesta por la estabilidad del Govern”. “Ser estables en Catalunya quiere decir ser fuertes en Madrid”, añadió en una petición de unidad de acción de los diputados catalanes en el Congreso que Esquerra reivindica de forma constante sin haber convencido todavía a sus socios de gobierno. Según Carod, la estabilidad del Govern “no ha sido un acto de acomodo al ejercicio del poder, sino un acto de acumulación de fuerza para

poder afrontar con ambición, unidad y firmeza la defensa de los intereses de Catalunya”. El conseller de la Vicepresidència pidió a los diputados del PSC que se traslade la misma “unidad de criterio, ambición y firmeza” del Govern en la negociación de las inversiones a “otros retos importantes” que deberán negociarse. Carod pidió “ser valientes y especialmente imaginativos en dos futuras leyes que hay que aprobar esta legislatura”, en referencia a la ley electoral y la de consultas populares.c

LLIBERT TEIXIDÓ

Carod, entre los dirigentes del PSC Manuela de Madre y Miquel Iceta

Diari Dijous, 20 de setembre de 2007

29

CATALUNYA INCIDENTES EN LA DIADA

Esquerraadmite queuncandidato suyofueeljoven queinsultóalPP ERC aseguró ayer que el joven que durante la Diada amenazó de muerte a dirigentes del PP catalán «no es militante ni simpatizante» de la formación republicana, aunque admitió que formó parte de la lista de ERC por Montmeló (Vallès Oriental) en las últimas elecciones municipales. Fuentes de Esquerra dijeron que esta persona, que el diario El Mundo identificó como Marc Palacios i Manuel, «ni ha ocupado ni ocupa ningún cargo orgánico en ERC», ni ostenta «ningún cargo público» en representación del partido republicano. Asimismo, estas fuentes han añadido que fue en las listas de ERC por Montmeló «como independiente», y en un lugar «muy abajo» de la candidatura.

Depuración de ficheros El líder del PP en el ayuntamiento de Barcelona, Alberto Fernández Díaz, había exigido sólo unas horas antes la «expulsión inmediata» del militante de ERC acusado de amenazar de muerte a los dirigentespopularesenlapasadaDiada. En una rueda de prensa ofrecida ayer en el ayuntamiento de Barcelona, Fernández Díaz pidió a ERC que proceda a «una depuración de todos sus ficheros y candidaturas para identificar a otros radicales».

POLÍTICA



EL EX PRESIDENT ASEGURA QUE ‘NOS HEMOS METIDO EN UN LÍO’

Maragall pide otro referéndum si el Constitucional cambia el Estatut El ex president de la Generalitat Pasqual Maragall dijo ayer que con el nuevo Estatut «nos hemos metido en un lío», y comentó que sería «lógico» que los catalanes pidieran repetir el referéndum del nuevo Estatut si el Tribunal Constitucional (TC) modificase el texto. AGENCIAS

El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall dijo que con el nuevo Estatut «nos hemos metido en un lío», y comentó que sería «lógico» que los catalanes pidieran repetir el referéndum del nuevo Estatut si el Tribunal Constitucional (TC) modificase el texto. Maragall alertó de este «problema» durante la conferencia titulada La articulación territorial de España, celebrada en el marco de las XIV Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que se llevan a cabo en el Parlament. El ex presidente catalán, que hace unos meses dijo que el nuevo Estatut no ha valido la pena, aseguró hoy que con el proceso de reforma del Estatut «nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo». Como ejemplo de ello, dijo que «algunas de las cosas cuya transferencia se cayó del Estatut, como el aeropuerto o los paradores nacionales, acabarán siendo transferidos, porque son pocos los paí-

Breves

◗ Maragall junto a Carles Viver Pi-Sunyer (izquierda), ayer en el Parlament de Catalunya.

ses donde los aeropuertos son del Estado». Para argumentar su tesis de que el nuevo Estatut ha supuesto «un lío» para Catalunya, afirmó que «puede darse el caso de que sea modificado por el TC, y entonces viviríamos en cierta manera un contrasentido». Alertó de que podría suceder que «cualquier ciudadano de Catalunya que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición del referéndum arguyendo, con

AV I S O A CO N V E RG È N C I A

REUNIÓN EN TARRAGONA

ICV pide al PP que retire el recurso contra el Estatut si considera bueno el pacto de inversión El grupo parlamentario de ICV-EUiA exigió ayer al PP, ya que considera bueno el acuerdo sobre inversiones para Catalunya, que retire el recurso de inconstitucionalidad contra la disposición adicional tercera del Estatut respecto a las inversiones del Estado en Cataluña. El grupo parlamentario de ICV-EUiA mantuvo un encuentro en Tarragona, siguiendo la política de la formación de descentralizar sus reuniones, para valorar el último periodo de sesiones parlamentario y preparar el debate de política general en la Cámara catalana, que tendrá lugar del 26 al 28 de septiembre. POLÉMICA EN GIRONA

BARCELONA

Identificado por el color de las zapatillas

Informe definitivo sobre el apagón de julio

Los Mossos identificaron a uno de los individuos que el jueves de la pasada semana quemó cuatro fotografías de los Reyes en Girona por el color de sus zapatillas deportivas y por su cinturón, según consta en los atestados remitidos por la policía autonómica a la Audiencia Nacional. Se trata de Jaume Roura y declarará, probablemente el viernes, ante el juez de la Audiencia Nacional Santiago Pedraz.

El departamento de Economia de la Generalitat ha recibido el informe definitivo del Laboratorio General de Ensayos e Investigaciones del análisis del cable de 110 kilovoltios que a finales de julio se rompió y cayó sobre la subestación de Collblanc (L’Hospitalet), provocando el apagón de Barcelona. «Se están analizando las conclusiones» del informe, apuntaron fuentes del departamento.



toda lógica, que lo que votó no fue lo que ha quedado establecido». «Podrían decir: Yo fui a votar un texto que ahora unos señores han modificado, no es lo que yo refrendé (...) Que se me devuelva el voto o la posibilidad de votar», añadió. El ex presidente catalán consideró que podría suceder asimismo que el Alto Tribunal, «sobre cuyos próximos cambios recaen toda clase de temores y sospechas que no deberían en buena ley pro-

SEGÚN JOSEP MARIA PELEGRÍ

Unió no quiere compartir casa con PSC y ERC El secretario general de Unió, Josep Maria Pelegrí, afirmó ayer al secretario general de CDC, Artur Mas, de que los socialcristianos no pueden ni quieren «compartir casa» con socialistas e independentistas, por lo que su proyecto de «ensanchar la base electoral» convergente debe tener unos límites. En declaraciones a COM Ràdio, Pelegrí explicitó los recelos que ha despertadoenlasfilasdeUniólainiciativa de Mas de refundar el catalanismo, apelando a sectores de PSC y ERC a colaborar en el proyecto. Pelegrí cree que Unió tiene la «obligación» de lanzar una «advertencia» a sus socios de federación ante su proyecto de refundar el catalanismo, ya que la discusión interna en CDC puede llevar a desplazar a CiU de la «centralidad». «Podemos ensanchar nuestra base electoral, por supuesto que sí,perosiestoconllevaasumirplanteamientos que Unió no puede ni

quiere asumir, pues no será posible continuar como hasta ahora», ha alertado. Por otra parte, Pelegrí transmitió que en el seno de Unió sigue elmalestarporelcomunicadoemitidoanteayerporlacúpuladeConvergència, en el que emplazaba a los socialcristianos a no airear en públicolasdiscrepanciasentreambos partidos porque «aburren» a lagenteylesinstabaaponerse«manos a la obra».

Juntos de nuevo El presidente de CiU y secretario general de CDC, Artur Mas, remarcó que «la unidad se demuestra por la vía de los hechos», como la reunión de ayer en Sant Sadurní d’Anoia, del grupo parlamentario de CiU en el Parlament, que se desarrolló con total normalidad –dijo-- y que, para él, constata que la federación «sigue trabajando en el día a día».

FOTO: ACN

ducirse, dejara el Estatut prácticamente sin tocar», algo que podría interpretarse como fruto de «presiones»porpartedelGobierno, apuntó. Para Maragall, que confundió varias veces la fecha del referéndum del Estatut catalán con la de laseleccionesalParlament,laConstitución española «algún día tendrá que sufrir cambios que casi sonroja no haber hecho antes», entre ellos la denominación de las 17 autonomías existentes.

Duran-Mas, sigue la gresca EL ANFITEATRO ANTONIO PAPELL

E

lsecretariogeneraldeUnió, Josep Maria Pelegrí, advirtióayerendeclaraciones a una emisora de radio al secretariogeneraldeCDC,ArturMas, de que los socialcristianos no pueden ni quieren «compartir casa» con socialistas e independentistas,porloquesuproyectode«ensancharlabaseelectoral» convergente debe tener unoslímites.Susmanifestaciones han sido tajantes: «No podemoscompartirdeterminados planteamientospolíticosenuna sola casa, en una sola trinchera política.Nosotrostenemosuna ideología desde hace más de 75 años, tenemos una manera de pensar, un modelo de sociedad determinado,quenoescompatible ni con ex comunistas, ni conmarxistas,niconliberales». Continuará.

POLÍTICA 17

Noticias de Gipuzkoa Jueves, 20 de septiembre de 2007

españa-mundo

Losgruposparlamentariosdesbloquean lanegociaciónpararenovarelCGPJ

MARAGALL PIDE UN REFERÉNDUM SI EL TC CAMBIA EL ESTATUT CATALÁN

EL ACUERDO LLEGA 10 MESES DESPUÉS DE EXPIRAR EL MANDATO DEL MÁXIMO ÓRGANO JUDICIAL

NO ES UN ÓRGANO CORPORATIVO No

El ex presidente de Cataluña advierte de los riesgos de una variación sustancial del texto

obstante, el portavoz socialista advirtió a este respecto de que el CGPJ no es un órgano corporativo de representación de los jueces, y aunque debe haber miembros de más asociaciones que las dos actualmente representadas en este órgano, no tienen por qué elegirse con una “proporcionalidad exacta”. Por su parte, Eduardo Zaplana afirmó que el PP está “predispuesto” al acuerdo y reconocer la lógica de que haya “discrepancias” que intentarán “superar y sortear”, resaltó que hay criterios que hay que defender “por encima de todo” como es la independencia del poder judicial. Además, quiso “resaltar lo positivo y no lo negativo” y tan solo señaló que “no se puede ir con una cuestión de cuotas”, a la vez que recordó que es un criterio que los populares han rechazado siempre. El CGPJ tiene veinte vocales y un presidente, que además preside el Tribunal Supremo. De sus veinte miembros, doce son elegidos por el Parlamento de entre 26 candidatos propuestos por los jueces y ocho son designados entre juristas de reconocido prestigio. >AGENCIAS

BARCELONA. El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall dijo ayer que con el nuevo Estatut “nos hemos metido en un lío”, y comentó que sería “lógico” que los catalanes pidieran repetir el referéndum del nuevo Estatut si el Tribunal Constitucional (TC) modificase el texto. Maragall alertó de este “problema” durante una conferencia celebrada en el marco de las XIV Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos. El ex presidente catalán, que hace unos meses dijo que el nuevo Estatut no ha valido la pena, aseguró que con el proceso de reforma del Estatut “nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo”. Como ejemplo de ello, dijo que “algunas de las cosas cuya transferencia se cayó del Estatut, como el aeropuerto o los paradores nacionales, acabarán siendo transferidos, porque son pocos los países donde los aeropuertos son del Estado”. Para argumentar su tesis, afirmó que “puede darse el caso de que sea modificado por el TC, y entonces viviríamos en cierta manera un contrasentido”. >AGENCIAS

Los partidos se reunirán con las asociaciones de jueces y aceptan respetar la pluralidad profesional y política MADRID. Por vez primera desde que

hace diez meses expiró el mandato del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), ayer tuvo lugar una reunión conjunta de todos los grupos parlamentarios, incluido el PP, en la cual alcanzaron un acuerdo de “método y fondo” para desbloquear las negociaciones encaminadas a su renovación. Si la semana pasada los grupos del Congreso responsabilizaron al PP del fracaso de la renovación que deben acometer las Cortes, ayer coincidieron con su portavoz parlamentario, Eduardo Zaplana, en que existe una voluntad política unánime para pactar los vocales que deben estar elegidos antes de que se disuelvan las Cámaras. El acuerdo más concreto consiste en que todos ellos escucharán a las cuatro principales asociaciones judiciales en las próximas semanas; después volverán a reunirse para intentar incorporar sus recomendaciones al nuevo órgano de gobier-

no de jueces y magistrados. En las conversaciones que ha mantenido en los últimos meses el portavoz socialista, Diego López Garrido, con Eduardo Zaplana, ya habían hablado de la necesidad de escuchar a los representantes de los jueces en reuniones que no se llegaron a celebrar y que ahora pretenden llevar a cabo todos los grupos parlamentarios a la vez. López Garrido fue el encargado de informar, en nombre de todos los portavoces, del resultado de una reunión que tuvo lugar en el Congreso durante más de una hora y que él mismo definió como “satisfactoria” en varias ocasiones. “Hay voluntad para llegar a ese acuerdo. Así se ha explicitado por todos los grupos”, aseveró el diputado socialista, quien insistió en el valor que tiene que por vez primera todas las fuerzas políticas se hayan sentado juntas para desatascar la situación. Los asuntos en torno a los que

hubo coincidencia unánime son la necesaria la renovación; que los criterios para abordarla deben ser el respeto a la “pluralidad profesional y el pluralismo político”; que las asociaciones judiciales deben ser escuchadas y que después de hablar con ellas volverán a reunirse. En la cita de ayer no se habló de cuotas para cada grupo a la hora de proponer vocales, según López Garrido, ni tampoco de la propuesta de Eduardo Zaplana que aboga por nombrar vocales de las asocia-

LAS FRASES

“No es un órgano de la representación judicial, pero hay voluntad de alcanzar un pacto” DIEGO LÓPEZ GARRIDO Portavoz parlamentario del PSOE

“Por encima de todo hay que garantizar la independencia de los jueces, sin cuotas” EDUARDO ZAPLANA Portavoz parlamentario del PP

ciones en número proporcional a la importancia de cada una.

GALLARDÓN NIEGA QUE SE POSTULE COMO EL NÚMERO DOS DE RAJOY El alcalde de Madrid cree que la decisión final será la mejor para el partido

De izq. a dcha., Josu Erkoreka (PNV), Diego López Garrido (PSOE), Josep Sánchez i Llibre (CiU), Eduardo Zaplana (PP) y Agustí Cerdá (ERC). FOTO: EFE

El sueldo de los diputados subirá el 3,5% EL SALARIO MENSUAL DE UN PARLAMENTARIO PUEDE ASCENDER A SEIS MIL EUROS MÁS GASTOS DE VIAJES MADRID. El portavoz del Grupo Socialista en el Congreso, Diego López Garrido, avaló ayer los presupuestos de la Cámara para 2008, que incluyen una subida de sueldo del 3,5%, medio punto por encima del IPC, y previsión de indemnizaciones por pérdida de escaño tras las elecciones, y recordó que estas medidas se pactaron entre todos los grupos parlamentarios. Los diputados per-

ciben una asignación de 3.020,79 euros al mes, más 1.762,18 euros si tienen su residencia fuera de Madrid y de 841,12 euros para los que viven en la capital. Además, los gastos de desplazamiento hasta Madrid corren a cuenta del Congreso. La Mesa del Congreso de los Diputados aprobó el martes, con la abstención del PP, los presupuestos de la Cámara Baja para 2008, que contemplan una previsión de gasto de 98,4 millones de euros, un 6,11% más respecto al año anterior. Además, incluye una partida recogida para atender la indemnización por cese de aquellos diputados que, habiendo estado al menos

L A S C U E N TA S ● Sueldos. El sueldo de los diputados será medio punto superior a la subida del IPC. ● Jubilaciones. El Congreso calcula que en 2008 tendrá que sufragar indemnizaciones para 116 de sus actuales diputados con una media de actividad de ocho años. ● Plan de pensiones. Por segundo año consecutivo, se recoge una partida para el plan de pensiones aprobado en 2006 para ex diputados con más de siete años de ejercicio, que se cifra en 1,5 millones, un 3,5% más que el año anterior. En total, 22,4 millones de euros.

dos años en la Cámara, dejen de serlo la próxima legislatura, tras las elecciones generales en marzo. Por este concepto, el Congreso calcula que en 2008 tendrá que sufragar indemnizaciones para 116 de sus actuales diputados con una media de actividad de ocho años. Asimismo, y por segundo año consecutivo, este capítulo recoge una partida para el plan de pensiones aprobado en 2006 para ex diputados con más de siete años de ejercicio, que se cifra en 1,5 millones, un 3,5% más que el año anterior. En total se dedican a retribuciones de altos cargos 22,4 millones, un 3,5% más que en 2007. >EUROPA PRESS

MADRID. El alcalde de Madrid, Alberto Ruiz-Gallardón, aseguró ayer que “nunca” se ha postulado “como número dos” de la lista del PP al Congreso de los Diputados de cara a las próximas elecciones generales y resaltó que este asunto ya lo “resolvió” el presidente del PP, Mariano Rajoy, al asegurar que el partido abordaría la elaboración de las listas electorales “cuando se convoquen las elecciones, en enero”. Gallardón afirmó que la decisión del máximo dirigente popular es “razonable” y señaló que Rajoy tiene la confianza “de todos los dirigentes y militantes” del PP. “Lo importante ahora mismo es que, con el equipo que quiera Mariano Rajoy, sus ideas y la responsabilidad de gestión que ha acreditado sean los que conduzcan a España la próxima legislatura”, añadió. El regidor también apuntó que en el caso de que el PP pierda las elecciones, quienes perderían serían “todos los españoles”. Según RuizGallardón, la cita electoral da la “oportunidad” de “recuperar la solvencia, la seriedad, el rigor en la acción de Gobierno y una defensa inteligente, serena pero firme, de la España constitucional”. >EFE

(COLOR) - Pub: PERIODICO ND CATALAN Doc: 02195M Red: 60% Ed: Primera EDICION Cb: 00 Enviado por: Dia: 20/09/2007 - Hora: 00:32

DIJOUS 20 DE SETEMBRE DEL 2007

Política

el Periódico 21

RICARD CUGAT

CONFERÈNCIA AL PARLAMENT

Maragall censura l’espanyolisme del PSOE i el PP b L’expresident diu que el «concurs d’espanyolitat» electoral té riscos polítics MARC ANDREU BARCELONA

es reflexions públiques de Pasqual Maragall segueixen interferint en el discurs oficial dels seus coreligionaris socialistes. Ahir, a l’inaugurar al Parlament unes jornades jurídiques sobre reformes estatutàries, l’expresident de la Generalitat i del PSC va alertar de les conseqüències que pot tenir per al sistema polític i la cohesió de l’Estat el «concurs d’espanyolitat» en què s’han embrancat el PSOE i el PP davant les pròximes eleccions generals. Maragall va avalar també la celebració d’un altre referèndum de l’Estatut si el Tribunal Constitucional el retalla. Segons Maragall, el «bipartidisme imperfecte» existent a Espanya des del final de la transició al voltant del

L

b Avala un nou referèndum si el Constitucional retalla l’Estatut aprovat PSOE i d’un partit de dreta (AP o PP) es podria alterar si «parts senceres» de l’Estat deixen de veure-s’hi reflectides a causa de la pugna electoralista pel discurs i els símbols espanyolistes. El risc, segons l’expresident, és fer d’Espanya «un país infeliç amb l’europeisme extrem com a última solució sensata». / En concret, Maragall, que va aclarir no ser independentista, va reiterar la seva advertència que Catalunya, Euskadi, Galícia, el País Valencià, les Balears i Navarra no acaben d’encaixar en l’ordenament territorial i constitucional espanyol. Sobre això, va dir que la negativa del PSOE a acceptar un govern dels socialistes navarresos amb els nacionalistes de Nafarroa Bai i Izquierda Unida mostra la pèrNAVARRA, OPORTUNITAT PERDUDA

33 Pasqual Maragall, ahir al Parlament, durant la seva conferència sobre l’articulació territorial d’Espanya. dua del «sentit de l’oportunitat i l’equilibri». En la intervenció posterior a Maragall, l’exmagistrat del Tribunal Constitucional Carles Viver Pi-Sunyer va insistir en la idea de l’oportunitat perduda. Viver va dir que si el TC retalla l’Estatut i l’Estat, en esperit i lleis –Constitució inclosa–, no s’«adapta» a les reformes estatutàries, aquestes seran «inútils». I, en el cas de Catalunya, posaran en relleu «un problema real».

«La famosa repassada a l’Estatut va respondre a criteris polítics i no jurídics», va dir Viver, que va argumentar la constitucionalitat del text estatutari. Fins i tot en la seva versió inicial aprovada pel 89% del Parlament el 30 de setembre del 2005, abans de la retallada del Congrés. Maragall també va parlar de «problema» al parlar d’una retallada al TC. I va defensar com a «lògic» que els catalans vulguin repetir el referèndum si l’Estatut és alterat.

El suggeriment, nou en Maragall, va ser exposat fa mesos per dirigents nacionalistes i republicans. Però ahir el líder d’ERC, Josep-Lluís Carod-Rovira, el va desdenyar: «L’Estatut ja no ha d’ocupar el debat polític, perquè Catalunya s’ha de dirigir cap a altres horitzons». Maragall també va especular que els populars Rodrigo Rato i Alberto Ruiz-Gallardón recolzarien una reforma de la Constitució que reconegués la pluralitat nacional. H

18 LA VANGUARDIA

P O L Í T I C A

JUEVES, 20 SEPTIEMBRE 2007

Maragall justifica que se repita el referéndum si el Constitucional recorta el Estatut

El grupo de CiU en el Parlament se esfuerza para que la crisis de la cúpula no le afecte JOSEP GISBERT

El ex president reitera que la reforma del texto ha supuesto “meterse en un lío” El ex president Pasqual Maragall advirtió ayer de las graves consecuencias de una lectura restrictiva del Tribunal Constitucional sobre el Estatut. Entre ellas, señaló que los catalanes podrían pedir que se repita el referéndum. IÑAKI ELLAKURÍA

BARCELONA. – La amenaza de una interpretación restrictiva del Estatut por el Tribunal Constitucional intranquiliza a la clase política catalana que, en su mayoría, considera que podría situar al país en un callejón sin salida. Ante este horizonte, han sido varios los dirigentes que han advertido de las consecuencias de un recorte del texto. Ayer llegó una de las advertencias más significativas por proceder del principal propulsor de la reforma estatutaria, el ex president Pasqual Maragall. Este avisó de que, en caso de que haya una sentencia contraria al Estatut, sería “lógico que cualquier ciudadano catalán que hubiese votado el Estatut pudiera pedir la repetición del referéndum arguyendo que lo que votó no fue lo que ha quedado establecido”. Para Maragall, los catalanes po-

drían decir: “Yo fui a votar un texto que unos señores han modificado, no es lo que yo refrendé. Que se me devuelva el voto o la posibilidad de votar”. Una situación que a su juicio sería todo “un contrasentido”. Maragall, que se prodiga en actos públicos desde que dejó de ser presidente de la Generalitat, hizo estas declaraciones en una conferencia en el Parlament en el marco de las jornadas sobre las Reformas Estatutarias y las Articulación Territorial del Estado. En ese foro, expresó nuevamente sus dudas sobre la conveniencia de haber abierto ahora el proceso de reformas estatutarias. “No hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, dijo al respecto. A pesar de de sus advertencias sobre la gravedad de un recorte del texto catalán, Maragall remarcó que el diálogo entre el Gobierno y la Generalitat conseguirá traspasos de competencias que quedaron excluidas del Estatut, como es el caso “de los aeropuertos y los paradores nacionales”. Lo que a su juicio demuestra que “es más importante la garra y la ambición de los gobiernos que las grandes leyes”. Maragall también habló de que mejor pronto que tarde se debe reformar la Constitución y señaló que los populares Rodrigo Rato y Alberto Ruiz-Gallardón podrían estar a favor de que la Carta Magna fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades históricas.c

ROSER VILALLONGA

Maragall dio ayer una conferencia en el Parlament

El rayo que no cesa

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ayo que no cesa, él, que fue tormenta, Pasqual Maragall conferenció ayer ante la Asociación Española de Letrados de Parlamentos. Para muchos de sus oyentes, llegados de lejanas autonomías, sus ideas debieron de resultar extravagantes. No tanto para el público local, habituado a estos desahogos. Sostuvo impávido que algún ciudadano podría reclamar un nuevo referéndum, lo cual, aparte de olvidar el escaso entusiasmo registrado cuando el propio Maragall convocó a consulta, parece hoy una desconcertante imposibilidad. Ahora reconoce Maragall que nos metimos en un lío. No aclaró quién deshará el maldito embrollo. Tampoco quién la lió. ALFRED REXACH

BARCELONA. – El grupo de CiU en el Parlament celebró ayer su habitual reunión semanal, esta vez en Sant Sadurní d'Anoia y con el objetivo de preparar el debate de política general de la próxima semana, sin que la nueva crisis abierta entre las cúpulas de CDC y UDC interfiriera en su trabajo. Los diputados de uno y otro partido se esforzaron para que la tensión vivida los últimos días entre las direcciones no les afectara –incluso compartieron almuerzo–, aunque los comentarios que se cruzaron solían ser inevitablemente sobre la crisis y mayoritariamente denotaban preocupación por la situación creada. El propio Artur Mas compareció flanqueado de Felip Puig y Josep Maria Pelegrí. Algunos dirigentes de las dos formaciones, como Lluís Corominas y Antoni Castellà por ejemplo, conversaron también ayer sobre una eventual reconducción de la crisis, aunque no se tradujo en nada. Las espadas, de hecho, seguían en alto y los dos partidos parecían a la espera de un encuentro al más alto nivel entre Artur Mas y Josep Antoni Duran Lleida para intentar salir del atolladero y que, de todos modos, ni tan siquiera tiene fecha. CDC se mantiene en que su posición es clara y espera un gesto del socio para recomponer la relación, y UDC se reafirma en que no es ella la que ha puesto sobre la mesa planteamientos soberanistas que no puede asumir. Ayer, en cualquier caso, fue un día tranquilo tras las jornadas anteriores de comunicados y declaraciones, lo que algunos interpretaron como un buen síntoma: “No news, good news”, describió con elocuencia un dirigente democristiano.c

Carod interviene en unas jornadas del PSC para reivindicar la firmeza del tripartito BARCELONA. (Redacción) – El conseller de la Vicepresidència y presidente de Esquerra, Josep Lluís Carod-Rovira, participó ayer en las jornadas de trabajo que el PSC organiza cada año para que sus diputados en el Parlament preparan el nuevo curso político. En un hotel del Montseny, el republicano pronunció una conferencia dirigida a los parlamentarios socialistas que ha despertado más de una suspicacia y no pocas ironías en círculos independentistas. El conseller Joan Saura (ICV) también participó.

En su conferencia, Carod señaló a los diputados del PSC que “hay que renovar la apuesta por la estabilidad del Govern”. “Ser estables en Catalunya quiere decir ser fuertes en Madrid”, añadió en una petición de unidad de acción de los diputados catalanes en el Congreso que Esquerra reivindica de forma constante sin haber convencido todavía a sus socios de gobierno. Según Carod, la estabilidad del Govern “no ha sido un acto de acomodo al ejercicio del poder, sino un acto de acumulación de fuerza para

poder afrontar con ambición, unidad y firmeza la defensa de los intereses de Catalunya”. El conseller de la Vicepresidència pidió a los diputados del PSC que se traslade la misma “unidad de criterio, ambición y firmeza” del Govern en la negociación de las inversiones a “otros retos importantes” que deberán negociarse. Carod pidió “ser valientes y especialmente imaginativos en dos futuras leyes que hay que aprobar esta legislatura”, en referencia a la ley electoral y la de consultas populares.c

LLIBERT TEIXIDÓ

Carod, entre los dirigentes del PSC Manuela de Madre y Miquel Iceta

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ABC

ESPAÑA

JUEVES 20š9š2007

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Los diputados se garantizan una indemnización si no son reelegidos Se suben el sueldo por encima del IPC š El gasto por transporte es de 7,4 millones J. L. LORENTE MADRID. La Mesa conjunta del Congreso y el Senado aprobó ayer —con la abstención del Grupo Popular— los presupuestos de ambas Cámaras para el año que viene, que establecen un gasto total de 159 millones de euros, un 6 por ciento más que en 2007. El Congreso dispondrá el año próximo de 98 millones, mientras el Senado se quedará en 60. Los presupuestos se han elaborado con una previsión de subida del Índice de Precios al Consumo (IPC) del 3 por ciento, aunque los sueldos de los parlamentarios aumentarán un 3,5. Sólo las retribuciones básicas de los 350 diputados ascienden a 15,3 millones de euros, a lo que hay que sumar 5,5 millones de complementos, otros 1,5 millones para el plan de pensiones de los parlamentarios, los 680.000 euros de dietas y los más de 12 millones de «indemnizaciones» para los diputados que causen baja tras las próximas elecciones generales. Según establece el artículo 12 del nuevo Reglamento de Pensiones Parlamentarias —aprobado en julio del año pasado—, quienes hayan sido miembros de las Cortes y tras la constitución de las Cámaras

no obtengan nuevo mandato en las mismas, tendrán derecho a una «indemnización» por cese. La cuantía de esa indemnización será el equivalente de una mensualidad de la asignación constitucional por cada año de mandato parlamentario en las Cortes o fracción superior a seis meses, y hasta un límite máximo de veinticuatro mensualidades. La dificultad a la hora de elaborar las cuentas del Congreso estaba en presupuestar cuánto dinero se necesita para hacer frente a las indemnizaciones. Al final, la Cámara Baja ha calculado que un tercio de los diputados actuales (116) causará baja la próxima legislatura, con una media cada uno de ellos de ocho años de servicio. Curiosamente, una de las partidas que más sube es la de agua (un 24,7 por ciento de incremento). El Presupuesto estima que la Cámara Baja se gastará un total de 49.386 euros en pagar el líquido elemento. Destaca también el gasto en transporte, que supera los 7,4 millones de euros y, en este apartado, los 254.318 euros que cuesta el «renting» de los coches oficiales «Audi A6» de los que dispone la Cámara Baja.

Maragall, lacónico: «Reconozcámoslo, con el Estatuto nos metimos en un lío» I. A. BARCELONA. La reforma del Estatuto catalán «es un lío». El Parlamento catalán volvió a dar la oportunidad ayer al ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall, de opinar sobre los resultados de la reforma estatutaria que él impulsó, y Maragall volvió a dejar constancia de su profunda decepción con el proceso, a la vez que abogó porque Cataluña repita el referendo de aprobación del texto si éste es modificado por el Tribunal Constitucional. En la presentación de unas jornadas de letrados parlame-

narios, Maragall dibujó además una «España infeliz» marcada por una precampaña electoral que amenaza con convertirse «en un concurso de españolidad entre PP y PSOE». Respecto al Estatuto catalán, el ex presidente insistió en los peligros de que el TC lo modifique y advirtió de que «los catalanes que lo votaron podrían pedir un nuevo referendo porque unos señores a los que respeto y que la ley ampara lo han modificado». «Reconozcámoslo —dijo finalmente— con el Estatuto nos hemos metido en un lío».

Zaplana estrecha la mano de López Garrido, en presencia de Erkoreka y Sánchez Llibre

EFE

Los partidos desbloquean la renovación del CGPJ Los socialistas y sus socios aceptan la petición del PP de escuchar la opinión de las asociaciones de jueces J. L. L. MADRID. Los grupos parlamentarios dieron ayer un primer paso para acometer la renovación del Consejo General

del Poder Judicial (CGPJ) —pendiente desde el pasado mes de noviembre—, tras el duro enfrentamiento de los últimos días. No es que el acuerdo

esté cerca, pero, al menos, los partidos se han puesto de acuerdo para desbloquear la negociación. El encuentro que ayer mantuvieron seis grupos parlamentarios (PSOE, PP, CiU, ERC, PNV e IU) acabó con un principio de acuerdo en la idea básica de la renovación —«pluralidad profesional y pluralismo político»— y en la metodología de trabajo: reunirse con las cuatro asociaciones judiciales para escuchar su opinión —como quería el PP—, tras lo cual se convocará un nuevo encuentro entre los partidos para tratar de cerrar el acuerdo. El portavoz del Grupo Socialista, Diego López Garrido, aplaudió el resultado de la reunión, ya que, según dijo, supone «un avance positivo, considerable e importante» que todos los grupos pacten una metodología y vayan a participar en la negociación. «Estamos ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de poder llegar a un acuerdo», señaló. Por su parte, el portavoz del Grupo Popular, Eduardo Zaplana, dijo que se sentía «absolutamente identificado» con los criterios y el método detallados por su homólogo socialista. Así, subrayó que el PP siempre ha defendido que se respete «el pluralismo social y judicial», pero sin convertir al Consejo en una «correa de transmisión del Parlamento». «La decisión que hemos tomado todos de escuchar a las asociaciones es muy inteligente», recalcó.

POLÍTICA

EL PUNT | Dijous, 20 de setembre del 2007

Maragall creu que seria «lògic» repetir el referèndum si el TC canvia l’Estatut Insisteix que la Constitució reconegui comunitats nacionals A. SERRANO / V. SANCHO / Barcelona

Si el Tribunal Constitucional canvia l’Estatut, Pasqual Maragall creu que seria «lògic» que es repetís el referèndum perquè els catalans poguessin pronunciar-se ●

Maragall entén que una retallada de l’Estatut pel Constitucional donaria com a resultat un text diferent del que els catalans van ratificar el 18 de juny del 2006. Això justificaria, segons l’expresident, que «qualsevol ciutadà de Catalunya que l’hagués votat pogués demanar la repetició del referèndum argumentant, amb tota lògica, que allò que va votar no és el que ha quedat establert». Ja fa uns mesos que Maragall va admetre que el procés estatutari «no havia valgut la pena», i ahir, al Parlament, va reconèixer: «Ens hem ficat en un embolic, admetem-ho.» I sigui quina sigui la sentència, ja que l’expresident també va alertar de la possibilitat que si l’alt tribunal no modifica gens del text, això sigui interpretat com a fruit de les «pressions» del govern català. En tot cas, va resumir, hi ha «un problema». Maragall va participar en el col·loqui L’articulació territorial de l’Estat, junt amb el president de l’Institut d’Estudis Autonòmics, Carles Viver i PiSunyer –que va defensar la constitucionalitat de l’Estatut–, i el president del Consell Jurídic Consultiu del País Valencià, Vicent Garrido. Era l’obertura de les jornades sobre les reformes estatutàries organitzades per l’Associació Espanyola de Lletrats de Parlaments (Aelpa), que se celebren fins demà a la cambra. L’expresident va insistir que cal reformar la Constitució Espanyola perquè s’hi reconeguin les «comunitats nacionals» existents a l’Estat. La majoria qualificada que necessita la modificació de la carta magna dificulta, i molt, que es pugui portar a terme quan el PP hi està en contra. Tot i això, l’expresident pensa que hi ha persones entre els populars, com Alberto Ruiz Gallardón i Rodrigo Rato, que no estan «en una posició numantina en contra de les pretensions de Catalunya»

sobre el nou text. L’expresident va insistir que s’hauria de reformar la Constitució perquè reconegui Catalunya com a «comunitat nacional». Pensa que populars com Rato i Gallardón hi estarien d’acord.

Viver i Pi-Sunyer i Maragall, al Parlament. / RITA LAMSDORFF

Montilla lloa la lluita nacional dels immigrats ● Aprofitant la inauguració de l’exposició 1977. Ja som aquí! Memòria d’Efe, el president de la Generalitat, José Montilla, va elogiar l’aportació d’«aquells a qui Paco Candel va definir com ‘els altres catalans’» en el procés de recuperació de l’autogovern durant la transició. Montilla, que es va referir a la lluita pels «drets personals, socials i nacionals» de treballadors i associacions civils, va recordar que d’ençà de 1977 s’han assolit moltes coses «que en aquell moment semblaven difícils d’imaginar», i en part gràcies al «compromís col·lectiu» de Catalunya. El president de la Generalitat, a més, va aprofitar per assenyalar les principals fites que en els darrers trenta anys ha aconseguit el poble català, però fent referència que, si llavors «estava tot per fer, avui encara hi ha moltes coses a fer». Montilla va subratllar que «el futur de Catalunya està per escriure, i que serà el que els catalans i les catalanes, individualment i sobretot col·lectivament, vulguem i siguem capaços de fer». Com el que es va aconseguir l’any 1977, any de partida de l’exposició que es farà al Palau Robert fins al 2 de desembre. Més de 200 fotografies extretes de l’arxiu de l’agència de notícies Efe, documents i el cotxe que va portar al president Tarradellas fins al Palau de la Generalitat il·lustren un any «decisiu per a Espanya i per a Catalunya», com va afirmar el comissari de l’exposició, el periodista Joan Tàpia. Recorrent cinc sales els visitants rememoraran tots els fets d’aquell any de canvis, en una exposició que suposa el punt de partida dels actes de celebració dels trenta anys de la recuperació de les institucions democràtiques, i que es provarà de dur a Madrid.

i que podrien donar suport a una modificació «senzi-

lla», que només afectaria «un parell d’articles».

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34 E S PA ÑA

H U E LVA I N F O R M A C I Ó N Jueves, 2 0 - 0 9 -2 0 0 7

TRIBUNALES

PAÍS VASCO

Pacto a la vista sobre el CGPJ

El PNV dice que el gesto de Egibar es un gran paso a la unidad

El PP alcanza un acuerdo con resto de grupos del Congreso para establecer la ‘hoja de ruta’ de la renovación del Consejo del Poder Judicial

Aritzondo afirma que la renuncia del líder del sector soberanista aporta cohesión al partido OTR / PRESS

AGENCIAS

El PP se sumó ayer, después de diez meses de discrepancias con el PSOE sobre la renovación del Consejo General del Poder Judicial (CGPJ), a un pacto de “método y fondo” con todos los grupos parlamentarios por el que han acordado reunirse con las asociaciones de jueces la semana que viene para intentar alcanzar después un acuerdo final. Si la semana pasada los grupos del Congreso responsabilizaron al PP del fracaso de la renovación que deben acometer las Cortes, ahora han coincidido con el portavoz parlamentario popular, Eduardo Zaplana, en que existe una voluntad política unánime para pactar los vocales que deben estar elegidos antes de que se disuelvan las Cámaras. El acuerdo más concreto consiste en que todos ellos escucharán a las cuatro principales asociaciones judiciales en las próximas semanas; después volverán a reunirse para intentar incorporar sus recomendaciones al nuevo órgano de gobierno de jueces y magistrados. El portavoz del PSOE, Diego López Garrido, que dijo actuar como portavoz del resto de grupos, explicó que todos coincidieron en la necesidad de renovar la institu-

■ MADRID.

López Garrido saluda a Zaplana, en presencia de Llamazares y Erkoreka, ayer en el Congreso. AVANCE

Los partidos consensúan una metodología que pasa por reunirse también con las asociaciones de jueces ción sobre la base de criterios de “pluralidad profesional y pluralismo político”. El dirigente socialista se congratuló del resultado de la reunión de ayer, ya que, a su juicio, supone “un avance positivo, considerable e importante” que todos los grupos hayan pactado una metodología y vayan a participar en la negociación. “Estamos ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de po-

der llegar a un acuerdo”, señaló. El portavoz socialista explicó que su homólogo popular no había planteado “vetos” a la posibilidad de que las formaciones nacionalistas e IU propongan vocales para el nuevo Consejo. Respecto a la conveniencia de que las asociaciones judiciales obtengan puestos en función de su representatividad, como venía proponiendo el PP, López Garrido insistió en que no tiene por qué ser así porque el CGPJ no es un órgano “corporativo”. Eso sí, dejó claro que todos los grupos comparten la necesidad de dar cabida a todas las asociaciones, ya que ahora sólo están presentes las dos mayoritarias: la Asociación Profesional de la Magistratura y Jueces para la Democracia.

JOSÉ HUESCA / EFE

Minutos después fue Zaplana quien compareció ante los medios de comunicación y lo hizo para asegurar que se sentía “absolutamente identificado” con los criterios y el método detallados por su homólogo socialista. Así, subrayó que el PP siempre ha defendido que se respete “el pluralismo social y judicial”, pero sin convertir al Consejo en una “correa de transmisión del Parlamento”. Además, preguntado por el obstáculo que para el PP supone que las minorías tengan puesto en el CGPJ, Zaplana ya adelantó que “la negociación no se puede plantear como una cuestión de cuotas”. “Mi grupo está predispuesto al acuerdo”, resumió, admitiendo que existen “discrepancias que hay que intentar sortear y superar”.

CATALUÑA

Maragall reclama otro referéndum si el Constitucional recorta el ‘Estatut’ OTR/PRESS ■ BARCELONA / MADRID. El ex president de la Generalitat Pasqual Maragall advirtió ayer que si el Tribunal Constitucional emite finalmente una sentencia contraria hacia parte del articulado del Estatut, los catalanes que participaron en el referéndum para su aprobación podrían pedir la repetición del mismo, porque “lo que votaron no es lo que quedó establecido”. Además, Maragall auguró que Cataluña y Euskadi acabarán convirtiéndose en “naciones europeas sin romper el Estado”.

Durante la XIV Conferencia de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que gira en torno a las reformas estatutarias y la articulación territorial del Estado, el ex president pronunció una conferencia titulada La articulación territorial de España, en la que volvió a cuestionar el proceso de reforma de la norma autonómica. “Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo”, subrayó Maragall, que consideró que “hay un problema” con la futura sentencia del Tribunal Constitucional sobre el Estatut. Además, Maragall consideró

que “algunas transferencias que finalmente no se recogieron en el texto, como el aeropuerto y los paradores nacionales, acabarán siendo transferidas”. El vicepresidente del Govern y presidente de ERC, Josep Lluís Carod-Rovira, defendió a su vez la “unidad” y “estabilidad” del Gobierno catalán durante en las jornadas de trabajo del grupo parlamentario del PSC, en las que pronunció la conferencia Perspectivas en la acción de gobierno. “Ser estables en Catalunya quiere decir ser fuertes en Madrid”, argumentó Carod.

Pasqual Maragall.

EFE

■ BILBAO / MADRID. La renuncia de Joseba Egibar, presidente de la Ejecutiva guipuzcoana del PNV y máximo exponente del sector soberanista del partido, a entrar en la carrera para suceder a Josu Jon Imaz al frente de la formación jeltzale coloca al PNV más cerca de ese anhelado candidato de consenso que acabe con las discrepancias internas. Así lo aseguró la secretaria de la Ejecutiva del PNV, Josune Ariztondo, que valoró el “gesto” de Egibar como un paso definitivo hacia “la cohesión y la unidad”. Todo apunta a que Íñigo Urkullu, presidente de la Ejecutiva vizcaína, será su sustituto. Ante esta renuncia, el secretario de la Organización del PSOE, José Blanco, se limitó a expresar su total respeto y es-

INDIFERENCIA

El PP advierte que los nombres son lo de menos y alerta de la “batasunización” que experimenta el PNV peró que tras el debate interno que vive ahora la formación jeltzale, el PSOE y PNV sigan manteniendo una buena relación por el “interés común”. Para el PP, esta decisión tampoco cambia mucho ya que lo que preocupan no son los nombres, sino la deriva soberanista que ha tomado el PNV. Así lo advirtió la presidenta del PP vasco, María San Gil, quien alertó sobre la última ponencia política aprobada por el PNV, que es, a su juicio, un texto “absolutamente batasunizado” y reivindica, “sin ningún tipo de rubor ni de disimulo, la soberanía y la autodeterminación”. Desde la ilegalizada Batasuna, Joseba Permach señaló que independientemente de quien vaya a tomar las riendas del PNV, el único objetivo de la formación jeltzale sigue siendo pactar una “reforma de marcos” con los socialistas y no alcanzar una resolución del conflicto para que “este país pueda decidir libremente”.

Edición: 1ª de Barcelona , - Sección: MISCELANEA CT (Cataluña)

2007/09/20 / 31

Maragall cree que si el Constitucional cambia el Estatuto sería lógico someterlo de nuevo a referéndum Autor :AGENCIAS Barcelona'Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo', dijo ayer el ex presidente Pasqual Maragall. Se refería a la decisión, tomada por él en su etapa de presidente de la Generalitat, de promover la reforma del Estatuto. Reconoció también que 'el lío' perdurará, por lo menos, mientras el nuevo Estatuto esté pendiente del Tribunal Constitucional. En el caso de que el alto tribunal lo modificara sería lógico, dijo, pedir 'la repetición' del referéndum.El ex presidente intervino en unas jornadas sobre la reforma de los Estatutos de Autonomía organizadas por la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que se celebra en el Parlament. En el curso de su disertación sobre La articulación territorial del Estado, Maragall reiteró algunos de sus puntos de vista críticos sobre el proceso de reforma del Estatuto catalán llevado a cabo cuando él dirigía el Gobierno catalán.'Puede darse el caso de que el Estatuto sea modificado por el Tribunal Constitucional y entonces viviríamos en cierta manera un contrasentido', advirtió. En ese supuesto, agregó, podría suceder que 'cualquier ciudadano de Cataluña que hubiese votado el Estatuto pudiera pedir la repetición del referéndum arguyendo con toda lógica que lo que votó no fue lo que ha quedado establecido'.Otro aspecto del problema es que el Tribunal Constitucional, que está también pendiente de unos cambios en su composición sobre los que recaen 'toda clase de temores y sospechas', no modificara el Estatuto. Pero entonces podría interpretarse que ha cedido a presiones del Gobierno. Esto le llevó a calificar la situación actual como un 'imposible rompecabezas', en el que 'o el pueblo es desmentido o los jueces tienen que renunciar a ser independientes'.Estas opiniones de Maragall fueron replicadas ayer mismo por el consejero de la Vicepresidencia del Gobierno catalán, Josep Lluís Carod, líder de ERC. Dijo que hay que 'respetar' cualquier propuesta de un ex presidente, pero consideró que el Estatuto 'ya se ha sometido a un referéndum y no debería volver a las urnas. El Estatuto ya no tiene que ocupar el debate político, porque ahora Cataluña ha de dirigirse hacia otros horizontes'.Maragall reiteró su convicción de que la Constitución deberá ser reformada para introducir en ella los nombres de las comunidades autónomas y la pertenencia a la Unión Europea, pero añadió un nuevo elemento: abrir también este debate a la 'conjunción de esfuerzos entre España y Portugal'.También criticó que el PP y el PSOE planteen las elecciones generales como 'un concurso de españolidad'. Si se va por esta vía, advirtió, 'partes enteras de España no se verán reflejadas'. Y afirmó que Cataluña, Euskadi, Galicia, Escocia, Flandes y Baviera 'van a ser naciones europeas sin romper los Estados a que pertenecen'.

Edición: Digital

2007/09/20

Maragall diu que si el Constitucional canvia l´Estatut podria fer falta un nou referèndum L'expresident de la Generalitat Pasqual Maragall va advertir ahir que si la sentència del Tribunal Constitucional (TC) modifica l'Estatut els ciutadans catalans que van participar en el referèndum podrien demanar-ne una repetició perquè «el que van votar no és el que ha quedat establert». Durant unes jornades sobre reformes estatutàries al Parlament, Maragall va tornar a qüestionar el procés de reforma de l'Estatut: «Ens hem posat en un embolic, ho hem de reconèixer», va assegurar l'expresident, que va insistir que amb aquestes possibilitats obertes -pendents de la resolució del TC- «hi ha un problema d´equilibri democràtic».En aquest sentit, Maragall va indicar que «no seria bo» que se sospités que el Govern o l'opinió pública han pogut influir en la decisió de l'Alt Tribunal sobre l'Estatut. L´expresident es va referir també als «pròxims canvis» al TC, dels quals va dir que sobre ells «recauen temors i sospites que no haurien de produir-se en bona llei». Aquestes declaracions les va fer mentres participava a les XIV jornades de l'Associació Espanyola de Lletrats de Parlaments, que tenen lloc fins al divendres al Parlament de Catalunya i giren al voltant de les reformes estatutàries i l'articulació territorial-administrativa de l'Estat espanyol.Maragall, que va pronunciar una conferència titulada L'articulació territorial d'Espanya, va repassar el procés d'aprovació de l'Estatut i va augurar que «algunes transferències que finalment no es van recollir en el text, com l'aeroport i els paradors nacionals, acabaran sent transferides». Això demostra, va dir, que és «molt més important l'urpa i l'ambició dels governs i la societat civil que les grans lleis». Tot i així, va opinar que, «per descomptat, la Constitució algun dia haurà de tenir canvis» sobre la denominació de les autonomies o la pertinença a Europa. «Aquestes i altres coses han de ser abordades de manera immediata», va assenyalar. A propòsit de l'encaix de Catalunya a Espanya, Maragall va manifestar que si dirigents com Rodrigo Rato o Alberto Ruiz-Gallardón dirigissin el PP potser seria possible una reforma de la Constitució on Catalunya fos titllada de «comunitat nacional», en la línia de la proposta del president del consell d'Estat, Francisco Rubio Llorente. «Al PP pot donar-se el cas perfectament que un dia Gallardón o Rato o altres senyors canviïn la posició numantina» del partit en contra de la reforma constitucional, va afegir.No obstant això, Maragall va opinar que, actualment, no és possible una reforma constitucional en la línia suggerida per Rubio Llorente per la posició que té actualment la direcció popular. Durant el col·loqui, el president del Consell Jurídic Consultiu de la Comunitat Valenciana, Vicente Garrido, va retreure a Maragall la inclusió de la disposició addicional tercera en l'Estatut -que reclama que la inversió de l´Estat a Catalunya sigui equivalent a l´aportació del país al PIB estatal- i un diputat del PP al parlament de Cantàbria, Francisco Rodríguez, li va preguntar si quan era president va invertir en cada província catalana en funció del seu Producte Interior Brut.Per la seva banda, Maragall, malgrat admetre que no era un «fanàtic» de l'Estatut, va defensar la inclusió d'aquesta disposició al nou text, i d´altra banda, va dir que no era partidari de la independència de Catalunya. En aquest sentit, va reivindicar el «pactisme» català i va dir que Catalunya no aspira al mateix model que el País Basc però sí que vol tenir reconeguda la seva especificitat a Espanya.Finalment, va afirmar a tall d´anècdota, que la relació entre Jordi Pujol i Felipe González fou «més tranquil·la» que la seva amb Zapatero.

ABC

ESPAÑA

JUEVES 20š9š2007

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Maragall aboga por repetir el referendo si el TC tumba el Estatuto catalán Afirma que Cataluña y el País Vasco «serán naciones europeas» sin romper con España IVA ANGUERA DE SOJO BARCELONA. La reforma del Estatuto catalán «es un lío». El Parlamento catalán volvió a dar la oportunidad ayer al ex presidente de la Generalitat, Pasqual Maragall, de opinar sobre los resultados de la reforma estatutaria que él impulsó, y Maragall volvió a dejar constancia de su profunda decepción con el proceso, a la vez que abogó porque Cataluña repita el referendo de aprobación del texto si éste es modificado por el Tribunal Constitucional. El ex presidente catalán defendió además la reforma de la Constitución —que a su juicio podrían apoyar dirigentes del PP como Alberto Ruíz Gallardón o Rodrigo Rato— y se mostró convencido de que, a medio plazo, Cataluña, el País Vasco, Flandes o Escocia serán «naciones europeas sin romper con sus respectivos estados. Si Europa lo digiere, estará en mejores condiciones nunca para jugar un papel relevante» concluyó el dirigente socialista catalán. En la presentación de unas jornadas de letrados parlamenarios, Maragall dibujó además una «España infeliz» marcada por una precampaña electoral que amenaza con convertirse «en un concurso de españolidad entre PP y PSOE». Si esta previsión se cumple «vayamos despidiéndonos del actual bipartidismo imperfecto, porque una parte de la población no se sentirá representada» por los dos grandes partidos, profetizó, lo que a su juicio llevaría a España a mayores tensiones separatistas.

Una de las posibles soluciones a esta «España infeliz» a la que a su juicio nos abocan los dos grandes partidos era la propuesta del todavía líder del PNV, Josu Jon Imaz, «siguiendo el modelo del Quebec de no imponer y no impedir. A pesar de ser una propuesta hábil no fue aceptada», concluyó Maragall.

El TC, bajo sospecha

Respecto al Estatuto catalán, el ex President insistió en los peligros de que el Tribunal Constitucional (TC) lo modifique y advirtió de que «los catalanes que lo votaron podrían pedir un nuevo referendo porque unos señores a los que respeto y que la ley ampara lo han modificado». A pesar de esta declaración de respeto, el ex líder del PSC cuestionó la imparcialidad del Alto Tribunal al señalar que «algunos pueden sospechar que el TC actúa bajo presiones del Gobierno o de la oposición», para concluir que «nos hemos metido en un lío», con la reforma estatutaria. Maragall consideró además que «es mucho más importante la ambición de los gobiernos y la sociedad civil que las grandes leyes» como el citado Estatuto. El ex presidente se refirió al traspaso del aeropuerto de El Prat, reivindicación eliminada del texto en su trámite en el Congreso para expresar su convicción de que «acabará siendo transferido» y poner este caso como ejemplo de que, al final, pesa más el poder y la habilidad de los gobiernos que las leyes.

Montilla recuerda que «el futuro de Cataluña» lo escribirán los catalanes El presidente catalán, José Montilla, defendió ayer que «el futuro de Cataluña está por escribir y será lo que los catalanes, individualmente y sobre todo colectivamente, queramos». Montilla hizo esta afirmación en la inauguración de la exposición fotográfica «1977 Ja som aquí! Memòria d'Efe». La muestra consta de unas doscientas fotografías del Archivo Histórico de la Agencia Efe que evocan los momentos clave de la restauración de la Generalitat tras la dictadura de Franco. La exposición forma parte de los actos de homenaje al President Tarradellas que organiza el Gobierno catalán para conmemorar el 30 aniversario de la recuperación de la Generalitat.

Zaplana estrecha la mano de López Garrido, en presencia de Erkoreka y Sánchez Llibre

EFE

Los partidos desbloquean la renovación del CGPJ Los socialistas y sus socios aceptan la petición del PP de escuchar la opinión de las asociaciones de jueces J. L. L. MADRID. Los grupos parlamentarios dieron ayer un primer paso para acometer la renovación del Consejo General

del Poder Judicial (CGPJ) —pendiente desde el pasado mes de noviembre—, tras el duro enfrentamiento de los últimos días. No es que el acuerdo

esté cerca, pero, al menos, los partidos se han puesto de acuerdo para desbloquear la negociación. El encuentro que ayer mantuvieron seis grupos parlamentarios (PSOE, PP, CiU, ERC, PNV e IU) acabó con un principio de acuerdo en la idea básica de la renovación —«pluralidad profesional y pluralismo político»— y en la metodología de trabajo: reunirse con las cuatro asociaciones judiciales para escuchar su opinión —como quería el PP—, tras lo cual se convocará un nuevo encuentro entre los partidos para tratar de cerrar el acuerdo. El portavoz del Grupo Socialista, Diego López Garrido, aplaudió el resultado de la reunión, ya que, según dijo, supone «un avance positivo, considerable e importante» que todos los grupos pacten una metodología y vayan a participar en la negociación. «Estamos ante un desbloqueo de la situación. Se abre la expectativa de poder llegar a un acuerdo», señaló. Por su parte, el portavoz del Grupo Popular, Eduardo Zaplana, dijo que se sentía «absolutamente identificado» con los criterios y el método detallados por su homólogo socialista. Así, subrayó que el PP siempre ha defendido que se respete «el pluralismo social y judicial», pero sin convertir al Consejo en una «correa de transmisión del Parlamento». «La decisión que hemos tomado todos de escuchar a las asociaciones es muy inteligente», recalcó.

Edición: AGT Recepción: 13:13 - Sección: REGIONAL CATALUNYA

2007/09/19

CATALUNYA .- Maragall insiste en que Catalunya se metió 'en un lío' con el Estaadvierte que si el TC lo reforma repetir el referéndum BARCELONA, 19 Sep. (EUROPA PRESS) - br /br /br / El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall advirtió hoy que si la sentencia del Tribunal Constitucional (TC) modifica el Estatut los ciudadanos catalanes que participaron en el referéndum podrían pedir una repetición porque "lo que votaron no es lo que quedó establecido". Durante unas jornadas sobre reformas estatutarias en el Parlament, Maragall volvió a cuestionar el proceso de reforma del Estatut: "Nos hemos metido en un lío, reconozcámoslo", pidió el ex presidente, que insistió en que con estas posibilidades abiertas --pendientes de la resolución del TC-- "hay un problema". En este sentido, indicó que "no sería bueno" que se sospechase que el Gobierno o la opinión pública han podido influir en la decisión del Alto Tribunal sobre el Estatut. Se refirió también a los "próximos cambios" en el TC, de los que dijo que sobre ellos "recaen temores y sospechas que no deberían producirse en buena ley". El ex presidente catalán participó en las XIV de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, que tienen lugar hasta el viernes en el Parlament de Catalunya y giran en torno a las reformas estatutarias y la articulación territorial del Estado. Maragall, que pronunció una conferencia titulada 'La articulación territorial de España', repasó el proceso de aprobación del Estatut y consideró que "algunas transferencias que finalmente no se recogieron en el texto, como el aeropuerto y los paradores nacionales, acabarán siendo transferidas". Eso demuestra, dijo, que es "mucho más importante la garra y la ambición de los gobiernos y la sociedad civil que las grandes leyes". Aun así, opinó que, "por supuesto, la Constitución algún día tendrá que sufrir cambios" sobre la denominación de las autonomías o la pertenencia a Europa. "Esas y otras cosas deben ser ya abordadas", señaló. "CONCURSO DE ESPAÑOLIDAD" DE PP Y PSOE. Maragall quiso alertar también al PP y al PSOE de que si continúan con su "concurso de españolidad", partes enteras de España, en referencia a Catalunya, País Vasco y Galicia, y "segmentos" de población de las Islas Baleares, Comunidad Valenciana y Navarra "no se verán reflejadas" en las próximas elecciones. "Vayámonos despidiendo del bipartidismo imperfecto", subrayó Maragall, que aseguró que, en ese caso, el país sería "infeliz" y sólo quedaría el "europeísmo como la última solución sensata". El ex president aludió también a otras comunidades. Respecto al País Vasco, señaló que la propuesta del aún presidente del PNV, José Jon Imaz, de "no imponer y no impedir", pactando un Estatuto con los socialistas vascos, "evitaría el 'via crucis'" que está sufriendo Catalunya. Lamentó que esta idea "hábil" de Imaz no esté siendo aceptada por la mayoría gobernante. En el caso de Navarra, se volvió a quejar de que el PSOE haya "perdido el sentido de la oportunidad y equilibrio político", equilibrio que definió como "difícil pero apasionante", al no permitir a sus dirigentes que gobernaran con Na-Bai. A pesar de todas las dificultades, Maragall concluyó afirmando que Catalunya y el País Vasco van a ser "naciones europeas sin romper el Estado", al igual que Escocia, Flandes o Baviera. Si Europa es "capaz de digerirlo", dijo, estará en "mejores condiciones que nunca para jugar en el mundo un papel relevante". JORNADAS. Antes que Maragall, el presidente del Parlament, Ernest Benach, inauguró las jornadas poniendo de manifiesto que un nuevo Estatut en Catalunya era necesario pues "no puede dar respuesta a los retos de 2007 con un instrumento redactado atendiendo las preocupaciones de hace 30 años". Consideró, además, que esta reflexión también es "válida para la Constitución en algunos de sus aspectos". Benach abogó por "centrar el debate en lo que dice" el texto y para que el "centro del esfuerzo sea su despliegue", a pesar de que sigue "abierto" el debate sobre si el Estatut ha servido como un nuevo marco "estable" que reduce los conflictos con el Estado. También intervino hoy en estas jornadas el director del Institut d'Estudis Autonòmics, Carles Viver Pi-Sunyer, que defendió la constitucionalidad del Estatut y aseguró que el sistema político español es "suficientemente fuerte" para poder asumir que cada 30 años las autonomías puedan impulsar reformas. Entre los asistentes a las jornadas se encontraban representantes de diversos parlamentos autónomos, como el presidente de la Asamblea de Extremadura, Juan Ramon Ferreira. En la segunda de mañana sesión participarán como ponentes el letrado de las Cortes de Aragón José Tudela, el catedrático de Derecho Constitucional de la Universidad de Granada Francisco Balaguer y el catedrático de Derecho Constitucional de la Universidad de Santiago de Compostela Roberto Blanco. El viernes lo hará el secretario de Estado de Relaciones con las Cortes, Francisco Caamaño, y varios diputados en el Congreso y en el Parlament de Catalunya. Concretamente, intervendrán en una mesa redonda el diputado del PSOE en el Congreso Ramón Jáuregui, la popular Soraya Sáenz de Santamaría y el nacionalista vasco Aitor Esteban, así como el diputado de CiU en el Parlament Francesc Homs, el portavoz de ERC en el Parlament, Joan

Ridao, y el portavoz de ICV-EUiA, Jaume Bosch.br /br /br /

Edición: EFE Recepción: 13:29 - Sección: NACIONAL Nacional Politica

2007/09/19

Maragall dice relación Pujol-González fue más tranquila que suya con Zapatero Barcelona, 19 sep (EFE).- El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall ha dicho hoy que la relación entre Jordi Pujol y Felipe González "fue más tranquila" que la suya con el propio González o con el presidente actual del Gobierno, José Luis Rodríguez Zapatero. Maragall ha hecho esta afirmación en un coloquio en el Parlament sobre las reformas de los estatutos que formaba parte de las XIV Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos. El político catalán ha justificado su opinión en que "el nacionalismo catalán siempre ha pensado que la 'conllevancia' (con España) y el soportarse mutuamente sin pretender convencerse el uno al otro era mejor que tratar de llegar a una determinación conjunta, que sería siempre imposible". "Maragall tenía la ingenuidad de querer convencer. Quería encontrar la fórmula que solucionara los problemas (con España), mientras que Pujol y González sabían que probablemente no existía", ha dicho el ex presidente hablando en tercera persona. A propósito del encaje de Cataluña en España, ha augurado que si dirigentes como Rodrigo Rato o Alberto Ruiz-Gallardón dirigieran el PP quizá sería posible una reforma de la Constitución donde Cataluña fuera tildada de "comunidad nacional", en la línea de la propuesta del presidente del Consejo de Estado, Francisco Rubio Llorente. "En el PP puede estar muy bien que un día Gallardón o Rato u otros señores" cambien la "posición numantina" del PP en contra de la reforma constitucional, ha añadido Maragall. Sin embargo, Maragall ha opinado que, actualmente, no es posible una reforma de la Constitución en la línea sugerida por Rubio Llorente por la posición que tiene actualmente la dirección popular. Durante el coloquio, el presidente del Consejo Jurídico Consultivo de la Comunidad Valenciana, Vicente Garrido, ha reprochado a Maragall la inclusión de la disposición adicional tercera en el Estatut. Un diputado del PP en el Parlamento de Cantabria, Francisco Rodríguez, le ha preguntado si cuando era presidente invirtió en cada provincia catalana en función de su Producto Interior Bruto. Por su parte, Maragall, a pesar de admitir que no era un "fanático" del Estatut, ha defendido la inclusión de esta disposición en el nuevo texto. Por otra parte, Maragall, que ha dicho no apostar por la independencia de Cataluña, ha reivindicado el "pactismo" catalán y ha dicho que Cataluña no aspira al mismo modelo que el País Vasco pero sí quiere tener reconocida su especificidad en España. EFE jd/mg/br

Edición: AGT Recepción: 15:00 - Sección: REGIONAL CATALUNYA

2007/09/19

CATALUNYA .- Maragall cree Rato y Gallardón podrían apoyar una reforma de la Constitución que reconociera 'comunidades nacionales' BARCELONA, 19 Sep. (EUROPA PRESS) - br /br /br / El ex presidente de la Generalitat Pasqual Maragall opinó hoy que personas como Rodrigo Rato, Alberto Ruiz Gallardón y otros sectores del PP podrían estar a favor de una reforma de la Constitución que fuera más allá en el reconocimiento nacional de las comunidades históricas. Durante un coloquio en las XIV Jornadas de la Asociación Española de Letrados de Parlamentos, Maragall abogó por una modificación de la Carta Magna para reconocer a Catalunya como "comunidad nacional", aunque reconoció que es difícil porque es necesaria la mayoría cualificada y el PP está en contra. "Pero no estoy hablando de todo el PP, estoy pensando en personas que pueden llegar a tener una mayor importancia en el PP", indicó Maragall refiriéndose explícitamente a Gallardón y Rato, de los que dijo que "en una posición numantina en contra de las pretensiones de Catalunya mayoritarias no están". Aun así, consideró que hasta que la "derecha española no se europeíce y tenga un tinte más liberal será muy difícil que este problema se resuelva". Y es que tras la aprobación del Estatut, Maragall apostó por "pensar en otra cosa", aludiendo a un cambio de la Constitución "pase lo que pase" con el Estatut. Si no se consigue modificar la Carta Magna, dijo, "al menos se sabrá que Catalunya quiere una cosa no muy prolija, sino muy sencilla", afectando sólo a "un par de artículos". El ex presidente admitió una vez más que no es un "fanático" del Estatut". "Entiendo que no tuvimos más remedio que hacer una cosa prolija, larga y circunstancial", explicó Maragall, con el objetivo de que a Catalunya se le reconociera como "nación". "Son añadidos verbales pero también tienen su importancia, los pueblos quieren que se les mime, que se les reconozca su singularidad si la tienen", argumentó. Respecto a la decisión del Tribunal Constitucional (TC) sobre el Estatut, Maragall insinuó que existe una "tentación muy grande" de que el TC "no dictamine". "A mí me ha llegado", aseguró Maragall, que apostó por no esperar más para conocer la sentencia sobre el texto. RELACIONES CON GONZÁLEZ Y ZAPATERO. Sobre esta situación, Maragall bromeó diciendo que el ex presidente de la Generalitat Jordi Pujol diría: "No nos metamos en eso porque no nos van a entender". Para el socialista, Pujol prefirió convivir que convencer. Maragall reconoció que las relaciones de Pujol con el ex presidente del Gobierno Felipe González eran "más tranquilas" que las suyas con González y con José Luis Rodríguez Zapatero. "Maragall tenía la ingenuidad de querer convencer", dijo sobre sí mismo. "Yo y el Parlament somos unos ingenuos", concluyó en relación a la aprobación del Estatut. REDISTRIBUCIÓN DE RECURSOS. El ex presidente de la Generalitat opinó, por otro lado, que España ha llegado a un punto en el que las diferencias entre territorios se han "amortiguado bastante", por lo que señaló que en el Estatut "ya procedía prescindir de estos andadores y que cada uno se espabile", ocupándose cada autonomía de sí misma y eliminando la redistribución. "Defiendo eso como perfectamente lógico", aseveró Maragall, que comparó la situación con el "libre mercado". "No tendría que haber ni prestación ni obligación, el mercado es mejor", constató. Al preguntársele por la situación de Catalunya y Euskadi, Maragall subrayó que "no es lo mismo" porque España "siempre ha reconocido los derechos históricos" de los vascos. "Y a los catalanes nos fastidia mucho", reconoció el ex presidente. Aun así, aseguró no querer ser como Euskadi y apostó por el "pactismo catalán". "Hay muchas fuentes de las que beber sin necesidad de levantar la bandera de la independencia, de la confrontación", remarcó Maragall, que añadió que se debe "ahondar en la tradición" para conseguir que un territorio se vea reconocido de forma "no traumática". Es Europa, según Maragall, la solución para "acoger las identidades que no ha sido suficientemente reconocidas". Admitió que "algunos pueden pensar que es el inicio para llegar a", pero opinó que será la "manera de estabilizar las cosas". "Por qué nos complicamos tanto la vida si ya tenemos la solución sin necesidad de romper lo que tenemos", se preguntó. "Yo no soy independentista, no digo que Catalunya se tenga que ir de España", reiteró el ex presidente, que se definió como "mitad valenciano, un cuarto catalán y un cuarto andaluz".br /br /br /

AVUI

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DIJOUS, 20 DE SETEMBRE DEL 2007

Política

Revifa el debat pel rescat de peatges

Mas demana que els 827 milions que ha de retornar l’Estat es destinin a alliberar vies de pagament

Zapatero garanteix inversions a tot arreu

El president mira de tranquil·litzar la resta de territoris davant l’increment de la despesa per a Catalunya

Maragall abona que es voti de nou l’Estatut si el TC el retalla PRESENT L’expresident avisa el seu successor que és molt més important la grapa i l’ambició dels governs que les grans lleis FUTUR Montilla assegura que Catalunya serà el que els catalans vulguin col·lectivament Marta Lasalas BARCELONA

El president Pasqual Maragall va recordar ahir de nou els dubtes que planen damunt el futur de l’Estatut i va advertir que si el Tribunal Constitucional modifica el text es podria plantejar la necessitat de repetir el referèndum. “Aquí hi ha un problema”, va advertir Maragall per si a algú se li havia escapat la transcendència del seu avís. La intervenció del president es va produir en el marc de les Jornades de l’Associació Espanyola de Lletrats de Parlaments, que se celebren a la cambra catalana, on va repetir els seus recels sobre el procés estatutari, que se sintetitzen en un frase: “Ens hem ficat en un embolic”. I és que, a parer del president, en cas que el TC decidís modificar el text es produiria un “contrasentit” i “qualsevol ciutadà de Catalunya que hagués votat podria demanar la repetició del referèndum, en veure que el que va votar ja no és el que queda establert”. Per contra, si l’alt tribunal deixa el text pràcticament intacte tampoc “seria bo”, ja que es podria sospitar que “ha actuat per les pressions del govern o els governs o fins i tot de l’opinió pública”. Maragall no va consumir el 60 minuts que s’havien reservat per a la seva intervenció inicial, però en només un quart d’hora va desplegar un bon grapat d’ar-

José Montilla escolta les explicacions del responsable de l’exposició ‘1977. Ja som aquí! Memòria d’Efe’, Joan Tàpia ■ ALBERTO ESTÉVEZ / EFE

Frases “Qualsevol ciutadà podria demanar la repetició en veure que el que va votar no és el que queda establert”

“El futur de Catalunya serà el que els catalans individualment i sobretot col·lectivament vulguem”

Pasqual Maragall

José Montilla

EXPRESIDENT DE LA GENERALITAT

PRESIDENT DE LA GENERALITAT

guments. Per exemple, va advertir que competències com l’aeroport o els paradors nacionals, que no es van cedir a Catalunya amb

l’Estatut, acabaran sent transferides. En aquest punt va llançar un missatge directe al seu successor en afirmar que “és molt més

important la grapa i l’ambició dels governs i de la societat civil que les grans lleis”. De moment i al marge de conjuntures, va pronosticar que Catalunya, Euskadi i Galícia “seran nacions europees sense trencar l’Estat a què pertanyen”. “Si [Europa] ho paeix bé estarà en millors condicions a la política mundial”, va reblar.

Objectiu de futur També ahir el president José Montilla va referir-se als objectius de futur de Catalunya, encara que de ma-

nera molt més vaga. En la inauguració de l’exposició 1977. Ja som aquí! Memòria d’Efe, que rememora el retorn de Josep Tarradellas, el cap de l’executiu català va subratllar que, 30 anys després de la recuperació de la Generalitat, Catalunya “manté ferma la voluntat de mirar lluny”. El president no va entrar en concrecions sobre els objectius a què es referia, però va insistir en un missatge que ja va formular l’11 de setembre i que es va interpretar com una rèpli-

ca a la proposta de referèndum del republicà JosepLluís Carod-Rovira: “El futur de Catalunya encara s’ha d’escriure i serà el que els catalans i les catalanes, individualment i sobretot col·lectivament, vulguem i siguem capaços de fer”. Montilla va recordar que a Catalunya la reivindicació de la democràcia sempre ha anat molt lligada a la de l’autogovern i va cridar a renovar el “compromís col·lectiu” de país. ■ Més informació: Cultura pàgina 48

L’expresident alerta el PSOE contra concursos d’espanyolitat @ Lliure de les cotilles de la primera línia política, PasMARTA qual Maragall LASALAS no va tenir ahir inconvenient a instar els partits a “anar pensant en alguna cosa més que les pròximes ,eleccions” ja que, si PSOE i PP s’embranquen en un “concurs d’es-

Les claus

panyolitat”, parts senceres de l’Estat, com Catalunya i Euskadi, no s’hi veuran reflectides i s’acabarà amb el que va descriure com “bipartidisme imperfecte”.

Canvis a la Constitució @ Maragall va advertir que un dia o altre s’hauran de fer canvis a la Constitució, entre altres

Maragall i Ernest Benach ahir al Parlament ■ XAVIER ALCINET/ACN

raons, per incloure-hi la denominació de les autonomies, la pertinença a la UE o “la conjunció d’esforços entre Espanya i Portugal”. En el debat posterior, Maragall va apuntar que persones com Rodrigo Rato o Alberto Ruiz-Gallardón podrien estar a favor d’una reforma de la Constitució que anés més enllà en el reconeixement naci-

onal de les comunitats autònomes.

Fredor amb Zapatero @ El president va confessar igualment que la relació entre Jordi Pujol i Felipe González va ser més tranquil·la que la seva amb José Luis Rodríguez Zapatero, ja que ell va tenir la ingenuïtat de voler convèncer.

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